SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Un bel po’ esagerato ci è parso paragonare l’attuale Ufficio Stampa del Comune con la Pravda, come ieri ha fatto il capogruppo di Forza Italia Bruno Gabrielli.
Non perché le modalità di individuazione e di scelta del nuovo titolare dell’Ufficio – che il sindaco Gaspari ha detto in Consiglio comunale di aver preferito – siano perfettamente conformi a quanto invece prescriverebbe la legge 7 giugno 2000, n. 150 sulla «Disciplina delle attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni»; quanto piuttosto perché non condividiamo il metodo scelto dall’esponente dell’opposizione: attacchi pesanti e ripetuti, anche a livello personale. Attacchi portati in consiglio comunale con interrogazioni e mozioni; attacchi continuati con conferenze stampa che si spingono a contestare autonomie professionali e finanche posti di lavoro.
Detto questo, non ci risulta che i 206 comunicati finora emessi dall’attuale Ufficio Stampa del Comune dal suo insediamento ad oggi siano stati scritti con l’inchiostro rosso dell’organo del fu partito comunista sovietico. Bene ha fatto il nostro Oliver Panichi a dare conto nel suo articolo di ieri del fatto che le censure o, peggio, i travisamenti spesso sono più presunti che effettivi.
Certo, dall’Ufficio stampa di un’amministrazione comunale di centrosinistra, nessun politico di mondo che abbia fatto il militare a Cuneo (direbbe Totò) si aspetterebbe inni, peana e campane a festa per l’opposizione di centrodestra. Quando a Palazzo Chigi c’era Berlusconi, qualcuno forse ha mai sentito Bonaiuti plaudire a Fassino, Pecorario Scanio o Bertinotti e interpretare nel modo più imparziale possibile il loro pensiero? No, ma era ovvio e giusto che fosse così.
Che poi – come lamenta Gabrielli – quando a San Benedetto era sindaco Martinelli l’Ufficio stampa dell’epoca trattasse meglio l’opposizione di centrosinistra che non la giunta di centrodestra, il mea culpa dovrebbe recitarlo più chi non seppe (o volle) scegliere collaboratori “omogenei” piuttosto che chi da parte sua esprimeva legittimamente proprie scelte professionali o politiche.
In ogni caso non ci sembra che finora l’operato dell’Ufficio stampa voluto da Gaspari abbia violato quanto prevede l’articolo 9 della legge 150/2000: «L’ufficio stampa […] sulla base delle direttive impartite dall’organo di vertice dell’amministrazione, cura i collegamenti con gli organi di informazione, assicurando il massimo grado di trasparenza, chiarezza e tempestività delle comunicazioni da fornire nelle materie di interesse dell’amministrazione».
Semmai più d’una volta questo Ufficio stampa ci è parso propendere di più per una funzione di “portavoce” del sindaco e dell’amministrazione comunale che peraltro – lo prevede l’art. 7 della stessa legge 150/2000 – possono benissimo chiederlo e ottenerlo: «L’organo di vertice dell’amministrazione pubblica può essere coadiuvato da un portavoce, anche esterno all’amministrazione, con compiti di diretta collaborazione ai fini dei rapporti di carattere politico-istituzionale con gli organi di informazione».
Un tale più corretto inquadramento della funzione metterebbe la stura anche agli ingenerosi apprezzamenti sollevati su stipendi e indennità, dato che sempre l’art. 7, al comma successivo, prevede che «al portavoce è attribuita una indennità determinata dall’organo di vertice nei limiti delle risorse disponibili appositamente iscritte in bilancio da ciascuna amministrazione per le medesime finalità».
Secondo noi un capitolo da chiudere, dunque, questa sterile polemica su quanto le veline dell’Ufficio Stampa del Comune debbano essere “a favore” o “contro” Gaspari e la sua amministrazione. Tutti gli uffici stampa fanno legittimamente il mestiere di attaccare l’asino al proprio carro. Spetta invece alla libera Stampa (quella senza “Ufficio”) esercitare al meglio il diritto-dovere di informare la pubblica opinione in modo corretto e trasparente e di cercare la verità anche laddove essa non dovesse trasparire.
Quanto all’opposizione, invece di piangere sui fax e sulle e-mail dell’amministrazione comunale, dimostri sul campo di avere più filo da tessere, se ne ha.