SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Nuovo atto della saga giudiziaria che riguarda gli scontri fra ultras e forze dell’ordine verificatesi nell’infuocato prepartita di Samb-Genoa del 23 aprile scorso. Oggi presso il Tribunale di San Benedetto si è svolta la seconda udienza del processo contro G. C., uno dei nove tifosi arrestati nelle ore successive alla partita con l’accusa di resistenza, violenza e lesioni aggravate a pubblico ufficiale. L’accusa sostiene che il tifoso si sia reso protagonista di un ripetuto lancio di sassi e di oggetti contundenti verso le forze dell’ordine. Il lancio sarebbe avvenuto dalle scale che portano alla curva Nord. La difesa invece sostiene che durante gli scontri l’imputato sia rimasto sempre dentro l’antistadio nei pressi dei cancelli.

Nell’udienza di oggi e in quella del 28 giugno scorso il giudice Filippello ha convocato due poliziotti del reparto Celere di Bologna, impegnati nella tutela dell’ordine pubblico in quel pomeriggio di tensione. I due poliziotti continuano a sostenere che G.C. si trovava sulle scale intento al lancio di sassi e non lo riconoscono nei filmati prodotti dalla difesa. In queste immagini, girate con il telefonino da alcuni ragazzi nell’antistadio, si vede chiaramente che un ragazzo subisce violente percosse da un celerino mentre si avvicina a un altro poliziotto con fare pacifico e accordante. «E’ sicuro che il ragazzo picchiato era G.C. – afferma l’avvocato Mauro Gionni – mentre non ci sono immagini della Questura che dimostrano che lui lanciava i sassi dalle scale».

G.C. sostiene di essere arrivato allo stadio intorno alle 14:40 e c’è un testimone della difesa che lo può provare con certezza perché ha pranzato con lui prima della partita. Il filmato della difesa riprende G.C. che cerca di parlare con un poliziotto alle 14:45; l’imputato sostiene che stava cercando un suo amico con evidenti problemi psico fisici.

Un’altra prova della difesa è rappresentata dall’ingrandimento di una foto che ritrae il celerino che avrebbe picchiato G.C., nel quale si nota che il poliziotto ha un orologio al polso e non ha lo scudo anti-sommossa. Questo particolare contraddice una precedente dichiarazione del celerino, che sosteneva di avere lo scudo in mano e di non avere l’orologio. Il processo riprenderà il 5 ottobre, si cercherà di stabilire una volta per tutte una ricostruzione esatta dei fatti e dell’effettivo comportamento delle parti in causa.

Ricordiamo che G.C. è stato l’unico dei nove tifosi arrestati per il quale l’avvocato ha chiesto il rinvio a giudizio, in virtù della presenza di prove e testimonianze che potevano essere a favore della difesa.