SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Fra un mese si vota per l’elezione del nuovo sindaco e del consiglio comunale sambenedettese. E come si esprimono la decina di candidati alla poltrona di primo cittadino di fronte a quanto avvenuto prima di Samb-Genoa, e le centinaia di aspiranti consiglieri? Silenzio totale. Come se non fosse avvenuto nulla. E qui le ipotesi erano due: o i candidati intervenivano per attaccare il comportamento dei 2-3-4-500 tifosi “violenti”, o ribattevano al comportamento delle forze dell’ordine e alle parole del dott. Tosti, vicario della Questura di Ascoli Piceno.
Ma il silenzio non è accettabile. Perché il silenzio è figlio di posizioni ambigue, o di una mancanza totale di visione, o di coraggio: biasimare i tifosi o le forze dell’ordine, questo doveva accadere, lecitamente, a livello politico. Anche perché, in una competizione dove i voti verranno cercati, come sempre, casa per casa, magari con qualche promessa ma poco costrutto, latitano anche, in questa nostra San Benedetto di provincia, quelli che nelle competizioni elettorali vengono chiamati spin doctors, ovvero i suggeritori delle strategie di campagna elettorale. Lo stesso avevamo detto e fatto notare al tempo dell’incredibile papocchio Di Pietro-Soldini: per i candidati sambenedettesi si era profilato un assist d’oro per distinguersi e chiedere spiegazioni, invece silenzio totale.
E allora le cose sono: o la Samb non interessa (difficile, dato l’ampio bacino elettorale di riferimento), o prepariamoci ad una campagna elettorale alla camomilla. E in questo silenzio, spicca la forte e decisa presa di posizione di un politico non sambenedettese (per quanto la città gemella di Grottammare sia equivalente) quale Giuseppe Marconi, consigliere provinciale e comunale di Rifondazione Comunista. Ma a San Benedetto destra e sinistra nicchiano.