CARACAS – Alla vigilia del mio viaggio in Italia per partecipare all’insediamento della Camera dei Deputati sono molteplici i sentimenti e le emozioni che mi accompagnano.
L’intensa campagna elettorale mi ha dato la possibilità di conoscere le collettività italiane disseminate in Sudamerica e, a mano a mano che questa conoscenza aumentava, aumentava anche l’orgoglio di appartenenza a questo mondo costruito sulla fusione di due mondi, due culture.
Ovunque sono stata accolta con calore, con entusiasmo. Ovunque ho imparato qualcosa di più e sono andata via più ricca di esperienza e di conoscenze. So che come parlamentari degli italiani all’estero ci aspetta un lavoro arduo, soprattutto perché bisognerà trovare un equilibrio tra il lavoro parlamentare e la necessità di mantenere i contatti con una base disseminata in tanti paesi diversi. Ma so anche che mi impegnerò con passione e serietà.
Sono tanti i progetti che bisogna portare avanti, tanti quelli che sorgeranno strada facendo. E per farlo bisogna agire come una collettività forte, unita, cosciente del ruolo che ha.
Queste elezioni parlamentari hanno portato alla ribalta le nostre comunità. Hanno smascherato vecchi e polverosi luoghi comuni mostrando tutta la loro incongruenza. Gli italiani all’estero hanno mostrato senso civico, responsabilità, serietà e voglia di partecipazione. Hanno mostrato di essere di gran lunga superiori a quell’Italia che ci avrebbe voluto mantenere incatenati ai moli da dove sono partiti i bastimenti dell’emigrazione.
Abbiamo votato nonostate le lungaggini e l’apatia di un governo che ha mostrato, fino all’ultimo, indifferenza verso i nostri problemi e che, dopo le elezioni, non ci ha risparmiato dichiarazioni umilianti.
Ma ora bisogna guardare avanti e noi siamo abituati a lottare. Ora dobbiamo mostrare che siamo capaci di trasformare quel voto, quella partecipazione, in un valore aggiunto per l’Italia e per noi.
Il nuovo ruolo che sto per assumere mi obbliga a dare le dimissioni dal mio incarico nel La Voce d’Italia, il giornale nel quale mi sono formata e che mi ha dato gli strumenti per capire il mondo delle nostre collettività e per lottare per i nostri diritti. Il ruolo dei nostri mezzi di comunicazione è importantissimo e una collettività senza un giornale è una collettività imbavagliata, una collettività muta.
Naturalmente le mie dimissioni non significano un allontanamento dalle lotte che il giornale continuerà a portare avanti e che io conto sostenere in Italia. E, non potendo superare il “vizio�? della scrittura, manderò spesso le mie collaborazioni.
Non sarò mai capace di esprimere fino in fondo la mia gratitudine a coloro che mi hanno sostenuto, a coloro che hanno creduto in me e mi hanno dato il loro voto.
Reitero il mio impegno a lavorare con serietà e onestà.
Per tutti perchè ormai le differenze elettorali appartengono al passato e, da oggi in poi, dobbiamo costruire insieme.