SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il commento scritto da Sergio: «Gli italiani all’estero hanno una visione migliore e più spassionata di quello che accade in Italia (siamo gli zimbelli di tutta Europa) e che i nostri organi di informazione non dicono o non capiscono… ed hanno fatto un voto limpidissimo. Meno male loro, Silvio e le sue leggi…»
Il commento scritto da Franco Marinelli: «Direttò, ma lei che ne pensa a proposito del voto agli italiani all’estero? Non pagano le nostre tasse, molti di loro non sono mai venuti nel nostro paese, ma hanno deciso chi dovrà governarci. Sono un uomo di sinistra. Dovrei gioire di questa cosa, anche perchè è un tranello che si è fatto da solo Berlusconi, ma da uomo moderato, sinceramente non mi va giù sta cosa. Che ne pensa? Il suo giornale dedica molto spazio a queste tematiche. Perché non aprite un referendum su questo? Credo che in molti siano d’accordo con me».

Che gli italiani all’estero abbiano una visione migliore e più appassionata di quello che accade in Italia è verissimo. A proposito: va tenuto presente che ai 3,5 milioni circa di “cittadini�? italiani residenti nei vari Paesi del mondo, vanno aggiunti altri 60 milioni di persone in qualche modo di origine e nazionalità italiana, che hanno cognome italiano, che parlano e capiscono la lingua italiana e che seguono con molta attenzione le vicende di casa nostra, grazie anche a mezzi di informazione ormai globalizzati.
Che – oggi – noi saremmo gli zimbelli di tutta Europa non credo, non fosse altro per la qualità del lavoro italiano e dei suoi prodotti (il Made in Italy) apprezzati in tutto il mondo. Se il riferimento è alla politica, non mi pare che molti politici europei (senza fare nomi) facciano in giro figure migliori di quelle dei nostri.
A proposito di Silvio e le sue leggi e del voto degli italiani all’estero, va spiegato che la relativa legge elettorale in vigore dal dicembre 2001 è stata fortissimamente voluta sia dall’on. Mirko Tremaglia, ministro per gli Italiani nel mondo del Governo Berlusconi, sia qanche dalle numerose associazioni di italiani rappresentate nel CGIE, il Consiglio generale degli italiani all’estero, da cui peraltro in queste elezioni sono usciti molti del 18 parlamentari eletti. Ed è stata votata dal Parlamento quasi all’unanimità.
Il fatto delle tasse non c’entra. Le imposte si pagano là dove si produce il reddito al quale esse sono applicate.
Dire che molti dei cittadini che hanno votato non siano mai venuti in Italia non è del tutto esatto, visto che essi – per avere il diritto di votare – debbono possedere passaporto e documenti italiani validi e vidimati, e pertanto mantenere con la madrepatria comunque un qualche rapporto.
Non mi sembra giusto dire «non mi va giù sta cosa» – come scrive Franco Marinelli – a proposito del fatto che chi per ragioni di lavoro, di studio, o di servizio (diplomatici e militari in missione) non si trovi in Italia possa finalmente votare, al contrario di come avveniva prima della legge del 2001. Semmai si può discutere “il modo�? con cui si è votato: per corrispondenza, piuttosto che in un seggio allestito nel consolato di appartenenza; e senza prima riordinare e far coincidere esattamente il numero dei cittadini italiani risultanti ai consolati (che dipendono dal ministero degli Esteri) con quello dei cittadini italiani risultanti all’Aire (l’anagrafe dei residenti all’estero tenuta da ciascun comune e che invece dipende dal ministero dell’Interno).
In ogni caso, personalmente – fatta la debita tara delle inevitabili irregolarità e dell’eccessiva ampiezza di “collegi elettorali�? vasti come continenti – non penso che quella con cui hanno votato i nostri connazionali all’estero sia una cattiva legge elettorale. Non fosse altro perché essa ha consentito che nel prossimo parlamento siano presenti, fra le altre, due splendide persone come i nostri conterranei Marisa Bafile (dal Venezuela) e Marco Fedi (dall’Australia) che io conosco personalmente, che ho fatto conoscere anche all’opinione pubblica locale, e che sono sicuro avranno molto da dire e da fare nell’interesse dei cittadini e delle comunità italiane all’estero.