SAN BENEDETTO DEL TRONTO – James Paxton, quarantasette anni, da quattordici in Italia, nativo di Toronto, è praticamente un’istituzione per l’hockey in line sambenedettese.
Laureato in Lettere e Filosofia – è professore di inglese nelle scuole medie di Monteprandone e Acquavia, al Liceo Classsico di Ascoli Piceno e allo Scientifico di San Benedetto – Paxton si è trasferito in Italia nel 1983, ma prima di giungere nella città delle palme, nel ‘99, ha vissuto a Milano, Napoli e L’Aquila.
E in Abruzzo aveva ripreso il suo vecchio, grande pallino, l’hockey – praticato in Canada, sia da giocatore che da allenatore, negli anni dell’università – fondando la locale squadra di hockey in line. Il primo contatto con San Benedetto avvenne nel ‘98, quando, a seguito di un’amichevole tra L’Aquila e gli Sharks – compagine rivierasca, scomparsa nel 2004, dopo la fusione con l’HP – il presidente sambenedettese Piero Fava gli offrì la panchina marchigiana.
«Accettai – racconta il diretto interessato – e a partire dall’anno successivo, sino al 2004, guidai gli Sharks in A2. Ci salvammo sempre senza problemi».
Chiusa la felice parentesi con il club di Fava, Paxton iniziò l’avventura con l’allora neonata Pattinatori Sambenedettesi di Romolo Bugari.
«Per molto tempo siamo stati avversari – dice Paxton in riferimento a Bugari -, da quasi due anni lavoriamo insieme e debbo dire che sta facendo cose egregie per creare un vivaio e dare dunque un futuro all’hockey di questa città».
Già molto, a dire il vero, è stato fatto, anche grazie all’allenatore canadese che in poco tempo ha condotto la squadra a un passo dalla massima serie. E’ storia nota: «L’anno scorso abbiamo disputato la finalissima contro l’Empoli per la promozione in A1. Abbiamo perso, ma con onore», afferma con grande rammarico Paxton.
Dal sogno chiamato A1 alla B. Un doppio salto all’indietro, la cui causa va ricercata nella pista Panfili; per disputare un campionato in A2 infatti occorre un campo coperto. Un’annosa e spinosa questione che nel recente passato abbiamo ripreso sulle pagine del nostro settimanale >Riviera Oggi. Coach Paxton non può non rammaricarsene. «Siamo una squadra di A2 che, suo malgrado, deve disputare un torneo in serie B, ma è come sbattere contro un muro: se l’amministrazione comunale non ci costruirà una pista coperta, possiamo centrare tutte le promozioni che vogliamo, ma in A non ci giocheremo mai».
L’allenatore rossoblu si mostra in ogni caso molto sicuro in merito alle potenzialità della sua squadra. «Giocare in B è stata la prima e forse ultima sconfitta della stagione. Sono convinto che verremo promossi senza problemi».
«Siamo la realtà più forte del centro Italia – continua Paxton -: possiamo vantare giovani di belle speranze e tre atleti di grande spessore, vale a dire Merli, Tiburtini e Vagnoni. Avessimo a disposizione una pista coperta sono convinto che andremmo in A1 nel giro di tre anni».
Ma c’è un altro aspetto che rende il coach canadese molto fiero dei ragazzi che allena e che ha sinora condotto al primo posto in classifica nel girone D della serie B: «In squadra non c’è nemmeno uno straniero, alleno tutti giocatori di San Benedetto, cioè di una città dove l’hockey non ha certo una grande tradizione. E’ soprattutto per questo motivo che stiamo facendo grandi cose».
DUELLO ARICCIA-SAN BENEDETTO. Domenica prossima la Pattinatori Sambenedettesi è impegnata in quel di Civitavecchia, dove disputa la dodicesima giornata, mentre l’Hc Ariccia riceve la visita dell’Acli Ponte San Giovanni. Rammentiamo inoltre che il girone D di serie B sta per concludersi: al termine della stagione mancano infatti appena tre giornate. Poi, forse (la scaramanzia in questi casi non è mai troppa), tornerà a riproporsi l’annoso problema della pista Panfili.