SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Questo, in sostanza, ci ha detto l’avvocato Vincenzo D’Ippolito.
«Io non c’entro più niente con la Samb, tanto meno con Mastellarini e Paterna con i quali ho fatto l’errore di mettermi insieme. La mia famiglia ha radici che non possono essere confuse con certi personaggi. La nostra serietà è indiscussa da tantissime generazioni (dal 1600), siamo citati anche nell’enciclopedia Treccani».
«Quindi la pregherei di chiarire come stanno le cose alla città di San Benedetto. A settembre 2005 la società aveva un debito stimato intorno ad un milione e 100 mila euro (era stato ridotto di molto il precedente disavanzo). Era mia intenzione abbattere ancora di più le perdite formando una squadra in economia ma anche con intelligenza. Altri non la pensavano così ed è successo quel che è successo. Avrei voluto donare il mio 40% ai tifosi ma non è stato possibile. Sono stato costretto ad andarmene mentre stavo rimettendo la Samb sulla strada giusta: abbattuto il debito a 1.100.000 euro, l’organico attuale aveva giocatori (guarda caso quelli assorbiti dal Pescara) che, come minimo (Pepe è un sicuro talento), hanno un valore di 700 mila euro.
«Sarebbe bastato stringere i denti in questo campionato per ridare alla città una società sana. Ragionamento che qualcuno non ha gradito e che è alla radice di quanto sta accadendo oggi a San Benedetto».
Sono parole dure nei riguardi di Paterna e Mastellarini che dovranno ora essere molto più chiari rispetto a quanto hanno fatto finora. Se non lo faranno avvaloreranno le parole di Vincenzo D’Ippolito. Il quale in sostanza dice: «Come mai il debito societario è cresciuto in maniera così spropositata?».
Soldini avrà le sue colpe ma che non riguarderebbero il grave deficit in cui versa oggi la Samb Calcio. Quindi se 2 + 2 fa quattro…
Questa la replica che, dopo aver letto le dichiarazioni di D’Ippolito, ci ha inviato venerdì 24 Gabriele Mastellarini, figlio di Umberto, il presidente, ed ex responsabile Marketing della Samb.
«Egregio direttore, purtroppo non troverà notizie della mia umile famiglia sulla Treccani, ma potrà comunque documentarsi consultando alcuni libri sulla storia dello sport giuliese e trarre le dovute conclusioni».
«Mi spiace che il N.H. [nobile uomo, ndr] ritenga un “errore�? quello di essersi messo con i vecchi soci. Penso, invece, che debba ringraziarli per avergli consentito di fare e disfare ciò che voleva nei rapporti con i calciatori, visto il suo ruolo di consulente di mercato. Ruolo per il quale è stato regolarmente pagato dalla Sambenedettese Calcio, a differenza di altri (come il sottoscritto) che hanno prestato la loro opera gratuitamente (basta vedere i bilanci per verificarlo).
Ad onor del vero, voglio ricordare che se il 30 giugno 2005 l’ex presidente della Samb non fosse corso a Roma per firmare (da solo) la fidejussione di 239.000 euro in favore dell’Inail (debito non inserito nel passaggio dai Gaucci) forse oggi la Samb non si sarebbe re-iscritta. Sottolineo inoltre che fin quando la vecchia proprietà ha gestito la Samb, tutte le rate Inail e condoni Enpals risultano regolarmente pagate, come da documentazione in possesso dei rispettivi enti.
Non esprimerò giudizi sul N.H. citato dalla Treccani, ma caro direttore la invito a chiederli ai signori: Ballardini Davide, Beni Roberto, La Rosa Francesco, Croci Remo, Taccucci Marco, Spadavecchia Vitangelo, Mancini Franco, De Rosa Antonio e altri protagonisti dello scorso campionato. Distinti saluti. Gabriele Mastellarini».