SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Riportiamo di seguito un articolo firmato da Mimmo Di Marzio nell’edizione del quotidiano “Il Giornale” di venerdì 17 marzo. Nelle Marche c’è un proverbio che dice: «Chi più sporca la fa, divien priore». Un amante della cultura popolare come Antonio Di Pietro (ricordate la sua pittoresca parabola del «moscone verde»?) potrebbe avervi pensato quando ha deciso di candidare alla Camera il presidente della Sambenedettese Calcio Alberto Soldini che, a quanto pare, in città non può più mettere piede se non a rischio dell’incolumità fisica. I soliti scalmanati delle tifoserie stavolta non c’entrano. Soldini, imprenditore romano subentrato alla guida della società pedatoria da cinque mesi, a discapito del suo cognome avrebbe un po’ troppi conti in sospeso. Coi giocatori, anzitutto, da ottobre all’asciutto dello stipendio e affidati al buon cuore dei tifosi più abbienti, chi per un letto, chi per un pasto caldo. Sì perché la società, che milita in coda alla serie C1, non pagherebbe più neppure gli affitti degli alloggi e i conti delle trattorie. Rimasti ormai anche senza allenatore, i giocatori ormai si allenano da soli.
Valori bollati
Ma il fatto più grave è che sul suo capo pende l’accusa di aver trascinato in pochi mesi la società sull’orlo della bancarotta, in virtù di una cambiale e quattro assegni scoperti per un totale di 220.500 euro, di un’istanza di fallimento avanzata da altri creditori e un’esposizione debitoria di circa due milioni di euro. Da oltre una settimana il giornale locale e il sito www.antoniodipietro.it sono tempestati dalla collera dei sambenedettesi. Ma che c’azzecca Soldini con l’Italia dei Valori?
In nome di quali doti morali – chiedono sbigottiti – un discusso imprenditore agroalimentare senza passato politico alcuno viene candidato numero 3 nella lista del «partito della legalità»?
La linea difensiva dell’ex toga è traballante. Da buon garantista, dapprima fa appello alla presunzione di innocenza valida «per ogni Stato di diritto», pubblicando in rete un farraginoso memoriale in cui lo stesso Soldini giustifica la sua assenza «nel rispetto dei tifosi sambenedettesi che non hanno più gradito la mia presenza in città». Fosse solo questo, verrebbe da dire, sarebbe già un bel pedigree per il candidato numero 3 delle Marche.
Nella sua difesa, il presidente della Sambenedettese smentisce tutte le accuse sostenendo di aver avviato il risanamento della situazione debitoria. In realtà, come denunciano i giocatori, gli ultimi assegni consegnati alla squadra risultano a tutt’oggi insolvibili.
Il «sacrificio»
«Fidando che ll’erba cresce, lu caàllu se scòrtaca», aspettando che l’erba cresce, il cavallo crepa, recita un altro proverbio marchigiano, e Di Pietro deve aver capito che era meglio non aspettare più. Soprattutto dopo che alle e-mail degli imbufaliti sambenedettesi hanno fatto eco quelle degli elettori dell’Idv, che non si spiegano come mai l’imprenditore calciofilo sia stato così entusiasticamente anteposto a militanti di comprovata fede dipietrista. Così, dopo le imbarazzate precisazioni iniziali, l’ex pm si augura «che il candidato possa chiarire nel più breve tempo la delicata situazione, ma…». C’è un ma, e il bello viene adesso: presidente della Samb Calcio ha emesso assegni a vuoto e via dicendo, commettendo così presunte azioni illegali come capolista alla Camera sceglierò il seggio della circoscrizione Marche per evitare l’alternativa Soldini». Ovvero, cari elettori, niente paura: quel seggio me lo prendo io per risparmiarvi Soldini. Ora, che un leader scenda in campo per neutralizzare un proprio candidato, pare un fatto inedito nel pur variopinto panorama politico italiano. Ma tant’è. Anche perché, nel forum di «Sambenedettoggi», c’è una e-mail che campeggia come una condanna inesorabile: «Caro Di Pietro, hai candidato Soldini? I voti vatteli a cercà da ‘naltra parte».