ROMA – «Ci tolga una curiosità, ma lei come fa la campagna elettorale?». Prima risposta via e-mail, con un pizzico di ironia: «Qui è notte e sto lavorando. Faremo assemblee, fra poche ore andrò in un centro agricolo a 600 km da Melbourne». Risposta telefonica, previo appuntamento a causa dei fusi orari: «Vorremmo fare un giro elettorale con un autobus, un po’ come Prodi. Ma qui le distanze sono enormi… sì, forse faremo una puntata anche in Sudafrica. Dovremmo spedire lettere agli elettori, ma non abbiamo nemmeno gli elenchi ufficiali. E ha idea di quanto ci costerebbe scrivere a tutti?».
Ecco, la particolarità è questa: Marco Fedi, esponente dei Ds, 48 anni, italiano d’Australia, candidato per tutta l’Unione (Udeur esclusa), deve conquistare i voti in una ripartizione elettorale il cui soprannome dice tutto: si chiama “Resto del Mondo”. Tanto per intenderci, comprende Oceania, Asia, Africa, Antartide. I tre quinti del globo, 75 milioni di chilometri quadrati di terre emerse, 4 continenti, tre oceani. Roba da navigatori solitari. Secondo le ultime indicazioni del ministero dell’Interno, gli italiani di questo sterminato “collegio” elettorale che potranno votare per la prima volta ed eleggere il loro deputato e il loro senatore, dovrebbero essere 155mila. Gli altri 2 milioni e 600mila italiani provvisoriamente inseriti negli elenchi degli aventi diritto, sono suddivisi nelle altre tre grandi ripartizioni: Europa più Russia e Turchia (un milione e 615mila), Sud America (722mila), Centro e Nord America (346mila). In tutto poco meno di tre milioni di elettori che porteranno a Roma 12 deputati e 6 senatori.
Il tam tam elettorale. Il candidato “Resto del Mondo”, ovviamente, si dà da fare soprattutto sulla sua Australia, dove la comunità italiana è numerosa e in qualche modo raggiungibile da un tam tam elettorale. Da quelle parti Marco Fedi è piuttosto noto e sul suo nome tutti i partiti dell’Unione, tranne l’Udeur, si sono trovati d’accordo. «Prodi – dice – dovrebbe convincere Mastella, non ha senso andare separati». Originario delle Marche, emigrato in Australia nel 1983, sposato con un’italo-australiana, tre figlie, è componente del Comites di Melbourne, e dall’89 ai vertici della Cgie (consiglio generale degli italiani all’estero) di cui è vicepresidente responsabile per i paesi anglofoni. Il suo slogan: «Amare l’Italia…con Fedi». «Nella campagna elettorale qui in Australia – racconta – mi rivolgo agli elettori tradizionali, quel 30-40% che ha votato in occasione del rinnovo dei Comites ed in due referendum. I temi che interessano di più? Le pensioni, materia su cui c’è tanta confusione, e la rete consolare, che è ridotta ai minimi termini. Tanto per fare un esempio, l’altro giorno il Consolato Generale di Melbourne ci ha ricevuti praticamente al buio: tagli al consumo di elettricità. Il personale non viene sostituto e la rete è allo stremo. Terzo argomento che interessa molto i nostri connazionali all’estero, i patronati. Una rete importante di tutela che ancora attende l’attuazione della legge di riforma e che dovrebbe essere di aiuto ai consolati. Ma non lo è perchè la burocrazia mette i bastoni tra le ruote».
Tante realtà diverse fra loro. I connazionali in Australia, Fedi, sa come raggiungerli. Forse farà una puntata in Sudafrica, dove si trova l’altro nucleo forte (22mila italiani) della sua ripartizione. Ma come fa a convincere i 2 elettori di Taiwan, o il gruppetto che vive a Gerusalemme? Semplice: non si fa. Ci si affida alla buona volontà di qualcuno nei vari paesi distanti tra loro migliaia di miglia.
Intendiamoci, il caso del candidato “Resto del Mondo” è una particolarità, ma difficoltà analoghe le trovano gli aspiranti deputati delle altre grandi ripartizioni. Sono anch’esse sterminate, ma hanno almeno il vantaggio della maggiore omogeneità. Un conto è occuparsi delle comunità italiane che vivono in Germania, a San Paolo o a Buenos Aires, per citare alcune realtà importanti e strutturate, un altro è occuparsi di italiani che stanno a piccoli gruppi in Algeria, Egitto, India, e via discorrendo.
E se poi uno viene eletto, come fa a seguire l’attività parlamentare? Il problema esiste: dalla Germania si può anche arrivare velocemente a Roma. Ma pensate un po’ al povero Fedi, che vive 10 fusi orari in avanti: «Se mi eleggono passerò lunghi periodi in Italia ma continuerò a risiedere in Australia per mantenere un contatto con i miei elettori. Certo, sono venti ore di aereo. Per fortuna ci sono abituato».