«Basta con ai fondi regionali per i sussidi. Sì a quelli per garantire l’assistenza sanitaria e farmaceutica e per far studiare i vostri figli e nipoti». Questo, in sintesi, il messaggio che il presidente del Cram, il Consiglio regionale emigrati nel mondo della regione Abruzzo, Donato di Matteo, ha rivolto a tutta la comunità degli abruzzesi d’Argentina, riunita a Mar Del Plata. Oltre 1.800 corregionali (di cui ben il 73% provenienti dalla provincia di Chieti) dei 26mila italiani che vivono in quella Circoscrizione consolare.
Nella tappa argentina del viaggio di lavoro in Sudamerica, Di Matteo (Ds) – che è accompagnato dai consiglieri regionali Giuseppe Tagliente (Fi) e Antonio Verini (Margherita) – nei vari incontri con tutte le Associazioni aderenti al Cram, ha ripetuto di essere preoccupato per la situazione di indigenza in cui vivono tanti abruzzesi, soprattutto anziani.
«La Regione Abruzzo – ha detto – più che inviare fondi per sussidi insufficienti e mal distribuiti, deve trovare formule migliori, ad esempio convenzioni con cliniche e assicurazioni, per garantire piuttosto quella “salute pubblica�? che anche in Argentina, come in tutto il continente latino-americano, praticamente non esiste: i “seguros�? sanitari sono riservati solo a chi lavora e ha redditi sufficienti per poterseli pagare. La mia esperienza di medico e volontario in Africa – ha aggiunto Di Matteo rivolto agli abruzzesi d’Argentina – sarà al vostro servizio per trovare insieme quelle soluzioni che cercate per risolvere i problemi di sopravvivenza, in un Paese che non esce ancora dalla crisi economica in cui è piombato nel 2001».
Le stesse valutazioni, unite a informazioni e richieste ben precise, Di Matteo le ha ripetute anche a Paolo Rozo Sordini, console italiano a Mar Del Plata, a cui la delegazione del Cram ha fatto visita e chiesto spiegazioni sulle lamentele di molti connazionali e discendenti i quali hanno riferito di tempi burocratici troppo lunghi per ottenere la cittadinanza e il passaporto italiani. Documento molto richiesto negli ultimi tempi per poter tornare in Italia e trovare lavoro e sicurezze che ormai in Argentina non ci sono più.
«Sono dispiaciuto che mio nipote vuole trasferirsi negli Stati Uniti e non in Italia», ha detto durante l’incontro Giovanni Scenna, presidente della Federazione delle associazioni abruzzesi. «Ora assistiamo ad una emigrazione al contrario, ma dobbiamo trovare una strada per far rientrare i nostri nipoti in Italia e non farli fuggire altrove».
Rozo Sordini ha ammesso che i tempi di attesa nei consolati sono lunghi «ma il personale è scarso e le rappresentanze consolari non fanno altro che applicare una legge che chiede una serie interminabile di documenti, anche dai Comuni di origine, per poter dimostrare di essere discendenti di italiani». Il console però si è detto disponibile a trovare una forma di collaborazione con la Regione Abruzzo per individuare insieme quegli strumenti normativi che possano aiutare gli abruzzesi a vivere meglio e a snellire la troppa burocrazia, ultimamente appesantita anche dalle incombenze per il voto degli italiani all’estero alle prossime politiche.
Il console Rozo Sordini ha poi fornito una statistica completa della situazione degli abruzzesi a Mar del Plata, di cui solo 51 sono assistiti con sussidi o assistenza sanitaria grazie ai fondi che il ministero degli Esteri italiano mette a disposizione della rete consolare. In Argentina, il governo italiano considera indigenti gli emigrati che hanno un reddito complessivo di 450 pesos mensili (pari a circa 130 euro) ma i sussidi non superano i 1.500 euro all’anno.
Durante i molti incontri avuti con gli abruzzesi d’Argentina, Di Matteo non si è mai stancato di ripetere che “cultura�? e “comunicazione�? saranno parole d’ordine per essere sempre a stretto contatto con chi – grazie alle nuove tecnologie multimediali – vive lontano dalla madrepatria ormai solo geograficamente. «Attraverso la rete internet stiamo già attivando nuove iniziative con cui vi informeremo bene e in tempo reale e voi potrete segnalare con la stessa velocità le vostre difficoltà e le concrete aspettative».