SAN BENEDETTO DEL TRONTO – I sambenedettesi rischiano di veder crollare il Monte della Croce per eccesso di edificazione? Qualcuno se lo chiede guardando le costruzioni che continuano a spuntare da anni, alcune delle dimensioni di un hangar (a norma di legge, per carità), altre soltanto contrarie ai gusti estetici di questo o quello, tutte insieme da far alzare i capelli in testa agli esponenti dei Verdi, ove li abbiano.
Ma i dati? Tempo addietro il dirigente del settore assetto del territorio (nominato nel febbraio 2005), ing. Germano Polidori, ha rassicurato i residenti del quartiere Sant’Antonio, ripercorrendo brevemente la storia del piano regolatore della città: quello in vigore e quello precedente, che sono poi gli unici due di cui si sia dotata San Benedetto, il primo approvato nel 1974, il secondo nel 1985, ratificato dalla regione Marche nel 1990 (sì: cinque anni dopo).
Il piano del 1974 prevedeva un’“edificazione generalizzata�? della collina, senza pareri geologici preventivi imposti dalla legge. L’obbligo di un parere per qualunque genere di costruzione è scattato in seguito, all’epoca del piano del 1985. Si era costruito meno di quanto fosse previsto. Vennero rilasciati altri permessi, affiancati da regolare perizia. Molti edifici furono opera del costruttore Guido Menzietti, su perizia dei geologi Nazzareno Romani e Primo Falcioni. Nel frattempo è stato anche approvato il “Piano paesistico ambientale regionale�? (Ppar), ulteriore strumento di tutela.
Nel 1997 il sindaco Paolo Perazzoli iniziò l’iter per un nuovo piano regolatore (poi accantonato come noto a favore dei Prusst, anche questi non tradotti in pratica), conferendo l’incarico al dirigente comunale, ing. Giovanni Zampacavallo, predecessore di Polidori. Il geologo Corrado Parmegiani fu incaricato delle perizie. Produsse tutte le carte tematiche: la carta geologica di tutto il territorio comunale (la cui superficie è di appena 24 km quadrati), la “carta delle pericolosità�? e quella “delle frane�?. Documenti dai quali non discendono automaticamente divieti a costruire, come spiega l’autore: solo la necessità di particolari accorgimenti, come fondamenta più profonde, ecc.
Documenti preliminari, in base ai quali si dovrebbe redigere una “carta delle vocazionalità�? in un nuovo piano (che naturalmente, parlando più propriamente, è una “revisione di piano�?). Indipendentemente da questo iter, nel 2005 lo stesso Parmegiani ha elaborato la carta della sismicità o “adeguamento sismico�?.
Ancora Parmegiani spiega perché la collina di San Benedetto non è a rischio: “si tratta di terreno soprattutto ghiaioso – dice – non soggetto a slittamenti o smottamenti come le argille. Detto questo, che un muro di cinta possa subire lesioni può accadere tranquillamente, perché per un muro non si richiedono fondamenta particolari, come invece per le case�?. Motivo per cui le preoccupazioni non sarebbero vox populi, secondo l’esperto, ma “chiacchiere del popolino�?. Meglio così.
Caso a parte quello del Paese alto e delle sue grotte. La ditta Melillo di Foggia ha iniziato da alcuni giorni i lavori per “rendere sterile�? la strada in via Bastioni (sotto al torrione), ovvero per risolvere il problema dell’eccessiva ritenzione di acqua nel terreno. Problema di competenza pubblica a differenza di quello legato al muro che delimita il lato est della strada: un muro “fuori piombo�?, “spanciato�?, ormai da abbattere secondo i tecnici, e da ricostruire, ma non a spese del comune.
Le grotte sotterranee sono invece un caso irrisolto: completamente “rilevate�? da perizie svolte nel corso degli anni, la loro messa in sicurezza non è seguita agli studi. Anche su questo i tecnici chiamano in gioco i privati: i proprietari delle case, che dovrebbero accertare la stabilità dei camminamenti sottostanti e porvi rimedio. Ma non in tutti i casi, evidentemente, se l’ultimo cedimento è avvenuto alcuni anni fa in piazza Piacentini.