PERUGIA – Undici società e vari immobili per un valore di circa 30 milioni di euro, fra cui sette appartamenti a Roma e persino il complesso immobiliare del quale fa parte il castello di Torre Alfina: questo l’ammontare dei beni sequestrati dalla Guardia di Finanza nell’ambito dell’indagine sul crack della famiglia Gaucci che lo scorso 1° febbraio ha già portato all’arresto dei fratelli Alessandro e Riccardo Gaucci, di tre componenti del collegio dei revisori (ora gli arresti domiciliari) e di un fratello del patron Luciano, quest’ultimo invece ancora attivamente ricercato.
Per tutti l’accusa ipotizzata comprende fra l’altro i reati di associazione per delinquere e bancarotta fraudolenta per distrazione.
I provvedimenti di sequestro sono stati eseguiti dal personale del Gico (Gruppo di investigazione sulla criminalità organizzata) del Nucleo provinciale della Polizia tributaria delle Fiamme Gialle di Perugia. Si tratta – riferiscono gli investigatori – di un sequestro preventivo disposto dal Gip Marina De Robertis su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica Antonella Duchini, il magistrarto che coordina gli accertamenti.
Una complessa operazione – sottolinea la Guardia di Finanza – che per tre giorni ha richiesto un notevole impegno dei militari.
Le 11 società individuate sono risultate tutte riconducibili, direttamente o indirettamente, ai sette indagati nell’inchiesta sul crack del Perugia Calcio, società dichiarata fallita nel novembre 2005. Sono comunque in corso ulteriori indagini patrimoniali e finanziarie con lo scopo di trovare altre eventuali disponibilità immobiliari.
Gli accertamenti delle Fiamme Gialle sono ancora in corso, allo scopo di ricostruire tutto il flusso di denaro eventualmente intercorso da o per Luciano Gaucci (al momento ancora ricercato) e le 11 società, le sei persone già raggiunte da ordiananze di custodia cautelare e gli altri indagati. Indagini particolarmente complesse e che si preannunciano piuttosto lunghe.
Il sospetto degli investigatori è che molte di queste società siano state solo fittizie o abbiano operato solo per un breve periodo. Sarebbero state cioè una specie di sistema di “scatole cinesi�? forse usato per distrarre i beni del Perugia Calcio allo scopo di eseguire compravendite di giocatori ritenute fittizie e per trasferire capitali all’estero.
Ultimo ma per noi importantissimo dettaglio che si apprende dagli investigatori: i sequestri hanno riguardato anche quote societarie del Perugia, del Catania e della Sambenedettese riferite alle vecchie gestioni che riguardavano la famiglia Gaucci.
Ma questo provvedimento – si sottolinea in particolare – «non riguarda comunque in alcun modo le attuali gestioni delle tre squadre che sono completamente estranee all’indagine».