RIPATRANSONE – Sono intervenute molte persone alla presentazione della nuova opera di Giorgio Carnevali, docente di Scienza Politica e di Teoria Politica Internazionale presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova, “Dell’amicizia politica. Tra teoria e storia” (Laterza editore), tenutasi domenica 8 gennaio nella Sala di Rappresentanza del Comune di Ripatransone.
Lo studioso, da poco cittadino ripano a pieno titolo, ha saputo affascinare tutti i partecipanti su un argomento che si presenta al primo impatto quantomeno ostico.
Se a prima vista il tema dell’amicizia politica potrebbe far pensare a una deriva buonista dell’opera, in verità tesi portante di tutto il discorso è sì il riconoscimento di una ineliminabile conflittualità interna alla politica ma anche la convinzione che pol’tica non vuole conflitto tout court.
Secondo il Carnevali il discorso politico necessita di una certa mediazione, di un superamento dell’ottica conflittuale: capace di operare questo genere di cambiamento è il federalismo, che non vuol dire come spesso si pensa, divisione, bensì sintesi politica che permette di superare i confini e salvaguardare le diversità e le specificazioni. Sono proprio queste sue caratteristiche a configurare il federalismo come una politica dell’amicizia che deve fondarsi sui principi di fiducia, reciprocità e durata nel tempo.
Nel discorso del Carnevali non potevano mancare, fra tante altre, le citazioni di quei due autori che maggiormente hanno evidenziato questo legame fra politica e amicizia: Aristotele in positivo e C. Schmitt in negativo (con la sua tesi dell’amico/nemico).
Quest’argomento, trattato con piglio severo e rigorosa lucidità, trova oggi un riscontro evidente nelle vicende politico-economiche nazionali e internazionali: propria su questa estrema attualità si è svolto il dibattitto apertosi subito dopo la conclusione della presentazione dell’autore stesso.
Ancora una volta la Città di Ripatransone ha saputo organizzare un evento di estremo interesse, coinvolgendo e soddisfando tutti i presenti, segno di una vivacità culturale che al giorno d’oggi viene troppo spesso trascurata.