SAN BENEDETTO DEL TRONTO – *C’è una gran fretta di archiviare le “PRIMARIE�? nella nostra città. Fretta inciuciona, che va bene ai vertici del centrosinistra. Quasi che l’irruzione del “Comitato Peppe Benigni Sindaco�?, l’ing. Peppe Benigni e le circa 1000 firme dei cittadini sambenedettesi nei giochi di palazzo fosse un girotondo, un fenomeno passeggero, un capriccio o un accidente come la peste per Don Ferrante.
Il centrosinistra a San Benedetto ne ha fatte d’errori, ma questo è fatale. Quando un esperimento improvvisato raccoglie così tante firme in pochi giorni, non si può ricominciare come prima. Le “PRIMARIE�?, potevano esere un passaggio storico nella politica cittadina, come i referendum del ’93. Bisogna però inchinarsi ai fatti, alla realtà. Una realtà che è cambiata assai più rapidamente e profondamente di quanto si sospetti nelle stanze del potere. Con il consenso espresso all’ing. Peppe Benigni, gli elettori di centrosinistra hanno invocato l’unità e respinto con una spallata il tentativo di tornare alla partitocrazia. Una partitocrazia più stupida, finta e arrogante di quella della Prima repubblica, che almeno fondava le basi in un passato glorioso e nella presenza di grandi partiti storici e di massa.
Che cosa hanno significato tutte quelle firme per Peppe Benigni candidato sindaco? Hanno significato ai giorni nostri la “voglia di partecipare all’organizzazione politica della città�?. E per essere più precisi, quei 1000 elettori, hanno rinunciato alla privacy della scelta politica e dando nome e cognome, indirizzo e firme d’adesione, lo hanno fatto per farsi coinvolgere nell’organizzazione della politica. Quei cittadini non vogliono formare un nuovo partito: chiedono un nuovo modo di costruire i partiti. Non vogliono fabbricare nuove case ma ristrutturare quelli esistenti, in maniera che sia creata per loro una porta d’ingresso e una stanza permanente di consultazione.
Le “PRIMARIE�?, volevano essere come tutte le grandi invenzioni, una scoperta casuale. Sperimentata per legittimare il candidato sindaco. Le “PRIMARIE�? volevano rilevare l’esistenza di una via per democratizzare la democrazia. Un volontariato d’opinioni che sperimentano l’interattività della politica e della rappresentanza, una realtà popolare e “cittadina�? così diversa dai ghetti dei partiti di nicchia alle quali strizza l’occhio la riformulazione ambigua, nel progetto della contrattazione continua per strappare qualche posto o assessorato in più. Quell’idea non esiste. Quell’idea non ha diritto di esistere e i boss della politica politicante, hanno deciso (con violenza) di spazzarla via.
Come e quando si devono tenere le “PRIMARIE�?, nel centrosinistra? Questo dilemma agita l’Unione della nostra città, accendendo polemiche durissime. Il fatto che siano i cittadini a scegliere il candidato sindaco, ha acceso l’entusiasmo degli elettori sambenedettesi (2000 firme raccolte di cui circa 1000 del “Comitato Peppe Benigni Sindaco�?) di centrosinistra.
Ma qualcuno è preoccupato. Se diventa un metodo stabile per la scelta dei candidati, i partiti che ci stanno a fare? Sublime, tra le tante, l’idea suggerita da un papavero ex Dc: le primarie si fanno solo quando i partiti si sono già mesi d’accordo sul nome del candidato. Sarebbero PRIMARIE confermative, per ratificare, approvare e suggellare pubblicamente quello che alcuni “saggi illuminati?�? hanno già deciso. In fondo non è una gran novità: si tratta di applicare il metodo che ha eccellenti risultati, in passato, per le cattedre universitarie o per i posti di primario: prima ci si mette d’accordo sul vincitore e poi si bandisce il concorso. Oltretutto non ci sarebbe neanche bisogno di spendere inutilmente i soldi per allestire i seggi, le schede, le urne e tutto il resto. Basterebbe riunire tutti dentro la sala consiliare, annunciare il nome del prescelto e poi accendere (come si fa nelle trasmissioni televisive) una grande scritta luminosa: “Applausi�?.
*Tonino Armata