SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Storie di vita. Storie che vengono da lontano, strane, tipiche dell’epoca che anche noi viviamo. Come quelle di Mostafa Falhi, o di Hani e la sua famiglia. Esistenze che sono anche i segni della nostra epoca.
Mostafa, ad esempio. È in Italia dal 1989 e arriva a San Benedetto nel 1996. Ha lasciato il Marocco e la sua Casablanca alla ricerca di fortuna in Europa: in Francia, in Germania, quindi in Italia, a Perugia e poi nella provincia di Ascoli. “Gli italiani sono un popolo accogliente�?, precisa. Ma qualcosa è andato storto. Due anni fa è stato colto da un infarto e da allora non lavora più; e, come in una novella di Giovanni Verga, sono arrivate, tutte insieme, le disgrazie. Perde il lavoro perché la Commissione medica di accertamento dell’handicap, che pure gli garantisce l’arrivo una pensione di invalidità di 500 euro mensili, gli impone di non lavorare in luoghi dove ci siano elevate escursioni di calore: non sembra una imposizione eccessiva ma nella fabbrica monteprandonese dove lavorava, pur volendolo riassumere, temono di non poter garantire le richieste della Commissione. E allora niente.
Mostafa Falhi si ritrova così senza lavoro, e d’improvviso senza casa: perché l’appartamentino dove viveva, al Paese Alto di San Benedetto, è tornato alla proprietaria per la scadenza del contratto (anche se Mostafa precisa di aver pagato regolarmente i 280 euro di affitto mensili). Senza un tetto per sé e la sua famiglia (una madre anziana, una moglie che lavora nell’ambito delle pulizie domestiche, due figlie in età scolare), Mostafa cerca aiuto in Comune: e, dopo essersi recato svariate volte negli uffici del Sindaco Martinelli, trascorre una giornata intera nell’atrio di ingresso, chiedendo un lavoro o una casa, ottenendo, alla fine, l’interessamento del vicesindaco Piunti: la famiglia Falhi viene sistemata in un autostello, a Porto d’Ascoli, ma la spesa per le casse comunali è insostenibile: “Costavamo un’assurdità, 5.800 euro al mese, e avevamo diritto solo alla colazione e alla cena�?, ricorda Mostafa. Dopo un mese, inoltre, la situazione non è cambiata: di nuovo senza casa, e senza lavoro.
Stavolta Piunti riesce a contattare Don Pio, parroco di Cristo Re, che accoglie la famiglia Falhi nella sua casa di accoglienza per stranieri: “Grazie a lui per sei mesi abbiamo avuto di che vivere: senza non ce l’avremmo fatta�?. Adesso Mostafa vive in un alloggio parcheggio del Comune, 70 euro al mese per 32 metri quadrati, con la speranza che presto riesca ad avere un alloggio popolare (“Faccio domanda dal 1997�?). Ma non ha fiducia nel futuro: “Quindici anni fa le cose qui in Italia costavano di meno ed era più facile lavorare�?. Ma non pensa di tornare a Casablanca: “Le mie figlie sono italiane e hanno qui le amicizie: in Marocco non si trovano a loro agio�?.
Si parla di difficoltà di integrazione fra mussulmani e cristiani, ma l’esperienza diretta di Mostafa è diversa: “Abbiamo educato le nostre figlie all’Islam, ma ad esempio ogni sabato frequentano l’oratorio di San Francesco, a Grottammare�?.
Proprio nella Perla dell’Adriatico, precisamente in Zona Ascolani, conosciamo la famiglia di Hani. Altra storia, molte similitudini: lascia la Tunisia nel 1981 per lavorare nei pescherecci di Mazara del Vallo: “A quei tempi, in Italia, si viveva bene�?, ricorda Hani. Si sposa in Tunisia nel 1986 e quindi torna in Italia, a San Benedetto: “Qui si era imbarcati per quattro giorni, mentre in Sicilia si stava due mesi di fila in mare�?. Sembra una storia di ordinaria integrazione: buon lavoro, e una bella famiglia: quattro figli, di 17, 9, 6 e 4 anni. Poi un inaspettato infortunio: problemi ad una gamba, l’impossibilità, a soli 43 anni, di lavorare come prima. Arriva una pensione di invalidità di 400 euro al mese, che non bastano a coprire i 418 euro di affitto per la casa. Si sopravvive fra gli stenti, grazie alla moglie che trova impiego saltuario negli alberghi, e all’aiuto della Caritas e della Consulta degli Immigrati. Nel salotto, anche due letti, una televisione satellitare e persino un’icona della Madonna.
“Sono situazioni di vita al limite�?, spiega Alfredo Gende, portavoce della Consulta per gli stranieri di Grottammare. “A San Benedetto c’è una maggiore difficoltà per gli immigrati, anche se poi moltissimi vivono a Martinsicuro, dove i costi sono minori�?. Alcune ricerche parlano addirittura di una percentuale di stranieri che vivono a Martinsicuro pari ad oltre il 20% dei residenti: un primato nazionale. Con una piega inquietante: gli ultimi immigrati in Italia sono disposti a lavorare a qualunque condizione: “Conosco persone che, come badanti, nell’edilizia o anche come autisti lavorano per due euro l’ora, 400 euro al mese, senza distinzione di giornate feriali o festive�?, ci ha detto Mostafa Falhi.
Non ci si stupisce se, purtroppo, la cronaca anche locale deve testimoniare di continui fermi di immigrati clandestini: il neo Comandante dei Carabinieri di San Benedetto Giancarlo Vaccarini ha sottolineato le gravi conseguenze dell’invisibilità degli extracomunitari clandestini, definita la punta di un iceberg che nasconde gravi lesioni della dignità degli esseri umani.