Pubblichiamo un lungo ed articolato intervento dell’ing. Giuseppe Benigni, ex assessore comunale all’urbanistica ed ex dirigente del PCI di San Benedetto, che traccia una proposta di Prg, sulla base di una dettagliata analisi storica della politica urbanistica a San Benedetto.
“I recenti avvenimenti amministrativi culminati con le dimissioni del Sindaco di San Benedetto del Tr., l’avvicinarsi delle elezioni, la grave crisi economica e di direzione politica che attraversa la città mi inducono ad intervenire.
In via preliminare è necessario subito fare un passo indietro nel tempo per ricordare quanto segue: dopo l’espansione edilizia incontrollata degli anni 60’, la città cambiò completamente rotta con l’avvento delle Amministrazioni Pasqualini e Gregori che si impegnarono in modo radicale attraverso il Piano dei Servizi alla ricerca di aree da destinare alla pubblica utilità.
Le amministrazioni successive, a partire da quella guidata dal Sindaco Speca, pur tra aspri contrasti con l’opposizione di sinistra e divergenze di opinioni, confermò sostanzialmente l’impegno delle precedenti amministrazioni, impegnandosi anche nella ricerca di nuove aree per l’edilizia pubblica svincolando, per la verità, anche aree pubbliche, ma solo quelle minori o che ricadevano sui piccoli proprietari coltivatori diretti, con una scelta che nel tempo si rivelò più che giustificata, almeno dal punto di vista sociale.
Pur tra contrapposizioni politiche, comunque, supportate da una sostanziale unità di intenti volte ad elaborare strumenti urbanistici nell’interesse della città si arrivò, nel 1985, all’approvazione di un Piano Regolatore Generale da parte dell’amministrazione guidata dal sindaco Cappella, dal Vice sindaco Menzietti e dall’assessore all’urbanistica Felicetti nel quale, tra l’altro, si sancì in maniera definitiva ed unanime, l’importanza pubblica delle quattro principali aree urbane poste tra Via del Cacciatore a Porto d’Ascoli e la Chiesa di San Pio X a San Benedetto del Tr.(nord Sentina, nord via Mare, zona Ragnola, zona Brancadoro e immediate vicinanze a nord).
La città di san Benedetto del Tronto fino a quegli anni e anche immediatamente dopo, è stata punto di riferimento politico e urbanistico per tutti i Comuni del suo comprensorio.
Da più di dieci anni tale funzione di direzione, che avrebbe dovuto portare se non alla redazione di piani urbanistici comprensoriali in funzione di un riequilibrio territoriale, almeno ad accordi operativi in termini di viabilità, servizi ed aree produttive, è venuta completamente a mancare perchè, diversamente dagli altri Comuni limitrofi (Grottammare, Monteprandone, Acquaviva, Ripatransone) che si sono nel frattempo dotati di nuovi Piani Regolatori Generali, adeguandosi al Piano Paesistico Regionale, San Benedetto del Tr. ha scelto la via del “vivere alla giornata�? non preoccupandosi di adeguare il vecchio P.R.G. ai cambiamenti socio-economici emergenti ed ai rigori della legge regionale stessa.
Tale inerzia ha facilitato, all’opposto, iniziative urbanistiche di tipo degenerativo talmente accentuate, incontrollabili e difficilmente governabili come ad esempio:
a)-edificazione nella zona sud di Porto d’Ascoli nei pressi della statale 16 di mega-centri edilizi a 3 piani, anonimi, senza chiare destinazioni, senza parcheggi adeguati, con massicci investimenti privati senza certezze di diritto.
b)-ristrutturazioni di capannoni industriali con destinazioni poco chiare che hanno abbrutito la città (vedi Via Toti a Porto d’Ascoli).
c)-realizzazione di edifici (zona agraria est) che impediscono il proseguimento di via Val Tiberina dalla zona Agraria fino al centro edificato di Monteprandone.
d)-passaggi di proprietà di grandi aree destinate a pubblica utilità nel Piano Regolatore Generale.
e)-tentativo tipico degli immobiliaristi degli anni ’60, di svincolo di aree pubbliche, per fortuna bocciato dal Consiglio Comunale quasi all’unanimità.
Bisogna riconoscere che il Sindaco dimissionario Martinelli ha lodevolmente cercato di affrontare in termini generali l’annosa problematica urbanistica, affidando l’incarico di redigere il P.R.G. all’architetto Bellagamba e proponendo alla sua maggioranza una bozza progettuale che è miseramente fallita per incapacità della classe dirigente del centro-destra, la quale è risultata completamente assente sulle problematiche urbanistiche della città.
La mancanza di proposte urbanistiche sul P.R.G., per la prima volta nella storia della città è avvenuta anche da parte dei dirigenti del centro-sinistra. Tale immobilismo da parte di entrambi gli schieramenti politici non è accettabile anche se dovuto a tatticismi elettoralistici. L’augurio è che tale silenzio in materia urbanistica venga rimosso nel più breve tempo possibile soprattutto da parte di coloro che si apprestano a candidarsi alla guida della città.
Per quanto sopra esposto, nel frattempo, ritengo formulare sinteticamente le seguenti proposte:
-E’ urgente la redazione del P.R.G. e la conseguente adozione da parte del Consiglio comunale entro 8 mesi dall’insediamento dello stesso, confermando l’incarico all’arch. Bellagamba. A questo proposito è bene precisare che non si può scherzare sugli affidamenti ai tecnici, i cui compensi sono già stati in parte liquidati, a meno che non si consideri tale professionista persona inaffidabile(il che non corrisponde assolutamente al vero) o non si intenda affidare il P.R.G. all’ufficio urbanistico comunale utilizzando la differenza della somma già impegnata. Il professionista dovrà presentare gli elaborati sulla base delle indicazioni precise espresse dalla volontà politica, non essendo lo stesso responsabile delle scelte urbanistiche fondamentali.
-Per una corretta e democratica redazione del P.R.G. è necessario aver chiaro che:
a)-la città non è più in fase di espansione fin dalla fine degli anni ’70;
b)-gran parte del territorio è stato già utilizzato e quello che resta, oltre che limitato, è preziosissimo;
c)- il tessuto residenziale attuale è stato in gran parte realizzato a cavallo degli anni ’60 per soddisfare le esigenze abitative dei cittadini che, dalle campagne, dalle valli dell’Albula e, soprattutto, del Tronto si sono trasferiti a San Benedetto per motivi di lavoro; tali edifici costruiti spesso in assenza di programmazione urbanistica o con norme di P.R.G. contraddittorie e non eque, non soddisfano più le esigenze degli abitanti attuali che arrivano già alla terza generazione né sono adeguati ad una città moderna che intende proporsi a livello turistico nazionale ed internazionale. Basta alzare lo sguardo su moltissime vie della città per constatare che si è in presenza di costruzioni obsolete, con altezze e tipologie differenti e senza allineamenti, con mansarde, balconi e baracche da degrado ambientale.
Da ciò nasce una scelta politica di fondo che è quella di affrontare con priorità le problematiche dei cittadini residenti, degli imprenditori turistici, di quelli del commercio, della pesca e dei servizi in genere rispetto alle future espansioni urbanistiche. Tali cittadini, oltre ad essere azionisti del Comune (votano e scelgono gli amministratori) sono soprattutto finanziatori dello stesso (il non pagamento dell’ICI comporterebbe il fallimento del Comune in pochi mesi).
Quanto sopra descritto impone la realizzazione di un PRG che preveda, con carattere di priorità la riprogettazione esecutiva dell’edificato in molte zone, le ristrutturazioni urbanistiche ed edilizie anche radicali allo scopo di:
-riqualificare i fronti ed allargare la viabilità, ove possibile;
-rimodellare le altezze dei fabbricati in modo omogeneo, permettendo anche accorpamenti tra
edifici per la creazione di piazze e spazi condominiali importanti;
-creare garages e parcheggi privati;
-eliminare le mansarde di ogni tipo, a partire da quelle condonate, permettendo la realizzazione di
regolari piani abitativi, in sostituzione delle stesse sempre, però, in armonia con gli edifici
circostanti;
-eliminazione di tutti gli edifici produttivi dimessi esistenti nella città attraverso la creazione di
zone di completamento residenziali, con concessione del 50% delle aree per uso pubblico, in
armonia a quanto effettuato positivamente sulla zona ex Florentia di Porto d’Ascoli, anche al fine
di impedire il perpetuarsi di interventi edilizi devastanti per i quartieri, come quelli effettuati in
Via Toti;
-ristrutturazione radicale dell’area portuale che tenga conto delle esigenze degli operatori della
pesca e di quelli turistici, che preveda l’ampliamento e la riqualificazione di Via Colombo a fini
residenziali, commerciali e con la realizzazione di spazi pubblici da integrare con l’isola pedonale
della rotonda.
Tale riqualificazione dovrà replicare, ad est, per quanto possibile una tipologia edilizia similare a quella Liberty posta ad ovest in modo da ampliare la qualità turistico-ambientale dalla rotonda fino all’ex stadio Ballarin da riqualificare tenendo conto anche delle indicazioni del progettista del PRG;
dovranno, comunque essere superati non facili problemi di carattere demaniale attraverso un’ampia collaborazione con le Autorità Marittime e Portuali.
Bisogna lanciare un messaggio chiaro ai cittadini: contribuite a riprogettare la città in maniera più bella ed a misura d’uomo, evitate il degrado abitativo ed i Comune sarà dalla vostra parte anche con la concessione di premi volumetrici sulla base di rigorose progettazioni urbanistiche. Con quale coraggio un consigliere comunale potrà votare un PRG che preveda svincoli di aree pubbliche, quando abitanti della zona Agraria e di altre zone popolari della città stanno aspettando da oltre 30 anni la sistemazione della propria abitazione, ormai degradata, costringendo gli stessi ad investimenti per se ed i propri familiari in nuove zone urbane con la conseguenza negativa di creare vuoti urbanistici e sociali.
Tutte le aree a destinazione residenziale e produttive dell’attuale PRG non ancora edificate vanno confermate in toto per un principio di equità, con l’accortezza che per le aree ex D2 (aree produttive commerciali di Porto d’Ascoli) vengano previste adeguate normative che diano finalmente certezze di diritto, anche permettendo una pluralità di interventi ad esclusione tassative delle sole residenze; alcune di queste aree, per la verità, sono state interessate negativamente dall’autorità di Bacino del Tronto; a questo proposito va riaffermato con decisione che la pianificazione urbanistica è compito fondamentale dei Comuni, come ha anche dimostrato efficacemente il Comune di Monteprandone nella redazione del suo PRG, che la decisione assunta è fanciullesca e va riproposta diversamente; è noto da secoli che il bacino del Tronto arriva, praticamente, ai confini con la Salaria, tanto è vero che fin dal ‘700, l’allora Stato Pontificio aveva previsto, per evitare l’allagamento di tutta la valle, in caso di piena, un grosso canale di scarico, ancora oggi in parte visibile, che incanalava le acque del Tronto nella zona più bassa della valle, costituita dalla Sentina. Tutta la zona è stata ormai interessata da massicci investimenti produttivi e non si possono a questo punto, frapporre incomprensibili ostacoli alle poche realizzazioni ancora da effettuare. La stessa Breda-Nardi, è stata autorizzata, nel frattempo, alla costruzione di un eliporto nelle immediate vicinanze del fiume, a sud dell’Ascoli-Mare. Compito fondamentale dell’autorità di bacino è di creare le condizioni per la messa in sicurezza del fiume Tronto, vincolando, semmai, rigorosamente, le aree interessate alle opere da realizzare; ciò non è stato fatto e le responsabilità sono della stessa Regione, del Governo, del Comune e di noi cittadini che non abbiamo ancora protestato a sufficienza.
E’ necessario affrontare con coraggio e chiarezza il delicato problema della grandi aree urbane situate tra San Benedetto e Porto d’Ascoli e destinate ad aree pubbliche da tutte le amministrazioni precedenti ed in parte interessate agli ex PRUSST; esse oggi non sono facilmente espropriabili come ai tempi in cui furono vincolate (lo stadio comunale ad esempio è stato espropriato a circa 10.000 lire al mq.) soprattutto per effetto di sentenze giurisprudenziali che hanno elevato a valori altissimi i prezzi di acquisizione, vanificando, di fatto, una corretta pianificazione urbanistica. Paradossalmente il loro altissimo valore di esproprio è dovuto, principalmente, al fatto che, in adiacenza alle stesse, sono stati effettuati massicci investimenti pubblici per decine di miliardi quali il proseguimento dell’Ascoli-Mare con i relativi svincoli, la strada di collegamento tra San Benedetto e Porto d’Ascoli adiacente la ferrovia, parcheggi, rotatorie, marciapiedi, reti tecnologiche, piste ciclabili e pedonali, stadio comunale e palazzetto dello sport, ecc..
L’equazione “il pubblico investe ed il privato incassa�?, molto diffusa in tutto il Paese, sta portando alla rovina il sistema Italia; non per questo si vuole punire, ricattare o far fallire coloro che hanno investito, anche se erroneamente. La soluzione dovrà essere semplice, democratica e pragmatica e dovrà coincidere con un fortissimo interesse pubblico: prevedere per tutte le aree interessate e senza disparità di trattamento moderate previsione di destinazioni turistico-residenziali o direzionali che non incidano sostanzialmente sul dimensionamento complessivo del PRG, a fronte della cessione al Comune della stragrande maggioranza delle aree rimanenti, previo parere favorevole dei consigli di quartiere e della stragrande maggioranza del consiglio comunale. La futura minoranza, in sostanza, qualunque essa sia, dovrà essere coinvolta positivamente per ricercare unanimità d’intenti come fatto dalle precedenti amministrazioni, nell’interesse della città.
L’espansione residenziale effettiva, invece, va individuata nelle zone pre-collinari della Salaria e a nord dell’Albula, nella cosiddetta Valle Oro, sia per consolidare i quartieri di Fosso dei Galli e Ponterotto, sia per reperire aree per l’edilizia popolare, quasi del tutto mancanti.
No ad insediamenti residenziali sulla collina prospiciente il mare né a lingue edificatorie che da essa si propendono verso la SS.16, come avvenuto nel passato.
SI a micro-interventi a carattere turistico-ricettivo-ricreativo al di sotto dell’autostrada e tra villa Laureati e villa Brancadoro da effettuare sulla base di progetti esecutivi che non alterino le vecchie viabilità esistenti sin dall’800, allo scopo di creare una fascia ininterrotta di verde tra le due ville, migliorare le condizioni idro-geologiche ed i sistemi di raccolta della acque, specie di quelle provenienti dall’autostrada, causa principale dei periodici allagamenti sulla statale SS.16.
Le due ville sopraccitate, ormai contornate da una edificazione eccessiva non vanno ipocritamente vincolate, ma devono essere recuperate totalmente sia nel verde che nell’edificato comprendente anche la vecchia caserma guelfa ad iniziative di carattere turistico-ricettive, le più ampie possibili.
In riferimento ai problemi del traffico veicolare in genere, vanno confermati tutti i vincoli esistenti sull’attuale PRG per la grande viabilità, con l’aggiunta della previsione importantissima della bretella che permetta in pratica il proseguimento dell’Ascoli-Mare fino all’Albula ed il cui progetto esecutivo dovrà essere sollecitato e finanziato urgentemente ed in via prioritaria con il concorso di tutte le forze politiche.
Va razionalizzata la viabilità nella zona sud di Porto d’Ascoli, saldando la stessa con le previsioni viarie del Comune di Monteprandone al fine di alleggerire il traffico nella zon di San giovanni; a tal proposito sono importantissime le realizzazioni dello svincolo dell’Ascoli-Mare in corrispondenza della zona industriale del Comune di Monteprandone, come previsto dal suo PRG (il più importante Comune della vallata, unico fra tutti a non avere uno svincolo) e la realizzazione di una grande rotatoria nel Comune di Martinsicuro, a ridosso del Tronto, da effettuarsi in se di messa in sicurezza dello stesso; tale progetto dovrà riguardare anche la realizzazione di viabilità minore ciclabile che permetta il collegamento della Sentina con l’argine sinistro del fiume Tronto ad ovest e l’argine destro dello stesso ad est al fine di valorizzare il turismo costiero attraverso la realizzazione una pista ciclabile, a costi ridotti, che si snodi da Cupramarittima verso sud fino a Giulianova per circa 30 Km. e verso ovest, sull’argine sinistro del fiume Tronto, almeno fino a Spinetoli.
Tutte le altre problematiche, a partire da quelle turistiche non sono, per il momento, oggetto di queste riflessioni in quanto andranno affrontate e concordate con le forze politiche e sociali solo in caso di eventuali candidature sia a livello comunale che nazionale.
Mi preme infine sottolineare che il lavoro del Prof. Bellagamba non dovrà essere accantonato, ma dovrà essere preso in seria considerazione da tutte le forze politiche in quanto contenente idee e proposte che potranno essere utili alla futura amministrazione”.