SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Continua la mobilitazione dei marittimi della costa medio orientale. Le ragioni della protesta riguardano il peso eccessivo dei costi fissi ed in particolare quello del carburante. La dimensione della crisi è presto illustrata dal fatto che si è passati da un prezzo medio al litro di 0,30 euro, nel 2001, ad un prezzo di 0,340 euro, nel 2004, fino ad arrivare agli attuali 0,450 euro. Si registra quindi dal gennaio scorso un incremento di ben 10 centesimi al litro, per un prodotto il cui prezzo è superiore del 20% rispetto a quello dei mercati internazionali.
Negli ultimi 18 mesi si può stimare una perdita che va a pesare dai 200 ai 300 euro sugli stipendi mensili dei dipendenti , stima che mette a rischio il 30% dei dipendenti impiegati.
Le Organizzazioni sindacali Confederali e di Categoria CGIL, CISL, UIL, Lega Pesca, Federpesca, Federcopesca e AGCI Pesca denunciano la necessità di misure urgenti ed immediate che possano dare respiro ad un settore in grave difficoltà economica.
Le proposte delle organizzazione riguardano la possibilità di estendere al settore Pesca e Acquicoltura la “Compensazione IVA? (come già avviene per l’agricoltura), prevedere l’inserimento di tutte le regioni italiane nello stesso obiettivo, estendere al settore l’utilizzo della legge 388 ed in particolare il credito di imposta, mantenere i benefici della legge 30 per il triennio 2006-2008, definire una quota nazionale di ingresso per i lavoratori immigrati da ripartire regionalmente.
Nel frattempo, nell’attesa che qualcosa dall’alto si muova, i marittimi sambenedettesi non stanno a guardare e si mobilitano per cercare di trovare una soluzione rapida e concreta ai loro problemi.
Lunedì sera una rappresentanza di circa cento marinai sambenedettesi, insieme ad un pullman di marittimi provenienti da Civitanova, si sono recati nel porto di Pescara per cercare di raggiungere un pacifico accordo con le marinerie Pescaresi, nel tentativo di convincerle ad aderire allo sciopero.
All’arrivo delle delegazioni però la maggior parte delle imbarcazioni erano già salpate e i marittimi sono stati accolti dal Comandante della Capitaneria di Porto di Pescara. Il Comandante ha mostrato disappunto per l’arrivo di un numero elevato di rappresentanti, lamentando la possibile esplosione di tensioni violente tra le marinerie a favore e contro lo sciopero. I marittimi sambenedettesi e civitanovesi non sono dunque riusciti nel loro intento di promuovere le ragioni della mobilitazione e sono stati scortati fino a San Benedetto per evitare aggressioni da parte dei pescaresi. Il perché di tante premure resta ignoto e lascia supporre l’esistenza di minacce da parte dei marittimi di Pescara alle delegazioni partite dalla Riviera delle Palme. Sembrano invece ovvie le motivazioni di un rientro in mare che sicuramente porterà i suoi frutti, data la possibilità di vendere il pescato – l’unico disponibile in questi giorni nella zona – a prezzi più alti. Tornate nel porto sambenedettese, le due delegazioni hanno effettuato un breve riunione presso il mercato ittico, giungendo al comune e sofferto accordo di continuare la protesta. Giovedì 14 luglio ci si sposterà a Roma per un primo incontro con le delegazioni del medio adriatico, per poi tornarvi lunedì 18 luglio in occasione della grande manifestazione nazionale. Nel frattempo i cancelli del mercato ittico restano sbarrati tra malumori e gravi disagi della categorie commerciali coinvolte.