NOME: Chieti Calcio

ANNO DI FONDAZIONE: 1922

COLORI SOCIALI: maglia neroverde a strisce verticali, calzoncini verdi

CENNI STORICI: il club abruzzese viene fondato nel lontano 1922 attraverso la fusione di tre società: la R.I.S.S., la Novelli e lo Sport Club Chieti. L’esordio nel campionato di C nazionale avviene però solo nella stagione agonistica 1940/’41 (ai nastri di partenza figura anche la Samb); due stagioni più tardi i neroverdi si classificano secondi e questo rimane uno dei risultati più importanti ottenuti nell’intera storia del club. In effetti le “imprese�? calcistiche del Chieti sono tutte relegate entro i confini di tornei di D, C2 o al massimo C1: il sodalizio abruzzese non è mai riuscito ad approdare nella cadetteria, categoria sfiorata, come detto, negli anni Quaranta e poi agli albori dell’era Angelini – presidente teatino dal ’62 al ’77, il patron neroverde ricordato con maggiore affetto e nostalgia da queste parti, tant’è che a lui venne intitolato l’attuale stadio – precisamente nel corso dell’annata ‘62/’63, terminata al secondo posto.
La fine della presidenza Angelini segna il declino dei neroverdi che ritrovano la quarta serie nella stagione ‘79/’80. Ma il peggio deve ancora venire, perché in seguito alla crisi economica della società abruzzese, il Chieti conosce l’onta della serie D (1981/’82). Tre anni più tardi la “poltrona�? della presidenza neroverde viene presa da Mario Mancaniello, il quale riporta la squadra locale in serie C2 (‘86/’87), dopo che la stessa è stata lapidata ai calci di rigore nello spareggio contro il Lanciano, appena un anno prima. Penalty nuovamente nefandi nel campionato ‘88/’89, quando sul neutro di Cesena il Chieti di Ezio Volpi “consegna�? alla Ternana la C1. L’attesa per la tanto sospirata terza serie però non dura molto, visto che il torneo successivo (‘89/’90) sancisce la promozione dei teatini con ben otto giornate di anticipo. La quarta serie “perseguita�? ancora il Chieti nelle annate ‘94/’95 (i neroverdi vengono in questo caso ripescati) e ‘95/’96. Ennesimo fortunoso ripescaggio – stavolta sarebbe stata serie D – nel campionato edizione ‘97/’98; quell’estate è segnata dall’avvicendamento societario (Pino Albergo in luogo di Mancaniello) che viene inaugurato con una retrocessione dopo i play out contro il Gela. Nell’estate del ’99 arriva a Chieti l’imprenditore pescarese Antonio Buccilli, il quale ha la fortuna di ritrovarsi subito ripescato in C2. Salvezza ai play out il primo anno e poi nel 2001 il sodalizio teatino torna a festeggiare la C1 in seguito alla vittoriosa finale play off contro i cugini del Teramo; la terza serie negli ultimi campionati è stata brillantemente mantenuta dalle formazioni prima di Braglia e poi di Pagliari (subentrato a Florimbi)
L’attuale torneo è il quarto in C1 della gestione Buccilli, il più difficile, visto che i rapporti – mai stati idilliaci in virtù della “pescaresità�? del presidente neroverde – con la tifoseria si sono deteriorati a tal punto che la curva Volpi dalla prima giornata sta contestando ad oltranza il patron, reo di aver indebitato il Chieti – le perdite si aggirerebbero intorno ai 2 milioni di euro – e di aver tentato a tutti i costi di disfarsi del “giocattolo�? neroverde – prima cercando di acquistare la Samb (lo ricorderete) e poi vendendo tutti i prezzi pregiati dell’organico della passata stagione.

STADIO: “Guido Angelini�?. Costruito nel ’69 ed inaugurato nel maggio dell’anno successivo di fronte al blasonato Milan e alla mitica giacchetta nera di tale Concetto Lo Bello, l’impianto teatino è uno dei più brutti (esteticamente parlando) e meno funzionali della terza serie. Capiente per circa 8.200 posti , comprensivo dei settori di curva – quella ospiti e la Volpi, presidiata dagli ultras locali, e dedicata alla memoria dell’allenatore Ezio Volpi, tragicamente scomparso a causa di una grave malattia – distinti e tribuna coperta, il clima che vi si respira è assai freddo sia per la distanza delle gradinate dal campo di gioco, sia per la struttura troppo bassa, specie nelle curve, che causa una pessima visuale.

CITTA’: abitanti 50.000 circa. Chieti, capoluogo di provincia, sorge su un colle (330 metri s.l.m.) a destra del fiume Pescara e dista pochi chilometri dall’Adriatico. Sulle sue origini leggendarie esistono diverse versioni; la più diffusa fa risalire la fondazione ad Achille (o ai suoi compagni) che chiamò la città Teati in ricordo della madre (Teti). Lo stemma civico riporta, infatti, Achille a cavallo che con la mano sinistra regge uno scudo, su cui appaiono le quattro chiavi simbolo delle porte dell’antico abitato.
Nel secolo scorso la città si è espansa anche in pianura sviluppando l’agglomerato di Chieti Scalo. Le attrazioni principali si trovano nei pressi del centrale corso Marruccino: i tre piccoli tempietti d’epoca romana, il teatro Marruccino, Palazzo Martinelli-Bianchi e la chiesa di San Domenico. In Piazza Vittorio Emanuele si trova la cattedrale. Importanti sono i resti del teatro romano Teate e delle terre romane, adagiate sul versante opposto al centro. Fuori della città si trova la quattrocentesca chiesa di Santa Maria del Tricalle, a pianta ottagonale. Degno di nota il Museo Nazionale d’Antichità degli Abruzzi che ospita, tra i molti reperti, la celebre statua del Guerriero di Capestrano.

TIFOSERIA: i numeri e la passione degli sportivi teatini non hanno mai raggiunto picchi elevati, vuoi per la relativa tradizione del club neroverde, vuoi per la funzione attrattiva che ha svolto, soprattutto nei decenni passati, il Pescara Calcio nei confronti di tutto l’Abruzzo. Nella stagione in corso però le cose stanno andando ancora peggio: l’Angelini è sempre più vuoto – la media stagionale supera di poco le 1.000 unità – mentre la tifoseria, specie quella della curva Volpi (Irriducibili, Teate Fans, 330 SLM, Achaean), ha deciso di attuare una dura quanto convinta contestazione nei confronti del patron Antonio Buccilli. Curva sovente spoglia di striscioni (non di sciarpe, bandiere e vessilli vari), con la sola scritta “Mai con Buccilli�?, il tutto naturalmente condito da cori e invettive non proprio amichevoli nei confronti dell’odiato patron. C’è chi perfino si rifiuta di dare dei soldi a Buccilli sottoforma di tagliando di entrata all’Angelini e allora preferisce seguire le partite dalla collinetta adagiata nei pressi dello stadio.
La tensione che si respira a pieni polmoni nello spicchio d’Abruzzo neroverde è testimoniata dalla decisione dei Teate Fans, i quali a partire dalla gara interna del 14 novembre scorso ha deciso di non occupare più il proprio posto nella curva Volpi. Le ragioni rimangono oscure, anche se viene facile legarle ai rapporti sempre più incrinati con la presidenza. Anche se per altri motivi – le diffide piovute sul gruppo dopo il derby di Teramo dello scorso febbraio – anche gli Irriducili hanno optato per la messa da parte, fino al termine della stagione, del proprio striscione.
A proposito di ultras, facciamo un salto all’indietro di qualche decennio per andare a scoprire gli albori del tifo nerovede.
Le radici del movimento ultras in questa parte d’Abruzzo affondano negli anni Settanta: due i gruppi, ovvero i Fedelissimi e gli Ultras Chieti (i quali espongono lo striscione fino al ’96), ma la svolta si ha nell’85 con la nascita di uno dei migliori gruppi in assoluto del panorama “curvaiolo�? teatino, vale a dire gli Achaean Generation, restato in vita per un decennio (anche se non diffusero mai un vero e proprio comunicato in cui si dichiara il loro scioglimento), che si fregia della realizzazione di uno degli striscioni più belli della C, quell’“Achaen Generation Verso La Leggenda�? lungo ben 40 metri, con il simbolo del guerriero acheo incastonato al centro. Altro motivo di vanto per gli AG il primo pullman acquistato da un gruppo ultrà italiano (1992), col quale naturalmente vengono effettuate molte trasferte.
Nell’89 nascono gli Irriducibili – attuale gruppo guida della Volpi – che rappresentano i naturali continuatori della tradizione ultras teatina dopo la scomparsa degli Achaean Generation, datata 1995, proprio a causa, a detta di molti, dei pessimi rapporti con gli Irr. Una ventata di novità quella cui si fecero portatori gli esponenti di questo gruppo: modello casual, britannico, ovvero tanta voce al servizio della maglia neroverde e cura maniacale nella realizzazione del materiale – bellissimo – da portare in curva (due aste e sciarpe a listerelle). Se gli Achaean sono stati il primo gruppo di una certa caratura, gli Irriducibili hanno fatto fare un ulteriore salto di qualità alla curva a partire dalla stagione ‘95/’96 (C2), allorquando scioltisi gli AG e falcidiati dalle diffide gli Irr, la Volpi era letteralmente allo sbando.
Pian piano la rinascita ed il proliferare di pezze e stendardi (Mai Domi, OFC, Chieti Clan ecc.) conferiscono al settore un taglio indiscutibilmente british; i risultati del Chieti aiutano, gli Irriducibili si ricombattano e tornano a guidare la curva esponendo lo striscione in primo piano a fianco degli innumerevoli stendardi, fra i quali appare, nel ’99, il simpatico 330 SLM (indica l’altezza del colle su cui sorge la città). Dietro tale sigla è raggruppato l’ex zoccolo duro degli AG, i quali si sono allineati allo stile casual seguito da Irr e company: estetica, sostegno solo alla maglia e avversione per il calcio moderno. Nel 2001 va a fare compagnia alla pezza 330 SLM pure la dicitura FRANCO, in memoria di uno dei fondatori del gruppo tragicamente scomparso.
A partire da quella stagione il sodalizio teatino ritrova la C1 e la curva Volpi si fa rispettare in casa come in trasferta; nel frattempo si riformano altri gruppi quali Vecchia Guardia e Achaeans, oltre al Planet Chieti in gradinata.
Consueta annotazione finale dedicata alle amicizie ed alle rivalità. Buoni rapporti con aquilani, aretini, udinesi (con toscani e friulani esiste una comune visione casual del tifo), tranesi, monopolitani (in questo caso però è da una vita che le due fazioni non si incontrano) e sambenedettesi – rapporto che oramai si limita ad un reciproco rispetto e niente più – mentre tra le rivalità annoveriamo quelle con pescaresi (la più radicata), lancianesi, teramani, ternani e perugini.