SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Non ce ne vogliano i nostri affezionatissimi lettori, ma un po’ per scaramanzia, un po’ per verità, siamo costretti a ripetere per la terza settimana consecutiva un titolo simile. Perché quella di Avellino è un’altra finale.
Si gioca contro la seconda forza del campionato, astronave invincibile e coriacea fino a dieci giorni fa, poi d’improvviso squagliata al primo tiepido sole: due sconfitte, cocente nel derby campano con il Benevento (1-2), strana quella del posticipo di Padova (3-2, ma si era sul 3-0 e i Lupi Irpini hanno poi segnato due reti nel giro di sessanta secondi).
È una finale perché nulla è ancora conquistato, e per il quarto e quinto posto roulettano signore squadre chiamate Reggiana (quota 41), Padova e Samb (39), Lanciano (37), Benevento e Foggia (35).
Dunque va bene l’euforia, va bene l’entusiasmo, ma la dote che tutti dovranno mostrare ad Avellino si chiama grinta, forza, mordente. Non sono campi per piccoli uomini, non sono partite che si dimenticano, nel bene e nel male.
I tifosi si stanno organizzando per essere presenti in massa, e si spera che la primavera rossoblù fiorisca completamente proprio domenica prossima, nella partita, di qui alla fine, più difficile e dura. Importantissimo sarà l’aspetto psicologico: l’Avellino vede allontanare il Rimini (+4 e una gara abbordabile a Pesaro da recuperare), e sente dietro il fiato del Dream Napoli di De Laurentiis e Reja, a –5 e dopo il lifting di gennaio sempre vittorioso tranne, appunto, che nella partita di Avellino.
Che gara sarà? I Lupi, c’è da scommettersi, attaccheranno affamati di gol, e per scacciare le streghe (non quelle beneventane ma rossoblù, stavolta): dovrebbe essere ideale per una Samb che con i Magici che ha in attacco potrà trovare delle praterie libere. Ma decisivo, lo ripetiamo, sarà il ruolo della difesa (Fabio Femiano al posto di Canini, oppure Taccucci al centro con Alfredo Femiano sulla fascia? Più probabile la prima ipotesi), e del centrocampo degli onesti lavoratori, Amodio, Cigarini e De Rosa.