MONSAMPOLO DEL TRONTO – Contraddizioni dell’economia moderna. Sabato scorso una nota sindacale a firma FILCAMS-CGIL e FISASCAT-CISL ha sancito la rottura delle trattative tra i lavoratori e l’azienda, trattativa che inizialmente prevedeva la messa in mobilità di 87 lavoratori e che, invece, potrebbe riguardare tutti i 125 lavoratori del Conad Adriatico.
Solitamente, quando si parla di licenziamenti, mobilità e cassa integrazione, si pensa di avere a che fare con aziende i cui conti sono in rosso o sono prossimi a diventarlo.
Il Conad Adriatico, dunque, in crisi? Prima di entrare nel merito della questione, siamo andati a spulciare alcune informazioni nel sito ufficiale della Conad. Dal quale si evince una situazione di assoluta floridità: il giro di affari del Consorzio/ingrosso è passato dai 2220,76 milioni di Euro del 1999 ai 3.225 del 2003, con un incremento del 45,2%. Dalla stessa fonte si viene a sapere che altrettanta salute gode il settore Cooperative/ingrosso, che se nel 1999 aveva un giro di affari di 3570,78 milioni di euro, nel 2003 navigava alla cifra record di 5022 milioni, con una crescita percentuale del 40,6%.
Da queste informazioni, che non possiamo che ritenere corrette (anche se parziali per conoscere l’effettivo utile della Conad e la situazione dettagliata del Conad Adriatico) la società di origine emiliana appare tutt’altro che in crisi: da qui la contraddizione di un’economia moderna dove il volume d’affari ha una crescita esponenziale, mentre i posti di lavoratori di quella che si definisce “una presenza familiare e leader di mercato nel proprio territorio�? (province di Ascoli e Macerata, Abruzzo, Molise e provincia di Foggia) sono a rischio.