*Riuscirà il sindaco Petrucci di Arquata del Tronto a cogliere le opportunità di sviluppo economico e occupazionale che potrebbero derivare dallo sfruttamento della sorgente di acqua dei “Monti Azzurri�?? Forse no! Perché è in atto un inquinamento ideologico di questa preziosa risorsa delle nostre aree montane. Mentre l’ARPAM e l’Università di Camerino dichiarano che essa è adatta al consumo umano in quanto possiede “ottime qualità oligominerali�? e la conferenza dei servizi dello scorso settembre 2004 da parere favorevole al rilascio dell’autorizzazione, il Presidente Rossi ostacola l’iter perché contrasta con i principi del “Manifesto dell’Acqua” redatto dal prof. Riccardo Petrella, presidente di Attac Italia (associazione no global) che ovviamente collabora con “la rete del nuovo municipio�?. Insomma continua e si amplifica la predominante ideologica tendenza neocomunista e no global di condizionamento della politica di una Provincia, che invece di essere al servizio dei cittadini e dello sviluppo, sta diventando ogni giorno di più occupazione di un partito dell’estrema sinistra. Capisco benissimo che il sindaco Petrucci, esasperato dall’ostruzionismo di Rossi e preoccupato di salvare Arquata dallo spopolamento e dal declinio economico, si sia visto costretto ad incatenarsi ad una balaustra dell’aula consigliare della Provincia per richiamare l’attenzione e poter difendere gli interessi “reali e tangibili�? dei suoi concittadini contro gli interessi “ideologici e astratti�? di Rifondazione Comunista e dei suoi sostenitori.
La vicenda come noto è sorta dalla richiesta della concessione di sfruttamento dell’acqua della “Sorgente dei Monti Azzurri�? presentata dal Consorzio Idrico Piceno, impresa di gestione di servizi pubblici a rilevanza industriale costituita nella forma di società per azioni a totale capitale pubblico. Ne fanno parte come soci ben 50 comuni della Provincia di Ascoli–Fermo, rappresentanti di più di 270.000 cittadini residenti. Con questa concessione, non solo non verranno diminuite le attuali disponibilità pro capite di acqua, ma si trasformerà in ricchezza un bene che oggi finisce disperso in un fosso denominato “Cavone�?.
Con l’imbottigliamento, la zona avrebbe una nuova fioritura economica, il che significa creazione di nuovi posti di lavoro sia diretti che nell’indotto: ciò va a di vantaggio delle comunità locali, come pure il fatto che si tratterebbe di un deterrente allo spopolamento della montagna. Ecco dunque come la risorsa acqua torna ad essere risorsa al servizio di tutti e soprattutto della Comunità locale.
La storia vicina e lontana ci ha insegnato la differenza tra statalizzazione e libero mercato a favore di quest’ultimo e il 1989 con la caduta del muro di Berlino ha sancito definitivamente il fallimento del comunismo rivelandone l’incapacità ad attuare il benessere per l’uomo, per la sua libertà e per l’utilizzo ottimale e proficuo delle risorse. Curiosamente è stato anche l’anno in cui il governo inglese ha deciso di destatalizzare i “servizi pubblici” legati alla fornitura d’acqua nfatti, nei successivi undici anni ben novantatré altri Paesi ne hanno seguito l’esempio, inoltre l’idea non è rimasta solo patrimonio esclusivo delle società capitalistiche: il Vietnam, per esempio, ha stretto un accordo con due consorzi di imprese malesi per costruire un acquedotto e soddisfare i consumi di Ho Chi Mihn City. La Cina ha firmato contratti per garantire la costruzione di almeno tre sistemi di approvvigionamento privato.
Persino il compagno Fidel Castro ha avviato una joint venture con una compagnia spagnola, per portare acqua ai rubinetti di tre città cubane! Caro Rossi, anche lui ha capito…!

*On Gianluigi Scaltritti
Consigliere provinciale di Forza Italia