SAN BENEDETTO DEL TRONTO 24 novembre 2004 – Proseguendo nel percorso rivolto alla conoscenza dei personaggi più significativi della cultura locale, abbiamo intervistato Giampiero Paoletti, presidente del cineforum di S. Benedetto “Buster Keaton”. L’associazione quest’anno conta 980 soci, un record che premia la costanza e la dedizione di quanti hanno creduto nel progetto. Fondato nel 1977, nato come cineforum parrocchiale, il “Buster Keaton” è riuscito nel corso degli anni a diventare una consuetudine e un appuntamento imperdibile per gli amanti del buon cinema.
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Il cineforum Buster Keaton si è ormai consolidato nel tessuto culturale locale e riveste un appuntamento ‘fisso’. Come è nata l’idea di dar vita ad un cineforum e come si è evoluto nel corso del tempo?
“L’idea si è concretizzata nel 1977; inizialmente erano solo proiezioni parrocchiali che si svolgevano al cinema Don Bosco. Poi gli anni ’80 hanno rivestito un ruolo determinante per tutta la cinematografia: all’epoca contavamo un nucleo di fedelissimi, composto da 70-80 persone che seguiva le proiezioni. Pian piano siamo cresciuti, siamo passati al cinema Pomponi e poi al Calabresi, dove è arrivata la grande affluenza di pubblico. La continuità del progetto, anno dopo anno, ha permesso che il cineforum prendesse piede e che si affermasse come una solida realtà locale.?
Cosa pensa della programmazione cinematografica delle sale nella nostra zona?
“È una programmazione adeguata alla realtà locale: è infatti normale che in una città come S. Benedetto arrivino meno pellicole. E questo è dovuto alla globalizzazione: ormai il mercato è in mano alla grande distribuzione che detta le regole. Un gestore di sala deve necessariamente proporre dei film che abbiamo dei riscontri al botteghino, non può permettersi di proiettare delle pellicole che non hanno un ritorno economico.?
Ci sono degli aspetti su cui punterebbe per valorizzare ulteriormente una città come S. Benedetto?
“Sinceramente punterei molto sul cinema. Bisognerebbe far arrivare nella nostra città le piccole produzioni, perché S. Benedetto è una città che si presterebbe molto bene. Ancora oggi quando dico che sono di S. Benedetto molti ricordano il nostro lungomare per il film girato nel 1987 da Giuseppe Piccioni, “Il grande Blek”.?
Il 30 novembre verrà proiettato “Lavorare con lentezza”, film incentrato sulla vicenda di Radio Alice, radio indipendente di Bologna. A S. Benedetto in quegli anni c’era Radio 102. Com’è cambiato l’ambiente sambenedettese?
“In concomitanza alla proiezione del film abbiamo organizzato uno special. Prendendo spunto dalla pellicola abbiamo chiamato a raccolta i partecipanti di Radio 102, per una serata ribattezzata “Ricordare con leggerezza”. In quegli anni S. Benedetto era molto viva dal punto di vista culturale. Il punto di ritrovo era la ‘rotonda’, tutti si incontravano lì, anche se poi S. Benedetto è rimasta una città di provincia, e molti personaggi hanno preso altre strade. Anche Piccioni frequentava spesso i nostri ambienti prima di andare a Roma.?
Si hanno più stimoli nella S. Benedetto di oggi o in quella di fine anni ’70?
“Penso che le motivazioni siano differenti. Mentre prima ciò che era importante era fare gruppo, discutere, confrontarsi, dialogare, oggi si preferiscono i piccoli gruppi. Viviamo in un differente momento storico, ma la città deve necessariamente recepire questo passaggio di consegne.?
Quali sono i suoi registi ed i suoi film preferiti?
“Come regista mi piace molto Almodovar, per quanto riguarda i film ho molto apprezzato l’ultimo di Giuseppe Piccioni, “La vita che vorrei”. Tra i giovani registi italiani credo che Matteo Garrone possa essere uno dei più promettenti. Il nostro cinema è vivo, sebbene i film che possono essere definiti buoni siano comunque pochi rispetto alla produzione totale.?
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