SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Francesco “Ciccio�? La Rosa, messinese di quarantatrè anni, è un nome noto al pubbico sambenedettese. Nel 1989, penultima partita del campionato di Serie B 1988-89, il “Riviera delle Palme�? era pieno come un uovo. A San Benedetto era di scena il Licata, formazione già salva. Alla Samb, dopo la beffa di Piacenza (fu annullato un gol regolare a Pirozzi), serviva una vittoria per poi giocarsi tutto nell’ultima trasferta di Avellino. Invece, dopo il rigore sbagliato dal sambenedettese Ermini (e chi se lo scorda?), la partita divenne un incubo: e nella ripresa proprio La Rosa, segnando, decretò la fine dell’avventura della Samb in Serie B.
Corsi e ricorsi della storia: La Rosa ha iniziato la sua carriera da dirigente proprio a Messina, sua città natale e dove iniziò a giocare a pallone. Il Messina era in Eccellenza e anche grazie a La Rosa riuscì a tornare in B. Ora la Samb: La Rosa, che è passato agli annali come l’uomo del gol in Samb-Licata, adesso è a San Benedetto per una nuova avventura. Se tanto mi dà tanto…
La Rosa, innanzitutto una breve presentazione da “carta d’identità�?…
“Sono nato il 20 aprile 1961 a Messina, e attualmente sono sposato e ho tre figli, Mario di venti anni, Francesco di 8 e Valeria di 4.
Come è iniziata la sua carriera da calciatore?
“Ero nel settore giovanile del Messina, dove ho fatto tutta la trafila fino alla prima squadra, che a quel tempo era in serie C2. Da qui sono andato a Palermo dove sono stato quattro anni, inframezzati da un’esperienza a Caserta. Poi ho continuato tra Cavese, Ravenna, Licata, Reggina, Lecce e infine con laTriestina. Ho sempre giocato da attaccante, spesso da centravanti ma qualche volta ho anche giocato da seconda punta.�?
Quali sono state le più belle soddisfazioni della carriera di calciatore?
“Sicuramente l’esperienza di Licata, dove vincemmo un campionato di Serie C1 e poi riuscimmo a salvarci nel primo anno di B, nel 1988-89. Ricordo anche la vittoria della Coppa Italia di Serie C, nel 1994, quando giocavo con la Triestina: battemmo in finale il Perugia.�?
Qual è stato l’anno in cui ha segnato più reti?
“Nel campionato di C1 del 1987-88, che vinsi con il Licata, fui il capocannoniere del torneo con quindici reti. L’anno successivo, in B, segnai ancora quindici gol.�?
Quali allenatori ricorda con particolare affetto?
“Sicuramente quelli che mi hanno dato qualcosa in più sono stati Zeman e Ceraldo. Zeman mi ha allenato all’inizio degli anni Ottanta, quando ero nella Primavera del Palermo. Esordii anche in prima squadra, in Serie B, con quattro presenze e un gol il primo anno e dieci presenze e due gol il secondo anno. Riguardo Zeman, devo dire che stravedeva per me, e mi voleva portare con sé a Foggia, ma io scelsi di andare a Reggio Calabria e, a quel punto, Zeman scelse Baiano. Ma ad ogni modo Zeman era rimasto legato alla Primavera del Palermo che aveva allenato anni prima, infatti negli anni seguenti cercò sempre di avere nelle sue squadre quei giocatori.�?
Conserva delle amicizie degli anni in cui era calciatore?
“L’amicizia è un sentimento che si può provare con poche persone. Ad ogni modo, sono molto legato con Volpecina: lui è stato testimone al mio matrimonio, e io al suo! Posso citare anche il direttore sportivo Nicola Salerno. Sono poi legato ai ragazzi che avevo nel Messina, come Buonocore, Godeas, Marruocco e lo stesso Gutierrez.�?
Come è avvenuto il passaggio da calciatore a dirigente?
“Nel 1994, dopo Trieste, sono tornato a casa, perché avevo subito un infortunio e non avevo più intenzione di giocare. Ho smesso quando avevo ancora un contratto altissimo, e anche l’Avellino, dove allenava Papadopulo che mi aveva avuto a Licata, era disposto a spendere cifre elevate. Ma non avevo intenzione di rubare i soldi a nessuno. Ma nel 1994 la squadra della mia città, il Messina, era fallito e doveva ripartire dall’Eccellenza. La situazione era abbastanza compromessa. Mi hanno chiesto di giocare, e accettai, anche se in realtà “giochicchiavo�?. Durante la stagione fu esonerato l’allenatore Trimarchi e fui scelto come allenatore-giocatore. Recuperammo terreno e arrivammo terzi. L’anno dopo, mentre io continuavo ad essere allenatore-giocatore, vincemmo il campionato. Però io non volevo fare l’allenatore…�?
Perché?
“Per me è sempre stata una sofferenza scegliere un ragazzo piuttosto che un altro, mandare qualcuno in panchina o in tribuna. Non è il mio ruolo. Ma a Messina mi volevano ancora in panchina: accettai ma dopo dieci partite ho mollato, mi sono dimesso come allenatore chiedendo al presidente di farmi lavorare come dirigente, che è il ruolo che ho sempre desiderato di fare. Accettarono: dopo il quinto posto di quell’anno, la stagione successiva vincemmo il campionato. In Serie C2 chiesi che Nicola Salerno diventasse direttore sportivo, mentre io divenni team manager, perché a me è sempre piaciuto organizzare le squadre, oltre che fare l’osservatore.�?
Nel frattempo lei, con il Messina, è arrivato in Serie B…
“Siamo andati avanti, cambiando, rispetto alla C2, solo uno o due elementi l’anno. Questa era la nostra filosofia. Tuttavia ho dovuto sopportare anche la più grande delusione della mia intera carriera sportiva. Nel primo anno di C2 arrivammo secondi ad un punto dal Catania, ma fummo costretti ai play-off. La finale era Messina-Benevento, da giocare a Lecce. C’erano settemila messinesi! A noi bastava il pareggio: vincevamo 1-0 poi arrivò il loro pareggio. Al 118’ Scaringella, l’attuale team manager della Samb, sbagliò un gol a porta vuota: contropiede e gol del Benevento al 120’ minuto…�?
Come mai ha lasciato il Messina?
“Nel secondo anno di B è arrivato il presidente Franza, che è un po’ politico ed ha voluto appoggiarsi alla Gea. Dunque la ‘vecchia guardia’, che ha portato il Messina dall’Eccellenza alla B, è stata mandata via. Ma i tifosi e i giornalisti di Messina sanno come sono andate le cose, e non lo dimenticano.�?
Cosa ha fatto prima di venire alla Samb?
“Per due anni sono stato osservatore del Cagliari Calcio.�?
Come è avvenuto il passaggio alla Samb?
“Conosco Scaringella e D’Ippolito da tanto tempo. Quando, a fine agosto, la nuova proprietà stava acquistando la Samb, Scaringella mi ha proposto di venire a San Benedetto, e ho accettato volentieri anche perché conoscevo l’ambiente, ma soprattutto perché ho la possibilità di lavorare con persone che conosco e di cui mi fido.�?
Cosa ci può dire del progetto-Samb del presidente Mastellarini?
“E’ un buon progetto, purtroppo siamo partiti con notevole ritardo, abbiamo dovuto costruire la squadra in due giorni, e quindi quest’anno non abbiamo potuto programmare bene. Non nascondo comunque che, quando siamo riusciti a contrattualizzare alcuni giocatori, abbiamo anche esultato. Quest’anno puntiamo alla salvezza come ovvio, la gente ci deve capire. La mia speranza è di poter rifare qui a San Benedetto quanto compiuto a Messina, anche se qui è più facile perché partiamo dalla C1.�?
Come ha trovato l’ambiente rossoblù?
“Inizialmente abbastanza deluso, forse a causa degli avvenimenti degli ultimi anni. Ma si vede che è una piazza che ha voglia di calcio: mi piacerebbe, un giorno, vedere lo stadio tutto pieno, in ogni settore.�?
Domanda d’obbligo: Samb-Licata 0-1, gol di “Ciccio�? La Rosa…
“Ricordo bene quella giornata. Noi eravamo salvi, mentre la Samb doveva vincere ad ogni costo per poter sperare in qualcosa. Segnai il gol, il mio quindicesimo stagionale, anche perché la società mi aveva promesso un premio personale di un’automobile in casi di quindici gol. Ricordo che fu un contropiede, e riuscii a superare Bonaiuti. Qualche minuto dopo, in un’azione simile, preferii servire un compagno piuttosto che segnare, ma sbagliò a porta vuota. A fine gara esplose l’amarezza della gente, con un’invasione di campo. Quando mi hanno detto di venire a San Benedetto, ho pensato: “guarda un po’, io l’ho fatta retrocedere, chissà che…�?
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