La storia. Mare dentro è la storia vera di un uomo, Ramon Sampedro, che dopo aver perso l’uso degli arti in un incidente, conduce una vita cui vuol porre fine con la morte. Ramon è a letto da trent’anni, accudito dalla propria famiglia: la finestra della sua stanza è l’unico legame con il mondo. La vista è sul mare, il mare che lo costringe a letto perché causa dell’incidente. Suo unico desiderio è porre fine alla sua esistenza tormentata. Nella vita di Ramon entrano due donne: Julia, l’avvocato che porta avanti la battaglia per l’eutanasia; e Rosa, una donna di paese che vuole convincerlo a continuare a vivere. Ramon induce le due donne a porsi interrogativi sulla propria esistenza e sul senso della vita.
Chiuso in una stanza che si squarcia sulle sue improvvise visioni interne, sui suoi inestimabili ricordi, “Mare dentro” é una curiosa, calcolata miscela di rigoroso autocontrollo e di smaniante evasione immaginaria. Come se si fosse messo dentro la testa e il cuore del protagonista (immobile, necessariamente sulla difensiva, protetto dall’autoironia), Amenàbar raffredda l’emotività (che avrebbe potuto essere esplosiva), aiutato in questo dalla recitazione millimetrica di Javier Bardem. Ma nello stesso tempo non resiste alla sinuosa mobilità della macchina da presa, alle aperture che gli consentono i sogni e i desideri irrealizzabili del protagonista: gli zoom si avvicinano, brevi e scanditi, ai primissimi piani dei personaggi raccolti intorno al letto di Ramón. La musica classica accompagna la sua solitudine, sottolineando i voli oltre la finestra di quella stanza. Il tuffo in mare che gli é costato l’uso del corpo torna, secco come una frustata e avvolgente come una placenta, a segnare il passaggio tra la vita e la morte. Nel momento più bello del film, appunto quello dell’incidente raccontato a un’amica, tutta la vita gli passa davanti agli occhi, scandita dalla successione rapida delle fotografie dei volti, i luoghi, le ragazze amate.
Ed é la vitalità suggestiva dello sguardo di Amenàbar che in fondo ci fa capire perché Ramón vuole morire: perché non c’è musica, voce, affetto che tenga di fronte all’impossibilità di essere, e di riconoscere, se stessi.
L’ingresso, 4,5 euro, è riservato ai soci con tessera F.I.C. (euro 7).