SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Nel 2003 la spesa media mensile delle famiglie marchigiane si è attestata a 2.456 euro con un incremento dell’1,7% rispetto al 1999 (2.414 euro), registrando significativi cambiamenti rispetto alle abitudini di consumo. Quattro le categorie di spesa sulle quali si è concentrata maggiormente l’attenzione dei nuclei familiari: abitazione (+24,9%), Tabacchi (+11,1%), alimentari e bevande (+11,0%) e abbigliamento e calzature (+7,3%). Sul versante opposto, a subire una riduzione sono principalmente le voci di spesa del bilancio familiare riguardanti i servizi sanitari (-21,5%), i mobili e servizi per la casa (-20,8%), l’istruzione (-20,6%), i trasporti (-19,5%), e tempo libero e cultura (-10,3%).
Dai dati analizzati emerge un rilevante cambiamento dello stile di vita delle famiglie marchigiane. In soli quattro anni, i bilanci familiari hanno subìto un ridimensionamento delle spese legate alla qualità della vita quantificabile in circa 1.102 milioni di euro. Le abitudini di consumo si sono modificate. Oltre l’80 per cento dell’incremento della spesa è stato interamente assorbito dai consumi essenziali quali i beni alimentari e la casa. Un abbassamento del tenore di vita, drammatica conseguenza del regime di povertà e di quasi povertà che colpisce migliaia di nuclei familiari marchigiani. Un atteggiamento sociale legato principalmente all’andamento recessivo dell’economia, alla critica e difficile condizione del mercato del lavoro e agli scenari di incertezza che si avvertono nel nostro territorio.
In Italia la crescita dei consumi è significativamente più sostenuta: +10,5% a fronte dell’ 1,7% del dato marchigiano. La crescita nazionale si muove con un ritmo sei volte maggiore rispetto al dato regionale. Scomponendo la crescita delle categorie di consumi si nota che essa nelle Marche è assorbita per il 24,0% dai consumi alimentari a fronte di un valore medio italiano più basso, il 22,6% con una differenza pari a 1,4 punti percentuali.
Fra le principali variazioni messe in evidenza dalla ricerca della sede regionale dell’Istituto di studi politici, economici e sociali, spicca la crescita italiana dei consumi per l’istruzione (+3,6%) e per il tempo libero (+3,9%) a fronte di valori negativi marchigiani rispettivamente del 20,6% e del 10,3%. Ancora in Italia le spese per servizi sanitari diminuiscono dell’1,1% a fronte di una rilevante riduzione del 21,5% delle Marche.
Ma cosa ha pesato, infine, sull’incremento dei consumi delle famiglie marchigiane? Dall’indagine dell’ Eurispes Marche è emerso che ad incidere maggiormente sull’aumento della spese del bilancio familiare, sono i consumi primari relativi alla casa (56,9%) e ai beni alimentari (24,0%) . A seguire le spese per altri beni e servizi (7,4%), per abbigliamento e calzature (5,9%), per i combustibili e l’energia (3,9%) e, infine, per comunicazione (1,0%) e tabacchi (1,0%).
“Nella regione Marche – ha commentato il presidente regionale Camillo Di Monte – si sta assistendo ad una silenziosa ma sostanziale trasformazione dello stile di vita, in linea con quanto accade in Italia. L’attenzione dei marchigiani si concentra così prevalentemente sui cosiddetti “beni rifugio�?, in attesa di una ripresa che lentamente muove i suoi primi passi fondata sul modus operandi del piccolo imprenditore marchigiano che, da sempre, rappresenta il “made in�? originale e di indiscutibile valore aggiunto e, sul coriano carattere di un popolo che storicamente ha svolto il ruolo di formica piuttosto che quello di cicala. La difficile situazione che ha costretto i marchigiani a mettere mano in modo sempre più pesante a portafogli per abitazione e alimentari fa sì che per “vivere la casa�? oggi, nelle Marche, bisogna rinunciare a quelle piccole abitudini che fino a qualche tempo fa si concedevano, affrontando con la necessaria dignità un periodo di recessione dal quale occorre uscire restituendo ai consumatori il clima di fiducia come spinta essenziale per un’immediata ripresa economica�?.