ALTIDONA – Stanze Aperte è ormai una realtà consolidata per quanto riguarda l’arte contemporanea nel nostro territorio.
L’11 Luglio è stata inaugurata la decima edizione (visitabile nei mesi di Luglio e Agosto), alla quale il curatore Nazzareno Luciani, supportato dal testo critico di Cristina Petrelli, ha invitato 13 artisti, che hanno installato i propri lavori nelle varie “stanze�? del paese, fondendo antico e contemporaneo, in un percorso ideale che dal medioevo giunge sino ai nostri giorni.
I locali utilizzati per le installazioni sono i più vari si parte dalla sede dei vigili, passando per la sede della Pro Loco, si entra nelle case antiche in disuso e nelle cantine, per concludere il percorso nel parco panoramico.
Naturalmente un’operazione del genere comporta delle difficoltà: “La capacità di coinvolgere ed emozionare per quanto diretta e immediata possa sembrare, è frutto del ragionamento affonda le proprie radici in una speciale sensibilità che per diventare eloquente, deve usare mezzi che la rendano comprensibile. Chiedere a un artista di inserire un proprio lavoro in un contesto storicizzato, costruito, determinato dalla quotidianità vuol dire fargli accettare una sfida�?. (Cristina Petrelli)
Invitando ogni singolo artista, Nazzareno Luciani ha fatto sì che Altidona si incontrasse e si mettesse in interrelazione col percorso concettuale fatto dall’artista stesso.
In questo contesto gli artisti che, in qualche modo si sono fatti notare sono: Barbara Di Cretico, che attraverso le sue fotografie scattate in Galizia dopo il disastro della Prestige riesce a trasmettere la rabbia e l’impotenza umana; Monica Gabrielli, che nella propria fotografia crea un gioco d’ombre sinuoso e sensuale; Vincenzo Leopardo, che con una pittura veloce fatta di segni crea figure in cui permane l’accenno di un gesto; , che con la macchina fotografica ritrae carcasse di automezzi abbandonati, quasi fossero dei reperti archeologici della nostra epoca; Barbara Panisson, che in Aspetta il mare da forma e sostanza a un’operazione concettuale dove la figura dell’artista al centro della scena arriva fondersi con la natura circostante in un continuo rimando concentrico.