“In C1 sono Benevento, Catanzaro, Chieti, Crotone, Fermana, Giulianova, L’Aquila, Lumezzane, Novara, Sora, Spezia, Taranto, Torres, Vis Pesaro.

In C2 sono invece Cavese, Cuoiopelli Cappiano, Fano, Fidelis Andria, Giugliano, Gubbio, Imolese, Ivrea, Mantova, Meda, Montichiari, Nocerina, Pizzighettone, Pro Sesto, Ragusa, Ravenna, Savona, Tolentino. “

Non è, questo, un superficiale consuntivo delle squadre partecipanti alla serie C della stagione che va chiudendosi. Al contrario, malgrado l’elevato numero lo possa far escludere, sono le squadre di terza e quarta serie che, secondo un’inchiesta del settimanale “L’Espresso”, ad oggi non potrebbero iscriversi ai prossimi campionati. Il motivo? Un rapporto mezzi propri/attivo o mezzi propri/valore calciatori che non soddisfa i criteri stabiliti da uno degli ultimi consigli federali.

Per chiarire il concetto: le regole dicono che i mezzi propri della squadra devono risultare pari almeno all’ 8% dell’attivo patrimoniale e al 25% del valore attribuito in bilancio al parco giocatori. Questo se per alcune delle squadre citate può non essere un facile problema da risolvere (basta ricapitalizzare per poche migliaia di euro o vendere un paio di buoni calciatori, il tutto entro il 12 luglio), per altre può essere il canto del cigno. Dei casi presi in esame (squadre come Paternò, Varese, Gela, Igea, Olbia, Palmese e Rosetana non hanno inviato documentazione a FIGC) dall’autorevole firma del Corriere della Sera, Vittorio Zucconi, alcuni appartengono alla prima fascia, altri alla seconda.

La situazione tra l’altro è in costante aggiornamento, per cui dati certi non me possiamo avere. Ciò che invece possiamo a ragione supporre, è che compagini che hanno ottenuto la promozione non avranno difficoltà a far quadrare i conti. E’ il caso di Catanzaro e Mantova, potrebbe anche essere lo stesso per Lumezzane e Crotone.

Ragionando all’opposto, è durissima per le squadre che sono retrocesse. L’Aquila, Taranto, Imolese e Montichiari (noi ci aggiungiamo anche le due “inadempienti” Paternò e Varese) rischiano di vedere le streghe.

Ci sono poi squadre che nonostante la salvezza rischiano di non iscriversi proprio per un forte buco di bilancio. E’ il caso della Palmese o del Meda, squadra abbandonata al suo destino e che si sta facendo qualcosa per darla in mano a qualcuno che possa ripianare i debiti.

E c’è poi da considerare che squadre che sono passate dinanzi al tribunale come Foggia, Monza ed Isernia non sono state prese in esame, ma che tutte e tre rischiano di non vedere il professionismo. Infine c’è da sottolineare come molti club stiano vivendo fasi societarie convulse, che solo in caso di sbocco positivo potranno garantire un futuro al calcio nelle città in questione. E c’è da registrare i malumori di alcuni presidenti che vorrebbero mollare tutto.

Ci avviciniamo, in buona sostanza, ad una delle estati più tormentate della serie C. Si annuncia un’ecatombe di massa se davvero queste regole saranno rispettate. A quel punto, un ripescaggio di massa dalla serie D, più massiccio di quello dello scorso anno, è da mettere in preventivo.
I soldi stanno finendo, ed i presidenti lo sanno. Con chi prendersela? Con le gestioni, con il sistema, con tutti.

In ogni caso, più che lamentarsi sarebbe tempo di agire: entro il 12 bisogna avere tutti i documenti a posto. Una settimana dopo, la Covisoc comunica la lista nera (che sarà molto lunga) con i club messi all’indice che avranno tre giorni di tempo per un appello alla Coavisoc (Commissione d’appello della Covisoc). Il 26 la Coavisoc si pronuncia sui casi in esame e il 27 luglio il Consiglio Federale rende noto il rooster delle 132 squadre professionistiche, con le escluse che potranno appellarsi solo agli organi competenti del CONI e non ai TAR regionali”.

tratto dal sito www.tuttalac.it (articolo di Marco Santopaolo)