De Angelis presenta Guccini: “Da pochi giorni, per decreto del presidente della Repubblica, è Cavaliere del Lavoro.�?

Guccini scherza: sono cantautore dell’ozio.

“In Francia queste cose avvengono da tempo. Qualcuno mi prende per i fondelli per il fatto che io sia diventato cavaliere della Repubblica…�?

“Il mio primo impatto con la canzone francese lo ricordo benissimo: un giorno un’amica mi fece ascoltare un disco francese. Ferré non lo conoscevo se non per una canzone che girava tra gli anarchici: lo conosciuto nel 1974 al Festival Tenco. La canzone francese mi è sempre rimasta nel sottofondo, anche se in un primo momento il folk-beat anglosassone era predominante.

Adesso non si fa più un genere fisso di canzone, ognuno fa quel che si sente di fare, e il risultato è un misto. È difficile tradurre il catalano e il francese in italiano, mentre è facile tradurre alla lettera in modenese, cosa che ho fatto con alcune canzoni.

Sono della seconda generazione che ha avuto il sogno americano (i primi erano Vittorini e compagni): nel dopoguerra gli americani erano veramente liberatori, e tra noi e loro c’era tanta simpatia. Gli americani sembravano tutti intellettuali, si leggevano solo Hemingway e Fitzgerald e ascoltavamo musica americana, così come il cinema. Allora nacque il mito americano, bastava dire “americano�? per qualificare positivamente un aspetto.

Poi con il Vietnam è iniziato a stridere questo mito americano: sono poi andato in America e ho visto l’altra faccia della medaglia.

Vietnam: nelle nostre prime manifestazioni, nel 1968-69, eravamo vestiti elegantissimi, tutti con i capelli corti e in giacca e cravatta.

L’Eskimo: è stato casuale: in un mercatino lo trovai pensando che poteva servirmi per l’inverno. Nello stesso mercatino scoprii dei libri interessanti di Borgess e di Eco. Una trilogia importante e casuale.

La naja. “Quando andai a fare la naja mi trattarono bene perché arrivai con una chitarra in mano: era una caserma alla periferia di Roma, 12 chilometri di perimetro, un caffè e un distributore di benzina, poi basta. Bisognava solo suonare e bere il vinaccio della naja. In quel periodo conobbi la musica sudamericana, che mi appassionò molto. Il maggiore Giacchini, di Pesaro, si era innamorato una mia canzone intitolata “Antisociale�?: Giacchini mi mandò a Gorizia a cantare l’�?Antisociale�? davanti ai generali.�?

Ferré. “Domani reciterò, come avvenuto ieri a Cupra, un paio di canzoni di Ferré, “Gli anarchici�? e “La Ferita�?, e leggerò un passo del suo libro�?