Enzo Nucifora, avvocato fine conoscitore di calcio, messinese classe 1945 ma a San Benedetto dal 1969, attuale direttore sportivo del Chieti, ha iniziato la sua avventura nel mondo calcistico nel 1977 con la Sambenedettese dei tempi d’oro, e con la Samb, nel 1981, ha ottenuto la prima di altre otto promozioni: un piccolo record che testimonia il fiuto di quest’uomo che, dichiara, “Ho sempre messo in pratica quello che ho imparato con la Samb�?. Dopo San Benedetto, è stata la volta di Messina (due volte), Avellino (due promozioni anche qui), Atletico Catania, Barletta, Gualdo, Martina. Si potrebbe parlare ore con Nucifora senza annoiarsi, tanta è la sua capacità di critica e analisi sul calcio attuale e il piacere con cui ricorda fatti e aneddoti della Samb dei Bergamasco, Toneatto o Sonetti. Se il lavoro con le squadre calcistiche ne ha fatto un “gitano�?, il cuore di Nucifora è indissolubilmente legato alla Samb e a San Benedetto. Abbiamo una miniera d’oro in casa e non ce ne accorgiamo? Mai dire mai.

Domenica prossima la Samb va a Chieti: i giocatori neroverdi saranno demotivati?

Assolutamente no. Abbiamo tre obiettivi importanti: battere il record del Chieti in fatto di punti realizzati, ovvero i 47 di due anni fa. Vogliamo essere, tra le quattro squadre abruzzesi di C1, quella meglio classificata. E puntiamo al sesto posto, perché bisogna essere pronti a qualsiasi evenienza, ripescaggi compresi. Purtroppo abbiamo commesso degli errori nel girone di andata, ma dopo il rafforzamento di gennaio, in pratica, abbiamo sempre vinto e ci siamo riportati nelle posizioni di testa. Ma recuperare non era facile.

Crede che per la Samb ci siano ancora speranze di agganciare una posizione play-off?

A mio parere i giochi sono fatti e il campionato è chiuso. Se anche la Samb dovesse vincere sempre, sono convinto che il Benevento sarà in grado di conquistare quei cinque punti che lo metterebbero al riparo. Anche la lista delle squadre che parteciperanno ai play-out sia ormai definita.

A proposito di Serie B, lei è stato tra gli artefici dell’ultima promozione della Samb fra i cadetti…

Ah, quella era l’epoca bella del calcio! Sono stato dirigente della Samb dal 1977 al 1983: tutto era bellissimo, c’era il vero sapore del calcio: ricordo la fiumana di gente e intere famiglie che in bicicletta, con le bandiere in mano, si spostava dalle vie del centro al Ballarin. A San Benedetto, già all’una e mezza, non circolava più nessuno perché erano pronti per la partita!

Qual era la forza di quella Samb?

Alla base di quei successi c’era una dirigenza locale. All’epoca erano in circa quaranta, con i vari Bollettini, Caioni, Damiani, Travaglini, Giorgini, Valeri, Ciabattoni, Bocci, Zoboletti e tanti altri. C’era molta “sambenedettesità�?, in pratica, tra amici e parenti, quasi tutta la città era coinvolta.

Qual è il ricordo più bello legato a quegli anni?

La salvezza miracolosa che ottenemmo nel 1979 con Toneatto. Perdemmo a Taranto 2-0 e, a tre giornate dal termine (gli facciamo notare che anche oggi servirebbe un “miracolo�? a tre giornate dalla fine, ndr) servivano cinque punti per non retrocedere. La prima domenica avevamo il Pescara in casa, che allora lottava per la Serie A. Decidemmo di comprare noi stessi dirigenti tutti i biglietti disponibili, e poi rivenderli o distribuirli. Per tutta la settimana mi prodigai ad affiggere manifesti in città che invitavano i tifosi a partecipare. Quella domenica San Benedetto intera palpitava allo stadio, il Ballarin era pienissimo e vincemmo con un gol di Corvasce!

C’era poi lo scontro diretto di Cesena.

Avevamo organizzato oltre trenta pullman per Cesena: la società si accollava il costo del viaggio (1.250 lire) i tifosi il biglietto. In curva c’eravamo anche noi dirigenti: nonostante il nostro esodo il Cesena ci attaccò di continuo, ma alla fine strappammo un preziosissimo 0-0. All’ultima giornata affrontammo la Nocerina: era già retrocessa ma, per qualche strana ragione oppose una resistenza notevolissima che riuscimmo a superare poi nel secondo tempo, quando vincemmo per tre a zero.

Vedo che questi ricordi sono ancora molto vivi in lei. Il calcio di oggi forse non l’appassiona più?

Il calcio sta diventando sempre più virtuale. Viviamo per il business della televisione e delle scommesse: una volta il mondo del pallone era più pulito. In Inghilterra si progettano stadi da ventimila posti da vendere tutti in abbonamento, così ci si concentra soltanto sui contratti televisivi. Se andremo avanti così fra una decina d’anni non rimarrà più nulla di ciò che è stato! Per non parlare delle scommesse: il tifoso che scommette sulla Juve non si interessa del risultato della sua squadra di provincia, e magari d’inverno preferisce vedere i gol in diretta piuttosto che andare allo stadio.

Ma può essere tutta colpa di televisione e scommesse?

Quando io ho cominciato a lavorare per la Samb, si era in epoca di “vincolo�? e “parametro�?: ovvero i giocatori erano di proprietà della società e per acquistarli bisognava pagare il parametro stabilito. Poi è arrivata la sentenza Bosman, e i giocatori si svincolano e possono essere acquistati a parametro zero. Così accade che qualche società abituata alla Serie C riesca a prendere buoni giocatori svincolati e si ritrovi in alto (pensiamo al Chievo, o al Castel di Sangro in B), mentre società nobili come pressate dalla piazza, spendono miliardi per qualche stagione e se non arrivano prime falliscono. La Samb è invece nella leggenda perché ha disputato ventuno campionati di B quando era l’unica formazione non capoluogo di provincia tra A e B. Per evitare il disastro e i fallimenti, dobbiamo selezionare, ridurre i gironi di C da cinque a due o tre.

Cosa pensa dell’organizzazione dirigenziale del calcio italiano?

Gli errori partono dal vertice: Galliani non può essere presidente di Lega e del Milan, Carraro non può capire i problemi del calcio di provincia se è preso da mille interessi con le banche. Non abbiamo più dirigenti di valore, svincolati da qualsiasi interesse. Un solo dirigente ha sfasciato il calcio italiano portando la Serie B a 24 squadre e la Serie A a 20, una cosa che venti anni fa non sarebbe stata possibile!

Cosa ne pensa di Luciano Gaucci?

Non è mio compito addentrarmi in giudizi personali.

E dei tifosi della Samb?

Ho visto le ultime due partite casalinghe e meritano qualcosa di importante. Qui c’è la mentalità vincente per la Serie C ma devo dire che bisognerebbe acquisirla anche per un ipotetico torneo di Serie B, cosa che ai miei tempi mancava. Comunque, spero che Gaucci riporti la Samb in Serie B. Le potenzialità restano da massima serie.

Come erano i rapporti con i tifosi all’epoca in cui lavorava per la Samb?

I rapporti erano ottimi, ma devo dire che allora erano molto esigenti: addirittura, per un pareggio in casa per 2-2 con la Sampdoria, venivamo contestati pesantemente, i tifosi entravano dentro gli spogliatoi…Devo comunque raccontare un aneddotto riferito a “Nuttate de lune�?: attorno al 1980 decidemmo di farne un marchio musicale della Samb, così come la famosa lancètte che ancora adesso è il suo simbolo. Qualche anno dopo, quando tornai a San Benedetto con il Messina, fui invitato ad una trasmissione televisiva dove, assieme ad immagini festose di me con giocatori e dirigenti della Samb, scorrevano le note di “Nuttate de lune�?. Fui molto emozionato e in queste ultime due partite ho riascoltato con piacere questa canzone allo stadio, cosa che mi fa venire la pelle d’oca.

Nucifora torna a San Benedetto. Possibile?

Ci metterei la firma. Tornerò alla Samb se alla sua guida arriveranno dei dirigenti sambenedettesi. Punteremmo direttamente alla Serie B. Ci si può giurare, perché io lavoro solo dove c’è fame di vittoria, altrimenti mi sento male quasi fisicamente!

ppf