Altro che “mani pulite” e scandali politici vari, la vera mosca bianca della nostra Italia per bene (!) sembra essere il tanto amato gioco del calcio. Da quando la palla si è messa a rotolare – da ormai più di un secolo e mezzo – pare che sospetti e malignità l’abbiamo sempre fatta da padrone.

Non ci sorprende questo ultimo scandalo legato al calcio scommesse che coinvolge 5 giocatori e ben 12 club (tra cui Fermana e Ascoli), perché l’incubo di mister “totonero” aleggia sui prati verdi di tutta Italia, almeno “ufficialmente”, a partire dal 1980. Ve lo ricordate Massimo Cruciani, commerciante romano, il quale il primo marzo di quell’anno affermò di essere stato vittima di una truffa architettata da alcuni giocatori di serie A? Beh, se non vi torna in mente questo episodio, magari vi ricorderete che alla fine di quella stagione oltre ad essere squalificati un sacco di giocatori tra A e B, vengono retrocesse nella serie cadetta nientemeno che Milan e Lazio, mentre Avellino, Bologna e Perugia sono penalizzate di 5 punti per il torneo successivo. Infine in B pagano dazio Taranto e Palermo penalizzate di 5 punti.

Ma il “bello” deve ancora venire, se è vero come è vero, che nell’86 scoppia il secondo scandalo, più grande, se possibile, del primo. Il tutto nasce ancora una volta per caso, più precisamente da un’inchiesta della magistratura di Torino su un traffico di droga, il quale porta alla scoperta di un’organizzazione di calcio-scommesse nelle serie A, B e C.

Alla fine le società punite saranno: l’Udinese e la Lazio penalizzate di 9 punti, il Perugia spedito in C2 oltre a 2 punti di penalizzazione, il Vicenza retrocesso in B, il Palermo, il Cagliari, la Triestina e il Foggia penalizzate di 5 punti, la Cavese catapultata in C2 e con 5 punti di “handicap” in aggiunta.

Gli anni Ottanta dunque protagonisti – ahinoi – di simili veleni, ma il decennio successivo non è stato da meno, visto che non ha risparmiato altri “casi”, i quali hanno contribuito ancor più a gettare il nostro calcio nel turbinio chiassoso delle polemiche e dello scalpore. Ricordate? Ma come no?!

Stagione ’92-’93. Il Perugia di Luciano Gaucci approda in serie B dopo lo spareggio con l’Acireale, ma lo scandalo dei cavalli venduti ad un arbitro nel corso del campionato fa sì che la Commissione Disciplinare retroceda in C1 la squadra umbra e squalifichi per tre anni il suo presidente.

Campionato di serie A edizione 1998-’99, Venezia – Bari (24 gennaio ’99). Il brasiliano Tuta segna a tempo scaduto il gol del 2-1 che decreta la vittoria dei lagunari, ma il calciatore è l’unico ad esultare, perché anche i propri compagni, non solo gli avversari, se la prendono col giovane reo di aver rotto l’equilibrio del match che si stava avviando a terminare col risultato di parità. A fine stagione tornerà in Brasile..

Agosto dello stesso anno. La rivista Famiglia Cristiana pubblica una lettera-confessione di un anonimo calciatore professionista, il quale ammette di aver venduto una partita importantissima del torneo ’98-’99, vinto dal Milan.

Estate 2000. 20 agosto, Atalanta – Pistoiese è valevole per il girone di qualificazione di Coppa Italia. 1-1 termina la gara, ma dopo la stessa si viene a sapere che a metà giornata le agenzie della Snai non avevano più accettato “puntate” sui segni “1-X”, proprio alla luce di una pioggia di scommesse in questo senso. La sentenza sul caso arriverà nel marzo dell’anno successivo: squalifica per dodici mesi a ben cinque giocatori, ovvero Aglietti, Gallo, Zauri, Allegri e Siviglia.

Marzo 2001. Serse Cosmi, allenatore del Perugia, è ospite negli studi televisivi di Italia 1 in attesa di andare in onda. Crede che il suo microfono sia spento e si lascia andare a considerazioni sui campionati di C in cui a suo dire, soprattutto al sud, le partite “combinate” sono all’ordine del giorno.

6 aprile 2002, Torino – Bologna. Gol dell’1-1 segnato da Cruz su colpo di testa. Cross di Signori da calcio d’angolo e l’argentino insacca, indisturbato nell’area di rigore granata. Dalle immagine tv si nota il labiale di Galante all’indirizzo di Delli Carri: “Fagli fare gol!”. Interviene l’Ufficio Inchieste Federale, ma ben presto il caso viene archiviato.

Tutto qua. Può bastare? Spero di non aver dimenticato nulla. Lo spero davvero, perché l’amata palla “pezzata” è ormai come un pugile al tappeto che tenta di rialzarsi di continuo ed ogni volta che ritorna in piedi, va giù di nuovo. L’ennesimo “polverone”. Altro che “malato”, lo stato di coma è più di una crudele metafora per dipingere la situazione in cui versa il nostro calcio.