“Nel 2001 Il primo punto del mio programma elettorale fu Città grande�?. Da queste parole si evince chiaramente l’opinione del consigliere comunale Mauro Calvaresi, da noi interpellato questa settimana: per l’esponente dell’opposizione il progetto che prevede la costituzione di un’unica realtà territoriale comprendente San Benedetto e i comuni contiguii non è solo auspicabile ma addiritura necessario. A margine dell’intervista, Calvaresi si è complimentato con il nostro settimanale, esortandoci a portare avanti l’inchiesta iniziata un mese fa. Non mancheremo.

Ritiene realistica l’ipotesi che prevede l’integrazione politica e amministrativa sempre più forte tra San Benedetto e il territorio circostante?

‘Città grande’ è stato il primo punto del mio programma elettorale nelle elezioni comunali del maggio 2001. L’idea nacque dalla constatazione che la città di San Benedetto e le comunità confinanti costituivano, e costituiscono tutt’ora, una sola realtà socio-economica. L’omogeneità del tessuto sociale, la condivisione di interessi economici e produttivi, la contiguità dei territori urbanizzati e la comunione dei servizi, rendono le comunità di San Benedetto, Monteprandone, Monsampolo, Acquaviva, Grottammare e Cupramarittima un’unica grande città.

Non crede che anche le città costiere del vicino Abruzzo potrebbero far parte di questa nuova realtà?

Ne sono convinto. A tale progetto dovrebbero essere interessate anche le comunità di Martinsicuro e Colonnella, ove fosse possibile rimuovere la linea di confine regionale. Le comunità interessate, per i livelli complessivi raggiunti, per il dinamismo che le contraddistingue, per la volontà e la capacità di ulteriore sviluppo, meritano di vedersi riconosciuta quella forza e autorevolezza che le sono proprie, in un rapporto paritario con le altre realtà regionali.

Quali vantaggi potrebbe portare la realizzazione di questo progetto?

La costruzione di una nuova, grande città consentirebbe grandi passi avanti. Due svolte, in questo senso, potrebbero essere la programmazione dello sviluppo socio-economico su scala più ampia, seguita dal coordinamento e la razionalizzazione dei servizi, con notevoli risparmi d’esercizio. In questo modo sarebbe possibile conseguire il riconoscimento, a livello regionale, di quella rilevanza che molto spesso ci è stata negata. Tutti riescono a vedere come San Benedetto stia pian piano esaurendo la sua spinta propulsiva, che tralaltro ha favorito la sua incredibile crescita a partire dal dopoguerra. Non si può non vedere come, ormai da diversi anni, il dibattito si sia arenato attorno ai problemi di sempre, senza peraltro arrivare a nessuna conclusione concreta o significativa.

A quali problemi si riferisce?

A quelli che non trovano mai risposte: sviluppo edilizio, sì o no? Mancanza di servizi: come e dove reperirli? Sentina: parco naturalistico o strutture turistiche? Grande viabilità: nuova autostrada, variante collinare o bretella? Parcheggi sull’Albula: sì o no? Sono tanti i nodi irrisolti, è giunto il momento d’intervenire.

L’ex assessore Torquati afferma che la via più concreta per raggiungere l’ipotesi dell’integrazione politico-amministrativa sia quella dell’Unione tra Comuni: è d’accordo?

La proposta di Torquati potrebbe rappresentare una fase intermedia, finalizzata alla fusione. Ricordo che la legge favorisce l’istituzione di nuovi comuni, mediante la fusione di più comuni contigui con l’erogazione di contributi regionali e contributi straordinari statali che proseguono per dieci anni, commisurati ad una quota dei trasferimenti spettanti ai singoli comuni che si fondono. E’ possibile che lo statuto della nuova città preveda l’istituzione di municipi nei territori delle comunità di origine.

Il presidente della Provincia, Pietro Colonnella, ha recentemente parlato di San Benedetto come ‘futura piccola capitale del turismo piceno’: ritiene che i Comuni circostanti siano realmente disposti ad accettare un’eventualità del genere?

I piccoli comuni del circondario stentano ormai ad amministrare i loro miseri bilanci. Questa situazione induce obbligatoriamente tutti i politici locali a studiare, approfondire e proporre soluzioni che non possono prescindere dall’obiettivo della ‘Città grande’. Ciò porterà vantaggio a tutte le comunità interessate.Sia chiaro, tutte meritano pari dignità.

Quest’obiettivo sembra, però, emarginato dal dibattito politico locale…

La politica deve assolutamente operare nell’ottica della città territorio. Gli schieramenti devono necessariamente ternerne conto. E’ ora di smetterla con colorati programmi elettorali con i quali si promette di tutto e di più, pur sapendo che non si realizzerà nulla di quanto promesso.

Insomma, l’inchiesta sul progetto ‘Città grande’, lanciata dal nostro settimanale, poggia su basi solide…

Ripeto, il perseguimento dell’obiettivo ‘Città Grande’ è possibile. Mi complimento ed esorto il vostro giornale a continuare nella campagna di indagine e di informazione sull’argomento.