Intervista a Luciano Sgolastra, attuale consigliere provinciale dei DS, ex presidente del consiglio comunale sambenedettese e consigliere comunale per quattro legislature. E’ il Direttore del Centro Commerciale PortoGrande.

Per la città di San Benedetto e il territorio circostante, lei ritiene utile un’ipotesi di integrazione politica e amministrativa sempre più forte?

Questo è auspicabile se il ruolo che San Benedetto da un po’ di anni ha avuto e ha come città e comune-guida del territorio circostante continuerà. Noi dobbiamo sempre pensare alla nostra città come una città-territorio. Abbiamo però un’estensione territoriale abbastanza piccola, quindi per la creazione di servizi e strutture, per la nostra vita sociale, l’economia, il turismo e altre attività economiche, non tutto si potrà realizzare a San Benedetto. Per quanto riguarda la politica, una visione territoriale della nostra città è conveniente per noi e per tutti i territori circostanti che gravitano su San Benedetto.

Come ritiene che possa essere superata l’attuale frammentazione territoriale che danneggia l’economia locale (Si pensi al turismo, alle politiche economiche, alla pianificazione del territorio, al mancato coordinamento intercomunale)?

Già oggi abbiamo degli strumenti che in qualche modo fanno dialogare i comuni di una certa area, nella fattispecie per quanto riguarda il nostro territorio. Penso a istituzioni come quelle sulla sanità: abbiamo una Asl che comprende più comuni, ci sono delle conferenze sui servizi dove vengono chiamati più soggetti a discutere sulla realizzazione o meno di infrastrutture.

Si pensi alla politica urbanistica, è già consuetudine che i comuni si confrontino con i comuni vicini. Poi c’è un’ ente locale come la provincia che negli ultimi anni continua ad avere quella funzione di programmazione del territorio provinciale e di coordinamento delle varie istituzioni a livello locale.

Le necessità di superare la frammentazione già oggi ci sono. Occorre ora intraprendere scelte amministrative che abbiamo una visione comprensoriale della propria politica e della propria città. Gli strumenti ci sono, c’è bisogno che le volontà politiche poi si attivino per applicarle.

Ritiene che nel lungo periodo si possa giungere alla creazione di una nuova città (quello che sta accadendo tra Porto S. Elpidio e S. Elpidio a mare)?

Che si possano istituire nuovi comuni raggruppando i comuni esistenti o creare nuovi comuni magari dividendo dei territori, questo lo prevedono le leggi nazionali, quindi tutto è possibile. Ma credo che oggi per quanto ci riguarda è sorta la necessità di assumere, come comune di San Benedetto del Tronto, quel ruolo che nei fatti ci viene riconosciuto, quindi il ruolo di capofila, punto di riferimento che va oltre i confini del nostro comune.

Lei ha citato l’unione di Porto S. Elpidio e S. Elpidio a mare: sì, mi risulta che per realizzare questa ipotesi -da anni sul tappeto per altro- le due amministrazioni si stanno confrontando, ma non so se questo avverrà o meno. Lo riterrei per ora un progetto… bello ma impossibile, troppe ancora le difficoltà burocratiche da superare.

Quello che secondo me è più importante e realizzabile oggi, non è il problema dell’assetto istituzionale, ma il problema di creare un sistema dove poi i risultati sono gli stessi. Ad esempio, amministrare la realtà territoriale con soggetti diversi, quindi con più comuni, con più amministrazioni è anche possibile oggi.

Pensa che invece sia percorribile la strada dell’unione di comuni (Val d’Aso, Val Vibrata, ecc.)? O lo stato attuale delle cose è ‘immodificabile’?

Possiamo fare riferimento alla politica amministrativa che cura lo sviluppo sociale del territorio su larga scala, da Val Vibrata alla Val d’Aso: questo è possibile. Come dicevo prima, vi sono già delle istituzioni e degli strumenti che fanno dialogare questi comuni per degli aspetti della vita sociale: oltre a pensare alla Asl possiamo pensare a tutta la politica del turismo: non si può fare una programmazione del turismo pensando solo alla spiaggia, al territorio di San Benedetto, occorre avere una visione più ampia. Tant’è vero che la provincia di Ascoli Piceno attuerà dei patti territoriali per incentivare questo settore turistico, ma non è rivolto soltanto a San Benedetto, avrà già una visione comprensoriale.

Ha fatto bene a citare la Val Vibrata: in un certo senso è una zona che economicamente, socialmente e culturalmente ci è molto vicina, è una zona ricca, ci sono diversi insediamenti industriali (media e piccola industria).

Se la Val Tronto si caratterizza per una forte presenza di un’economia basata sull’agroalimentare, dalla produzione alla trasformazione, la Val Vibrata si sviluppa fortemente nel settore tessile. Mettere a sistema queste due realtà secondo me crea delle premesse e delle prospettive economico-sociali importanti per tutto il territorio.

E’ vero che ci troviamo di fronte a due amministrazioni provinciali e due amministrazioni regionali, ma gli strumenti ci sono: per dialogare, gestire, costruire e amministrare insieme il territorio (sempre se c’è la volontà politica). Ogni tanto rievochiamo in questa zona il ‘Marcuzzo’, la zona tra le Marche e l’Abruzzo (lo dice la parola stessa).

Ecco, cominciamo anche a vedere un futuro in prospettiva: come mettere a sistema, come dialogare, come ragionare per lo sviluppo nel campo socio-economico di questo territorio, guardando anche al di là della sponda del fiume Tronto, che può essere utile all’economia, all’amministrazione di tutte e due le realtà, abruzzese e marchigiana.

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Quando si dice che i problemi ma anche le soluzioni vengono fuori parlandone. Luciano Sgolastra con la sua ultima risposta ha lanciato un’alternativa alla nostra inchiesta (quella odierna è solo la prima puntata).

Sgolastra ha parlato infatti di Marcuzzo, una parola tanto cara al compianto ex sindaco Temistocle Pasqualini. Chiaro il riferimento alla zona più a nord dell’Abruzzo e a quella più a sud di San Benedetto del Tronto. Pare tra l’altro che non sia solo una parola ma la denominazione storica di un territorio che in passato aveva unità di intenti a livello commerciale e culturale.

Cogliamo al volo l’occasione: nei prossimi giorni andremo a spulciare in Biblioteca e nelle menti di alcuni storici sambenedettesi assai ferrati sull’argomento. Per tornare sull’argomento principale della nostra inchiesta, l’input lanciato da Sgolastra può essere inteso come ancora di salvataggio nel caso l’auspicata Unione o Fusione si rilevasse bella ma impossibile come immagina oggi il consigliere provinciale dei Democratici di sinistra