Full Monty è stata una pellicola-simbolo, di qualche stagione fa, dell’arte di arrangiarsi non napoletana ma prettamente british. Se Ken Loach ha fatto la sua fortuna descrivendo i disagi economici ed esistenziali del proletariato britannico da Lady Tatcher in poi, il Full Monty di Peter Cattaneo ribalta gli schemi e innesta, a partire dalle tragedie di Loach, uno sguardo comico sulla realtà.

Dopo i successi cinematografici, Full Monty viene riproposto, come fortunato musical teatrale: dopo aver debuttato in America e essere stato proposto nei più importanti teatri del mondo, Full Monty (musiche di David Yazbeck) è stato portato in Italia con la regia di Full Monty c’è stavolta Gigi Proietti, mentre i protagonisti sono Roberto Bani che prende il posto del cinematografico Robert Carlyle, e Bob Messini nella parte dello spogliarellista senza la prestanza di un California Dream Man.

Imponenti i numeri per questo kolossal teatrale: oltre 2000 curriculum visionati, 1000 provini realizzati, per un team composto da oltre 150 persone, fra cui :21 attori, 16 membri dello staff creativo, 45 persone impegnate nell’allestimento scenografico, 3 nelle traduzioni del testo americano, ben 12 musicisti e 15 tecnici.

Gigi Proietti, a proposito di Full Monty, ha dichiarato: “Affrontando la storia ho assolutamente puntato sul realismo escludendo a priori il sopra le righe, anche se la presenza di canzoni e numeri ballati porta ad una cadenza di volta in volta differente. Ho cercato in tutti i modi di non caratterizzare eccessivamente l’ambientazione della storia, lasciando una neutralità di luogo che potesse facilmente permettere l’identificazione da parte del pubblico in ciascuno dei personaggi.�?