Riceviamo e pubblichiamo:
Salve direttore,
chi vi scrive è un giovane tifoso, un giovane ultras o come meglio vuole definirlo scelga lei. So solamente che ormai per me la Samb è una cosa preziosa a cui tengo moltissimo, per la quale mi sacrifico in dimensioni di denaro, di tempo, di fatica. Vorrei solo esprimere il mio pensiero sul difficilissimo periodo che sta passando la Sambenedettese. Naturalmente sono dell’opinione che i Gaucci se ne debbano andare visto l’esito della contestazione a fronte della 3° sconfitta stagionale casalinga. Vorrei però analizzare questa situazione sotto tutti i punti di vista, sia dalla parte dei tifosi che da quelli della “società”(??!!?). Da una parte, domenica si è assistiti a un vero e proprio fiume in piena che ha investito il caro ed ex (ormai lo considero tale) presidente sor Luciano, il povero malcapitato allenatore (??!??) mister Trillini e ultimi i calciatori. Tutto lecito e giusto visto le cause che hanno portato a questa esplosione da parte della tifoseria: vedi la tentata cessione all’”amico” Agnello, le minacce di portare la squadra a Macerata, l’indifferenza di fronte al blocco del traffico, il caso Miftah, l’assenza ormai cronica della proprietà al Riviera Delle Palme, la campagna acquisti estiva (se così la possiamo definire), le dichiarazioni del sor Lucianone che ci aveva etichettati come “rompiscatole”, le pluri-ventilate cessioni della società nel periodo estivo e più in generale durante l’anno e chi più ne ha più ne metta … Se da una parte è indubbio riconoscere ai Gaucci la rinascita sotto il profilo prettamente professionistico della S.S. Sambenedettese Calcio 1923 con l’apice raggiunto nel tanto agognato ritorno in C1, dall’altra trovo troppo pretestuoso l’abbandonare la nave dopo la prima e vera contestazione della loro gestione. Come dire, l’amore verso la beneamata ci stava spingendo verso una sorta di mutismo e rassegnazione che ormai sembrava aver preso possesso delle nostre anime, lo scheletro Venturato nell’armadio era troppo fresco per rischiare per la seconda volta il tracollo totale. E così come per incanto il catino di tifo che ha sempre contraddistinto il nostro stadio, domenica si è trasformato in una specie di mattatoio delle verità. D’accordo sui motivi della contestazione quindi, meno invece sulle modalità. E’ stato un po’ come ad assistere a colpi di mitraglia sparati a caso da un soldato coperto di sangue e ferito soprattutto nell’animo. Come in ogni società che si rispetti, la contestazione parte dal basso e deve avere un evolversi gerarchico a seconda della gravità della situazione, ovvero secondo il mio pensiero si è un po’ saltati dall’antipasto al dolce senza passare per primi e secondi e contorni. In fondo analizzando bene la classifica siamo a un solo punto dai play-off e a meno 6 dalla vetta e considerando cha manca tre quarti del campionato direi che è stato prematuro scagliarsi direttamente contro Gaucci & co. Ma, come si dice, ormai il dado è tratto e la speranza mia, come penso quella di tutti i sambenedettesi, sia che finalmente la società venga rilevata da uno o più imprenditori che amino la Samb e che non pensino invece ad avere solo il solito tornaconto finanziario. Certo è che però di personaggi dotati economicamente e allo stesso tempo appassionati dei colori rossoblu non se vedano molti in giro, a tal proposito infatti vorrei lanciare una sottospecie di proposta. Vorrei prendere come esempio la società del Chieti, dove c’è una società sicuramente non ricchissima ma carica di serietà, voglia di fare e soprattutto del luogo e quindi molto più sofferente nei riguardi della loro squadra di calcio. A Chieti (da quello che mi risulta) ad ogni inizio stagione la società coinvolge più direttamente i tifosi teatini, raggiungendoli con bollettini postali dove ognuno è libero di versare quanto vuole per la causa della squadra di calcio. Ebbene, tutto il ricavato viene regolarmente incassato dalla società e speso per i vari progetti e costi da sostenere da parte dei neroverdi per tutto l’arco del campionato e a fine stagione viene emesso una sorta di resoconto, dove vengono dettagliate tutte le spese a sottrazione dell’ammontare iniziale. Sicuramente qualcuno mi potrà obiettare che la squadra non abbia fatto negli ultimi anni dei campionati recitando un ruolo da protagonista, ma sicuramente la sua tifoseria lo è stata, rendendosi parte attiva delle sorti della propria squadra e soprattutto rendendosi orgogliosi di sostenere i propri calciatori oltre che con il classico apporto corale e sventolio di bandiere ma anche dal punto di vista economico.
Se a tutto questo pensiamo che Chieti fa nemmeno la metà del pubblico che assiste puntualmente ogni domenica la Samb, allora possiamo dedurre che questa sicuramente non sia la medicina che curerà ogni nostro male, ma perlomeno potrebbe incentivare l’arrivo di qualche imprenditore fin’ora titubante. Per alcuni questa potrebbe essere una soluzione inutile, per altri solamente follia, o per alcuni potrebbe essere una soluzione…a tutti voi comunque dico che questa volta non c’è in ballo una partita, un campionato e nemmeno il nostro presente e peggio ancora il nostro futuro, questa volta c’è soprattutto in ballo il nostro passato e 80 anni di storia e di gloriosa militanza calcistica da parte della Sambenedettese. Purtroppo il calcio delle società tutto cuore e grinta sono finite, ora per sopravvivere ci vogliono i quattrini nel senso lato della parola stessa e soprattutto questa volta il fallimento potrebbe esserci davvero fatale! Con ogni mezzo impediamo che accada tutto ciò… Voglio solo ricordare uno striscione molto significativo da parte dell’Onda d’Urto che rispecchia e unisce tutti i pensieri: “Mai Schiavi! Da Sempre .. Per Sempre.. La Samba Siamo Noi!”

Voyager22