Carmine Esposito torna a San Benedetto a 10 anni di distanza dal maledetto anno del fallimento, dopo aver calcato campi importantissimi, aver segnato svariati gol tra Serie A e Serie B, ed aver vestito maglie prestigiose come quelle di Fiorentina e Sampdoria.
In questa intervista ci ha confessato i motivi che l’hanno spinto a vestire di nuovo la maglia rossoblu, e a scendere in serie C dopo anni di calcio ad alti livelli. E’apparso, determinato, deciso, con le idee chiare, e il solo obiettivo di tornare a giocare quantomeno nella serie cadetta il prima possibile.
In queste prime partite ha già fatto vedere cos’è capace di fare, dimostrando di non essere affatto un giocatore finito, come qualcuno poteva pensare che fosse. Siamo certi che appena tornerà al massimo della forma, saprà dare ancora di più alla causa, spinto anche dalla sua bella famiglia, e dai suoi due figli, col quale ora vive felicemente a San Benedetto.

Carmine, puoi innanzitutto dirci quando hai cominciato a giocare a calcio?

“Ho iniziato molto presto, all’età di 6 anni nelle giovanili del Napoli dove ho militato, salvo una breve parentesi a Catanzaro, fino alla “primavera�?. Sono stato con gli azzurri anche un anno quando c’era Maradona, ed ho avuto il privilegio di allenarmi con lui e gli altri, sedendo anche due volte in panchina.

Di quale squadra sei tifoso?

Sono tifoso della Sampdoria (come il sottoscritto ndr), e simpatizzante della Lazio. Abitando a Fuorigrotta, proprio dietro allo Stadio San Paolo e da piccolo ero sempre in curva, poi col passare del tempo sono diventato tifoso della Samp.

Puoi parlarci della tua famiglia d’origine?

Mia madre è casalinga, mio padre invece fa l’impiegato, inoltre ho due sorelle che studiano e lavorano. In passato mi seguivano tutti molto spesso, ora purtroppo con l’età, per loro non è più agevole muoversi, ma mi sono sempre e comunque vicini moralmente, come lo è la mia famiglia che è qui con me.

Ci puoi raccontare quando è avvenuto il tuo esordio tra i professionisti?

Il mio esordio è avvenuto all’età di 17 anni, nella stagione 1990-91 con la maglia della Casertana in serie C1. La partita più bella della mia carriera è sicuramente l’ esordio in Serie A con la maglia dell’Empoli nel 1997. Ricordo che giocammo quella partita in campo neutro a Firenze, contro la Roma, e per me fu un emozione indescrivibile, anche perché in due anni avevo contribuito con molte reti a trascinare i toscani dalla C alla massima serie.
Ho poi un ricordo molto triste, che però non riguarda la mia carriera calcistica, ma la mia “vita�? da tifoso. Mi riferisco alla famosa finale di Coppa dei Campioni che la Sampdoria perse nel 1992 a Wembley contro il Barcellona con gol negli ultimi minuti dei tempi supplementari, fu davvero una delusione indescrivibile.

Sei tornato a San Benedetto dopo 10 anni, l’hai trovata cambiata, nei tifosi, nella città stessa…

I tifosi mi sembrano addirittura più carichi e calorosi di allora, quando erano presenti non pochi problemi societari, ora invece, dopo la bella stagione dell’anno scorso, mi sembra che tutto l’ambiente sia pervaso da un grande entusiasmo, che ci spinge a dare il massimo in campo. Anche la città mi sembra mutata, all’epoca abitavo a Porto D’Ascoli, e praticamente non c’era niente, mentre ora è diventata una città.

Dopo così tanti anni passati a giocare tra A e B, non ti senti declassato a giocare in terza serie?

Si, onestamente sì, ma voglio rimarcare il fatto che io ho accettato la Samb perché non la reputo in nessun elemento considerabile, una società da Serie C, ma senz’altro da serie cadetta. Ho rinunciato ad altre svariate offerte provenienti dalla C, per scegliere San Benedetto, perché la ritengo la piazza ideale per le mie motivazioni.

Essendo tu così esperto, sicuramente saprai dirmi le differenze che ci sono tra le categorie superiori e la C..

La differenza la fanno ovviamente i giocatori, che in Serie A ti puniscono al minimo errore. In questa categoria, specialmente quest’anno, trovo che ci sia molto livellamento tecnico verso il basso.

Quali caratteristiche credi siano fondamentali per arrivare nella massima serie?

Metto al primo posto la fortuna, ho visto giocatori molto bravi che da anni militano in C, solo perché sfortunati, e al secondo posto l’umiltà, in quanto ritengo che senza questa non si possa andare molto lontano.

Hai iniziato a San Benedetto da tornante, poi hai giocato punta con Empoli e Fiorentina. In quale ruolo ti trovi meglio?

Negli ultimi tre anni ho giocato con la Sampdoria da esterno sinistro mentre con Fiorentina ed Empoli giocavo da punta pura. Ricordo che Trapattoni mi consigliava sempre di giocare da esterno, perché vedeva in me le qualità necessarie per quel ruolo, rapidità, e buon senso del gol, ma io purtroppo non ho voluto dargli credito. Nelle ultime stagioni a Genova, sono stato martoriato da vari infortuni, ma comunque ritengo che il mio ruolo naturale sia quello sulla fascia, e sono convinto che quando sto bene, so cavarmela egregiamente in quella posizione.

Quale allenatore ricordi con più piacere?

Sicuramente Spalletti, visto che ci ha lanciato lui, come noi tutti dell’Empoli, lo abbiamo lanciato nel calcio che conta con le nostre buone prestazioni.

Cosa pensi dell’attuale momento del calcio, partendo del caso Catania, fino ai tristi fatti di Avellino?

Negli ultimi tempi tutto in questa sfera è peggiorato, il calcio che conoscevo io da bambino non esiste più. Troppi sono gli interessi che ruotano attorno ad una partita, e questo ha portato ad uno scadimento generale di quello che una volta era uno sport, mentre ora non lo sembra.

Un giocatore della tua esperienza non può per un attimo non gettare un occhio sulla Serie A, e dirci i suoi pronostici..

“Essendo tifoso della Samp e simpatizzante della Lazio, come già detto prima, spero in una tranquilla salvezza per i blucerchiati, mentre sono convinto che i biancocelesti guidati da Mancini, possano ripetere la splendida stagione dell’anno scorso.

A 32 anni hai ancora un sogno nella tua carriera?

Sì, sicuramente, non ti nascondo che mi sento ancora bene, come un giocatore che può dare tantissimo, e per questo voglio tornare nel calcio che conta, in Serie B. Sono venuto a San Benedetto perché penso che sia la piazza giusta per questo mio obiettivo, e spero vivamente di riuscirci.