Domenica ha sfoderato una doppietta da bomber di razza nel derby con la Vis, e ha fatto ricredere chi ad inizio stagione non lo considerava affatto. Stiamo ovviamente parlando di Gabriele Scandurra, 24 anni, che nell’ultima stagione aveva realizzato 9 reti in Serie D, nelle file dell’Orvietana.
Ci ha concesso questa intervista nella sua casa di San Benedetto, dove da circa un mese vive assieme al suo grande amico Alessio Bifini. E’stato martoriato da vari infortuni, che ne hanno spesso condizionato il rendimento e la forma fisica, tanto da impedirgli di dimostrare le sue capacità. Ora con la maglia rossoblu è in cerca di riscatto, in una piazza calorosa e diversa, da quelle che aveva conosciuto finora. Non si è tirato indietro nei momenti difficili, e ora ha davanti a sé la possibilità di consacrarsi finalmente come un vero goleador. Le due splendide realizzazioni di domenica, rappresentano senz’altro un buon viatico sulla strada del campionato, anche se tutti i tifosi si augurano, che siano le prime di una lunga serie. Di certo ora, con il rientro di Criniti, e il recupero di Esposito, dovrà lottare per una maglia da titolare, ma siamo pronti a scommettere che Gabriele saprà mettere in difficoltà Trillini nelle sue scelte.
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Quando hai iniziato a giocare a calcio?
Ho iniziato all’età di 16 anni nelle fila della Lucchese, dove per tre stagioni ho militato nella primavera, quando i rossoneri erano in Serie B, senza però riuscire mai a debuttare in prima squadra, per un infortunio ai legamenti crociati di un ginocchio. L’anno successivo quando eravamo retrocessi in C1, ho giocato la mia prima partita
Puoi parlarci della tua famiglia?
Mio padre che è insegnante di judo, inizialmente non voleva neanche iniziassi a giocare al calcio, in quanto mi spingeva a fare arti marziali, che tra l’altro insegnava anche ai corpi speciali di polizia. Facendo anche servizio allo stadio, non vedeva molto di buon occhio il calcio, ma ha dovuto combattere con la mia passione, che era troppo forte per impedirmi di praticarlo. Non mi ha comunque mai ostacolato, ed anzi, una volta vista la mia caparbietà, e la mia voglia di emergere, mi ha assecondato, aiutato, e spinto sempre a dare il massimo.
Di che squadra sei tifoso? Andavi allo stadio?
Sono un tifoso della Roma, ma essendo andato via di casa molto presto, non ho avuto purtroppo molte occasioni per recarmi all’Olimpico ad ammirare i colori giallorossi.
Parlaci del tuo esordio in prima squadra?
La prima partita che ho giocato è stata in Coppa Italia contro il Lecce, e successivamente contro la Ternana. Questi match mi hanno aiutato a mettermi in mostra, e farmi giocare qualche partita da titolare in quella stagione (1999-2000 ndr), nella quale realizzai anche due goal. Dopo 6 mesi in Toscana, venni prestato all’Atletico Catania, per poi ritornare di nuovo alla base, a Lucca. Comunque, la partita che rimarrà impressa nella mia mente è quella con la Ternana, dove ebbi come avversari parecchi giocatori importanti, e mi ritrovai ad affrontare una squadra di Serie B. Fu il primo vero banco di prova per me, e penso proprio che lo superai a pieni voti, visto che ebbi anche la gioia di realizzare la rete dell’1-1. Credo sia impossibile dimenticarmi quella serata.
Hai avuto momenti difficili nella tua carriera?
Purtroppo sì, ho avuto un infortunio terribile al ginocchio a 19 anni, proprio nel momento in cui dovevo esplodere, ed ero in pianta stabile in prima squadra. Questo ha compromesso quella stagione, dove rimasi 6 mesi fuori, negandomi la possibilità dell’esordio in cadetteria. Non è stato facile riprendermi da quel momento, è stata una brutta botta a livello fisico e psicologico. Sono momenti in cui ti viene voglia di buttare tutto all’aria, ma attraverso la volontà e la caparbietà alla fine si superano.
C’è un attaccante al quale ti ispiri?
L’attaccante più forte che abbia mai visto è sicuramente Marco Van Basten, completo in ogni qualità. Mi piace molto anche Alen Boksic, e attualmente Christian Vieri, che si avvicina un po’ alle mie doti, che sono potenza e velocità.
Che caratteristiche bisogna avere per sfondare nel mondo del calcio?
Oltre alle caratteristiche tecniche, ci vogliono umiltà e spirito di sacrificio, che credo siano elementi basilari per qualsiasi attività, non solo quella del calciatore. Soltanto con questi è possibile mantenersi a buoni livelli agonistici.
Che rapporto hai coi nuovi compagni?
Beh, innanzitutto sono stato molto contento di ritrovare qui a San Benedetto Alessio, che conosco già da parecchio tempo, e col quale mi intendo alla grande sia fuori dal campo, che in campo.
Con gli altri, ho subito legato, malgrado siano tutti nuovi, in quanto c’è stata molta disponibilità sin dal primo momento. Ho anche svariati amici nel mondo del calcio, col quale continuo a sentirmi, o vedermi ogni tanto, per mangiarci una pizza.
Passando un attimo all’attualità a livello nazionale, cosa pensi dei fatti di violenza accaduti ad Avellino la scorsa settimana?
Queste sono cose che fanno veramente male a chi gioca a calcio, ma che soprattutto in Italia, e fa male dirlo, fanno parte sempre di più di questo mondo. All’estero ci potranno sì essere dei problemi, ma credo che qui da noi, i tifosi siano spesso esagerati, ed esasperati, nei loro atteggiamenti. Penso comunque, che quella gente, abbia ben poco a che fare con i veri tifosi.
Restando a fatti attuali, non puoi non raccontarci i due gol di Pesaro…
Estata un emozione grandissima, in quanto era un partita molto attesa sia da noi, sia dai tifosi che sentivano questo derby. Nel primo gol ho vinto un rimpallo con un po’ di fortuna e mi sono portato avanti il pallone con il petto, e non con la mano come ho potuto leggere in qualche giornale, per poi scagliare un bel sinistro all’angolino, malgrado io sia destro. E’stata una gioia indescrivibile. Il secondo gol, è nato da un gran pallone che mi ha servito Martusciello, e che io ho poi saputo calciare con forza e precisione, rendendo vano il volo del portiere.
Malgrado tu sia nuovo della città, che idea ti sei fatto di San Benedetto e dei suoi tifosi?
La mia è un impressione positiva, senza alcun dubbio. San Benedetto è una piazza dove ci si possono togliere grandi soddisfazioni, spinti da un pubblico meraviglioso. Mi hanno sempre parlato bene dell’ambiente e della città, e io non posso che confermare queste impressioni. E’una splendida località di mare, e ha gente fantastica, non posso chiedere di meglio.
Anche se sei ancora giovane, hai idea di cosa potrai fare una volta terminata la tua carriera?
Mi piacerebbe aprire una mia attività per investire i soldi guadagnati, o insegnare calcio ai ragazzi giovani. Di certo c’è che comunque, ho vari progetti, anche se non ho ancora un idea precisa, visto che non so ancora dove andrò a vivere, e come proseguirà la mia carriera.
Che obiettivo ti poni in questa stagione, assieme a tutta la squadra?
Nel calcio è difficile fare certi discorsi, tanto più per noi, che viviamo alla giornata. Sarebbe bellissimo salire di categoria, anche se per ora rimane soltanto un sogno. Domenica dopo domenica, cercheremo di coltivare questa possibilità, sperando di riuscirci. Personalmente sono qui per rilanciarmi, e prendermi una rivincita da tutta la sfortuna che mi ha perseguitato in questi anni. Ho trovato una piazza che mi da questa chanche, e non voglio fallire. Cercherò di segnare più gol possibili, prima per la Samb, e poi come soddisfazione personale.
Domenica c’è il Foggia…
Sarà una partita difficilissima, loro verranno col contello tra i denti, noi ora siamo consapevoli di ciò che possiamo fare, e di quanto valiamo, dopo i segnali positivi arrivati domenica a Pesaro. Dobbiamo entrare in campo sereni ed attenti, il resto se giochiamo come sappiamo, verrà da sé.