“Signor Cancelliere,
le dichiarazioni del sottosegretario Stefani sui turisti tedeschi hanno avuto sui marchigiani l’effetto di un’autentica doccia fredda.
Tuttora i miei corregionali stentano a credere che un uomo di governo, che ricopre un incarico ritenuto strategico per il nostro paese, possa aver espresso giudizi che non trovano, mi creda, il minimo consenso nelle Marche e non solo nelle Marche.
Il sentimento prevalente della popolazione marchigiana, che ricorda piacevolmente la sua visita nella casa del pittore Bruni a Pesaro, è quello di un misto tra vergogna e incredulità. Vergogna per giudizi assurdi e totalmente contrari alla realtà delle relazioni tra i nostri popoli improntate ad amicizia e stima autentiche, incredulità per una esternazione che mai avremmo pensato potesse uscire dalla bocca di un uomo di governo nei confronti di un paese, tra l’altro promotore e costruttore della comune casa europea.
Chi conosce la Lega, sa che il suo linguaggio politico non ha limiti, spesso volto a colpire l’immaginario collettivo, senza rispetto per le persone e il buon gusto. Purtroppo il senso delle istituzioni è una virtù che, come diceva il Manzoni nei suoi Promessi Sposi a proposito del coraggio di Don Abbondio, “chi non ce l’ha non può darselo”.
Venga pure tranquillamente nelle Marche, signor Cancelliere, non rinunci a distendersi nella quiete di una zona che ha alle spalle il Montefeltro e di fronte il mare Adriatico. Non disturberemo la sua quiete e il suo bisogno di ritemprarsi dalle fatiche della politica.
Per me e il mio governo regionale, l’affare Stefani non è assolutamente chiuso: vogliamo ottenere dal governo un atto forte di “riparazione”, come dopo una calamità naturale, per questa sciagura che si è abbattuta su un paese e una regione totalmente inconsapevoli.
Vorrei poterla incontrare nei prossimi giorni, per chiederle scusa delle offese e per brindare con lei e la sua consorte all’amicizia tra la Germania e le Marche, una regione che nell’etimo del suo nome ha radici allemagne.”