Pur apprezzando il grande desiderio che spinge da sempre Luciano Pompili a trovare soluzioni idonee alla Riviera delle Palme ed alla città di San Benedetto in particolare, stavolta la sua iniziativa denominata ‘charme’ apparirebbe azzardata. Sembrerebbe a prima vista, infatti, un cambio di destinazione troppo radicale (e per certi versi in contrasto) alla nostra tradizionale vocazione turistica.
Il rischio che l’idea possa generare confusione e far smarrire l’attuale identità (non proprio vincente ma chiara), è però da scongiurare: non si vuole un radicale mutamento ma la semplice creazione di una nicchia di mercato in grado di soddisfare un tipo di clientela più esigente, con suggerimenti mirati.
Una precisazione dovuta per chi, leggendo l’intervista, fraintenda (è possibile) il vero significato dell’iniziativa.
(IL DIRETTORE)

Quali sono le sue previsioni per la prossima stagione turistica?
Usciamo da un’estate e autunno 2002 tra i più sfortunati degli ultimi 50 anni: maltempo, alluvioni, terremoti, senza dimenticare i primi quattro mesi del 2003 che per problemi internazionali non hanno assolutamente favorito il fenomeno turismo. Detto questo ci sono segnali che ci confortano e ci fanno ben sperare. Nell’auspicio che nulla più di estremamente sgradevole accada possiamo azzardare una previsione positiva.
Ci sono iniziative particolari da parte del Consorzio? Ci può illustrare quella su cui puntate maggiormente?
Le iniziative del Consorzio sono tante effettivamente, sia nell’ambito della promozione che dell’accoglienza. Basta dare una sbirciata al nostro programma promozionale di ogni anno nonché a quelle iniziative che possiamo definire di “accoglienza�?, in quest’ultimo settore nel 2003 saremo ancor più impegnati rispetto al passato.
Siamo convinti che si può definire “prodotto turistico�? ciò che è materialmente fruibile, costante, spendibile sul mercato: l’opposto del vago e del generico. Costruire dei prodotti turistici adottando il metodo dell’individuazione dei segmenti, cioè delle specializzazioni, appare la via più razionale e meno dispersiva per conquistare dei risultati concreti. Non vorremmo apparire discriminanti, ma delle realtà che per loro natura fanno parte di un tema o segmento specifico possono non essere idonee per altri temi: vale a dire che non si tratta di essere meglio o peggio di altri, ma più semplicemente “diversi�?. Ognuno per la sua specificità può far parte di un circuito ben preciso e quindi proporsi o proiettarsi verso il proprio mercato di riferimento. Quando vogliamo essere tutto o pensiamo di avere tutto è più probabile che non possiamo vantare alcuna specificità in particolare.
La vacanza estiva, pur continuando ad essere il nostro prodotto trainante, difficilmente consente ulteriori espansioni rilevanti. Ecco quindi il senso e l’opportunità di costruire ulteriori prodotti turistici basati su “temi�? fattibili. Ne abbiamo individuati alcuni, uno di questi non poteva che essere la convegnistica. Appare evidente quanto questo segmento sia diverso dal turismo sociale, scolastico o sportivo, quindi è altrettanto scontato quanto necessiti in primo luogo di servizi e strutture, a partire da quelle ricettive, operative tutte l’anno e in ogni caso attinenti. Questo tema-prodotto può benissimo espandersi verso quella nostra idea di creare una “linea�? particolare denominata “CHARME�?, anagramma di “Marche�? ma anche acronimo di “Chi HA Richieste Molto Esigenti�?. Questo circuito, a parte la scheda specifica riguardante le sale convegni del sistema turistico locale Maremoti, si presta benissimo per soddisfare nicchie di mercato (nazionali e internazionali) disposte a spendere di più ma alla ricerca di situazioni, momenti e prodotti particolari se non unici, nell’ambito del sistema turistico.Quindi è già iniziata una ricerca di quanto c’è di meglio e di più attinente sulla riviera e nell’interno tra alberghi, sale, shops, ristoranti, cantine, strutture sportive, balneari, congressuali, tour organizzati, ecc.
Fascino, quindi, particolarità, unicità, professionalità, cortesia, per la creazione di una filiera orientata verso la soddisfazione di una tipologia di ospiti non ancora affermata nella Riviera delle Palme e nel Piceno.
Negli ultimi anni gli esercizi alberghieri stanno diminuendo, a favore di residence e mini-appartamenti: che giudizio dà a questo fenomeno?
E’ un fenomeno iniziato venti anni fa e che non ha ancora subito battute di arresto. Il fenomeno degli alberghi della Riviera così come in gran parte nella costa adriatica ebbe sviluppo, purtroppo, sulla scia del metodo che possiamo definire “romagnolo�? degli anni ’60: cementificazione a basso costo e senza lasciare quegli spazi vitali che danno maggior qualità alla vita. Aggiungiamoci poi un modello di pensione completa basato su prezzi stracciati, scarsi servizi, sfruttamento del nucleo familiare (dal nipotino al nonno), turni di lavoro concentrati ed oggi improponibili, azzeramento totale della vita privata. I tempi sono man mano cambiati, è venuta crescendo un’esigenza di maggior qualità sia da parte dell’utenza che degli addetti ai lavori. L’Italia è divenuta così una nazione con un costo della vita pari alla media europea, quindi il modello adriatico poteva finire solo in questa maniera. Nella trasformazione di alberghi in residence il male peggiore è la cambiamento da strutture ricettive ad appartamenti privati, poiché questo comporta un vero “snaturamento�? della vocazione turistica di una località.
San Benedetto, Grottammare e Cupra Marittima sembrano diversificare le proprie politiche turistiche: eventi di massa la prima, avvenimenti più elitari la seconda, mentre Cupra richiama un turismo più giovanile grazie ai camping. Ritiene che vada cambiato qualcosa?
Queste diversità vanno intese in senso buono, poiché rispecchiano perfettamente l’idea e il senso del Consorzio turistico, che vuole utilizzare l’insieme delle differenze positive o caratteristiche al fine di comporre un puzzle dal quale scaturisce un prodotto turistico completo.
Il lungomare di San Benedetto ha subìto solo due modifiche negli ultimi venti anni: l’isola pedonale nella zona di Porto d’Ascoli e la pista ciclabile. Il presidente dell’Assoalbergatori riminese, già lo scorso anno, dichiarò che per “dare uno sviluppo ventennale al turismo riminese” il lungomare andava chiuso al traffico automobilistico. Il sindaco ci sta pensando in questi giorni…
Non è un segreto per nessuno che progresso, civiltà e qualità della vita corrispondano anche a rumori, traffico eccessivo e problemi di parcheggio. Non conosciamo nei dettagli il progetto ma certamente queste sono quelle classiche operazioni coraggiose che devono far conciliare tante esigenze, a volte reali e a volte legate semplicemente alla difficoltà innata nel dover cambiare abitudine.
Le panchine sul lungomare sono in pessimo stato, perché? Non è una buona presentazione per villeggianti e turisti.
Abbandono, incuria e vandalismo non sono mai un segno positivo, piuttosto danno l’idea di una società che nutre poco rispetto e poco amore verso la città e l‘ambiente in cui vive.
A parte “charme” non le sembra che le iniziative turistiche stiano ristagnando sui soliti temi? Novità zero. Non ci sembra un buon segno.
Le novità sono auspicate e decantate da molti, sempre ammesso che si sappia cosa intendere per novità, ma per concretizzarle sono indispensabili investimenti, coerenza e impegno anche fisico. La nostra esperienza ci insegna che in genere è molto più semplice teorizzare, mentre è molto più difficile trovare qualcuno disponibile ad ascoltarti regolarmente per tre ore alla settimana ed è quasi impossibile trovare proseliti quando si tratta di “tirar fuori i denari�?.
Ha un’idea precisa per come allungare la stagione turistica?
Le nostre idee sono contenute nel progetto riguardante il sistema turistico locale che abbiamo già inviato per l’approvazione alla regione Marche.
Dulcis in fundo: il presidente degli albergatori ritiene che uno dei motivi della scarsa crescita turistica della Riviera delle Palme sia da addebitare ad una scarsissima collaborazione tra le parti interessate, lei che ne pensa?
Penso che l’individualismo in alcuni periodi storici ha rappresentato la classica “spinta di accelerazione�?, ma in una società compiuta, quando c’è capacità di collaborazione con altri, non collaborare rappresenta senza dubbio una dispersione ed un rallentamento.

PAOLO DAMIANI