Finalmente il processo Previti e’ arrivato a sentenza.
Gia’ dalla lettura del dispositivo si possono trarre
alcune prime valutazioni:

1.Ora si capisce perche’ in tutti questi anni si e’ fatto
tutto il possibile e l’impossibile – utilizzando e
strumentalizzando persino il Parlamento con leggi ad
hoc – per evitare che si andasse a sentenza: ne

temevano l’esito perche’ si erano resi conto che le
prove potevano inchiodare gli imputati alle loro
responsabilita’;

2. non si e’ trattato di un processo politico ne’ i
magistrati erano prevenuti, giacche’ la sentenza ha
anche riconosciuto l’innocenza di persone risultate
estranee ai fatti contestati come nel caso di Filippo

Verde;

3.Se e’ vero – come e’ risultato vero (seppure solo con
una sentenza di primo grado) che un giudice ha
ricevuto – per il tramite di Cesare Previti ed attraverso
un giro di bonifici bancari – circa 400.000 dollari

da un conto corrente appartenente al comparto
societario Fininvest (di proprieta’ dell’attuale Presidente
del Consiglio Silvio Berlusconi), la domanda e’: chi e’ il
mandante dell’operazione? Chi, alla fin fine, ci ha
messo i soldi? Chi ha dato le disposizioni finali di
pagamento?

4.Insomma la questione politica che ora si pone e’
grave e delicata (ed e’ inutile mettere la testa sotto la
sabbia e far finta di non accorgersene come gia’
stanno facendo in tanti della maggioranza e

dell’opposizione): qual’e’ stato il ruolo di Berlusconi
nella vicenda? Ed e’ compatibile il suo comportamento
passato con le funzioni che egli oggi ricopre? Certo,
nei suoi confronti e’ intervenuta a suo tempo la

prescrizione ma questo vuol dire solo che – dato il
tempo trascorso – nei suoi confronti non si e’ potuto
procedere all’accertamento giudiziario delle

responsabilita’. Dal punto di vista politico pero’, il
problema resta e pesa come un macigno . Soprattutto
perche’ fra qualche settimana egli dovra’ guidare come

Presidente di turno – per conto dell’Italia – la Comunita’
Europea. Basta leggere i giornali internazionali di
questi giorni per rendersi conto degli sberleffi,
dell’ironia, delle umiliazioni, del sarcasmo a cui il

nostro paese e’ – e soprattutto sara’ – sottoposto.

Quanta amarezza.

ANTONIO DI PIETRO