Ideatore, curatore e coordinatore del progetto, che appare sul mercato editoriale in occasione del decennale della morte di Léo, è Mauro Macario, poeta e regista che è legato a Ferré da un amore pluridecennale. Fra i traduttori che figurano in questa raccolta Giuseppe Gennari, presidente del Centro Léo Ferré, Guido Armellini, Enrico Medail, Francesco Tranquilli. Proprio quest’ultimo e Giuseppe Gennari condurranno l’incontro e leggeranno alcuni passaggi del libro, alternandoli con proiezioni di rari video di Léo.
Ad aggiungere una dimensione teatrale alla presentazione dell’antologia è prevista la partecipazione di Piergiorgio Cinì del Laboratorio Teatrale “Re Nudo” che interpreterà brani da “Alma Matrix”, una delle opere più carnali e insieme tenere di Ferré, dedicata al sesso femminile.
La rivolta che Léo Ferré ha elevato a forma d’arte è stata quella contro i limiti. Come autore di canzoni geniali lo conoscono tutti, ma solo chi parla più che bene il francese può cogliere appieno l’elevatissimo livello poetico dei suoi testi. Ma visto che a Léo la forma canzone non poteva bastare, ha “sconfinato” di continuo nella musica cosiddetta seria, componendo oratori, musica sacra e tante altre opere musicali difficilmente classificabili secondo i canoni accademici.
Ha voluto anche accostarsi da interprete a Beethoven e Ravel impugnando la bacchetta del direttore d’orchestra. E ogni qual volta sentiva il bisogno di liberarsi anche dalle pastoie che la composizione musicale gli imponeva (la tonalità, per esempio), si lanciava in una campo ancora più libero, quello della “scrittura su fogli non pentagrammati”. Guai a dire “letteratura”!
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