Un punto di sutura sulla testa, una ferita sulla fronte, un leggero trauma cranico, uno stato confusionale, diciotto ore trascorse tra autoambulanza, pronto soccorso e astanteria. Per F.B., tifoso rossoblù, il dopo Samb-Teramo non poteva essere peggiore.

Raccontaci cosa è accaduto al termine dell’incontro.
«Ho visto la partita nel settore Distinti; dopo il fischio finale, sono rimasto qualche minuto dentro allo stadio, poi, quando sono uscito, ho visto alla mia destra il cordone della Polizia che proteggeva il settore dei tifosi teramani, mentre c’era gente che lanciava sassi e bottiglie contro di loro».

Sei in grado di stimare il numero di coloro che tiravano oggetti contundenti contro le forze dell’ordine?
«No, anche perché in quel momento l’unico mio pensiero è stato di togliermi da quella situazione. Sono tornato indietro, verso il botteghino della Curva Nord, ma anche lì ho trovato una situazione confusa. Ricordo di aver visto un signore di cinquant’anni che si lamentava perché un celerino aveva colpito con un colpo di manganello la sua auto. Sono allora arretrato fin verso l’Ipsia, dove un lacrimogeno mi è caduto a due metri di distanza. Il fumo mi è arrivato presto negli occhi ed ho iniziato a lacrimare, sono anche cascato a terra per qualche secondo».

A questo punto, quanti minuti erano trascorsi dal momento in cui eri uscito dallo stadio?
«Non mi è facile ricordare: credo dieci, o forse anche venti minuti. Di nuovo, c’erano ragazzi che erano scappati a causa delle prime cariche delle forze dell’ordine, che continuavano a tirare oggetti contro queste. Sono tornato verso nord ancora, di fronte alla Caserma dei Carabinieri in costruzione, ma dal lato opposto della strada, nella zona recentemente ricavata come parcheggio, tra la pista ciclabile e la ferrovia. Qui c’erano con me anche altri signori».

Cosa è successo quando è partita l’ultima carica?
«Ho visto partire una camionetta con i lampeggianti accesi che si dirigeva verso i tifosi. La camionetta si è fermata oltre il dosso e in questo modo i tifosi che erano in mezzo sono stati chiusi anche dall’avanzare dei celerini a piedi. Purtroppo in questo caos ho visto che anche donne, signori anziani e bambini sono stati colpiti dai celerini».

Anche tu, però, non sei stato molto fortunato…
«Verso di me è venuto un celerino che mi ha preso per il collo. A differenza di coloro che stavano tirando oggetti, che avevano il viso coperto, io avevo solo una sciarpetta rossoblù attorno al collo. Ed ero fermo, non stavo scappando. Il celerino mi ha detto: “Vieni con me”, e io ho risposto: “Non ho fatto niente”. Mi sono girato e per tutta risposta ho ricevuto una manganellata dietro la nuca. Per il colpo mi sono accasciato, e mentre ero in ginocchio mi ha colpito vicino alla spalla, più altri due-tre colpi in testa. Sanguinavo, e allora mi ha portato dall’altra parte della strada, di fronte alla Caserma dei Carabinieri in costruzione, dove c’era un’autoambulanza. Però non sono salito subito. Intorno a me si sono avvicinati sette o al massimo otto celerini che mi hanno detto: “Adesso per ogni sasso che hai tirato ti diamo un calcio”. Io ho risposto: “Basta”, e qualcuno di loro mi ha detto: “Ah, ora dici basta e prima tiri i sassi”. A quel punto mi hanno caricato sull’autoambulanza e sono stato portato al pronto soccorso”.

Quali ferite hai riportato?
«Innanzitutto i medici del pronto soccorso mi hanno dovuto suturare con un punto la ferita che avevo in testa. Poi avevo un gonfiore alla spalla, una ferita sulla fronte, e mi è stato diagnosticato un leggero trauma cranico. Ho anche perso momentaneamente conoscenza, non capivo le parole dei dottori…Dopo le prime cure sono rimasto in astanteria fino al mezzogiorno di lunedì, sotto la sorveglianza dei medici».

Hai denunciato quanto accaduto al Commissariato locale?
«Sì, ho testimoniato quanto avvenuto alla polizia locale, e le mie dichiarazioni sono state messe a verbale. Ho trovato la massima collaborazione, mi hanno chiesto spesso se ero sicuro di ciò che era avvenuto e di descrivere l’accaduto nei minimi particolari».

Sapresti riconoscere il celerino che ti ha colpito?
«Credo proprio di no, perché indossava il casco e la bandana viola. Era coperto e irriconoscibile, come coloro che tiravano i sassi…»

Che idea ti sei fatto di quanto accaduto?
«Secondo me è stata una spiegazione punitiva. Ho sentito alcuni celerini che dicevano “Facciamoli pagare per Pescara”. Capisco che il loro è un lavoro difficile e duro, ma devono mirare ad obiettivi precisi: dovevano prendere soltanto coloro che erano coperti e che tiravano sassi. Ho detto anche questo al Commissariato. Non è giusto che chi non c’entra nulla subisca violenze gratuite. Io sono sempre stato dalla parte delle forze dell’ordine, ma quello che è successo è assurdo. Mi piacerebbe sicuramente che attorno al calcio non ci fosse questa violenza».

Se volete inviare vostre testimonianze su quanto accaduto dopo Samb-Teramo, scrivete a info@sambenedettoggi.it e flamminipp@libero.it.