Oltre due ore di dibattito sulla delibera che dà il via alle procedure di vendita all’asta della farmacia comunale. hanno caratterizzato l’ultima seduta del Consiglio comunale del 2002. Il tema ha visto maggioranza e opposizione su posizioni diametralmente opposte, tanto che, come ha detto il capogruppo Ds Gaspari, questa vicenda “segna uno spartiacque tra noi e voi, nulla potrà più essere come prima”. Da un lato la maggioranza ha spiegato che ci sono servizi pubblici che deve necessariamente gestire l’ente pubblico e altri, come appunto la farmacia, che possono essere erogati con più efficienza dai privati senza danneggiare l’interesse dei cittadini. Dall’altro lato, la minoranza di centrosinistra ha ribadito che questo servizio, ottenuto dopo vent’anni di battaglie politiche e legali, non può essere dato ai privati perché ha un valore sociale che solo il pubblico può continuare ad assicurare.

A sostenere la prima tesi sono intervenuti in tanti. Bianconi (FI) ha ricordato come questa strada sia stata già percorsa in altri Comuni, anche a governo di centrosinistra. Per Bianconi, non c’è pericolo che i servizi vengano a mancare, perché la concorrenza spingerà non solo i futuri proprietari ma anche le altre farmacie ad erogare servizi aggiuntivi per non perdere clientela. Mentre il pericolo di un trasferimento della farmacia al centro commerciale Porto Grande è remoto perché, ha detto Bianconi, “i vincoli tecnici ed economici previsti ne rendono di fatto impossibile il trasferimento”. L’’esponente forzista ha anche spiegato la scarsa economicità della gestione pubblica: la farmacia ha un utile che è circa la metà di quello di analoghe imprese private.

Per Forlì (FI), il Comune ha scelto la strada di “gestire meno e promuovere e programmare di più”. La vendita della farmacia offre notevoli risorse da investire in opere pubbliche per la città e per il quartiere Agraria per le quali, diversamente, sarebbe stato necessario ricorrere a mutui e nuove tasse. Un principio ribadito dall’assessore alle finanze Vignoli che ha detto che questa linea corrisponde al principio del “buon padre di famiglia”: con le alienazioni di beni non più produttivi (l’assessore ha annunciato l’avvio del programma di dismissioni) si faranno opere pubbliche senza nuovi mutui e senza “intaccare le tasche dei cittadini”.

Il Sindaco ha ribadito che la sua Amministrazione “ha scelto un’altra strada rispetto al passato” e ha confermato che l’atto è stato predisposto in modo tale che la farmacia resti nel quartiere Agraria, a cominciare dal fatto che chi comprerà l’attività dovrà anche acquistare l’immobile in cui è ubicata. Felicetti (PRI), tra i promotori della decisione, ha ricordato come il modello a cui ci si è ispirato è quello attuato dalla vecchia giunta di centrosinistra di Bologna e che questo è il momento migliore per vendere, visto che l’inevitabile liberalizzazione del mercato farà scendere di valore il bene. Anche per lui la felice collocazione dell’immobile ne scoraggerà il trasferimento.

Dalle opposizioni le critiche sono state tante e talvolta dai toni molto duri. Merli (DS) ha parlato di “un regalo non alla città, ma a qualcuno della città”, di una scelta “già presa in campagna elettorale” e, prima di abbandonare l’aula al momento del voto, ha consegnato al Sindaco una petizione con 400 firme di residenti nel quartiere Agraria che chiedono il mantenimento in mano pubblica della farmacia. Capriotti (PRC) ha chiesto se, una volta in mano ai privati, la farmacia continuerà ad erogare quei servizi che solo essa offre oggi, come l’aerosol termale (di cui hanno usufruito l’anno scorso ben 3000 persone), le analisi a prezzi bassissimi, la vendita a prezzi scontati del 15% di prodotti per l’infanzia. E ha concluso che l’Amministrazione “non ha a cuore le esigenze delle persone meno fortunate”.

Olivieri (Ds) ha ricordato tutte le dismissioni di servizi effettuate dall’attuale amministrazione accusandola di non avere “il senso del sociale”. Franceschini (DS) ha sostenuto che, in base alla legge, non esiste alcun vincolo al trasferimento della farmacia in altre zone, ha ripercorso le vicende, che, dal 1982 alla fine degli anni ‘90, hanno portato il Comune ad avere la sua farmacia combattendo “lotte durissime con la corporazione dei farmacisti” e ha ricordato che la vecchia amministrazione, per ovviare ai vincoli di legge sulle assunzioni per questo tipo di servizi, aveva in animo di affidare la farmacia ad una gestione mista pubblico – privata, in cui la parte privata sarebbe stata l’Azienda Multiservizi, Spa a capitale interamente pubblico.

Forti critiche anche dal capogruppo della Margherita Di Francesco, che ha attaccato la “visione aziendalistica che caratterizza l’Amministrazione”. Gaspari (DS) ha parlato, riferendosi a questo tema e alla caserma dei Vigili del Fuoco, di “scelte scellerate” ed ha analizzato i presunti ricavi della vendita per affermare che, alla fine, i vantaggi reali sarebbero minimi mentre il Comune continuerebbe ad accollarsi il costo del dipendente a tempo indeterminato e del mutuo acceso per acquistare l’immobile. Per Gaspari sarebbe stato meglio cominciare a vendere altri beni, come l’ultimo piano dell’edificio delle Poste centrali valutato in 500.000 euro. In ogni caso, Gaspari ha annunciato che l’opposizione “contrasterà questa decisione con ogni mezzo legale a disposizione, ravvisandovi dei vizi di illegittimità”.

Alle valutazioni di Gaspari ha risposto l’assessore Vignoli che ha ricordato come nel prezzo a base d’asta (circa 1,6 milioni di euro) non siano comprese le giacenze di magazzino e che, alla fine, destinati i ricavati alla piazza del quartiere Marina di Sotto e alla messa a norma della scuola media “Cappella” (come da programma delle opere pubbliche), resteranno disponibili per altri interventi 300.000 euro. Il punto è passato con i soli voti di maggioranza.

La discussione sulla delibera di adesione del progetto di adozione a distanza di due bambini di Betlemme è stata unificata con quella relativa ad una mozione, presentata dal presidente De Vecchis a nome della conferenza dei capigruppo, per il sostegno ai progetti di aiuto socio sanitario ai bambini dello Zambia e del Madagascar che stanno conducendo due importanti realtà religiose della città, i Frati minori conventuali di S. Antonio e l’Istituto delle Suore Battistine. Su quest’ultima decisione, che impegna la Giunta ad aderire ai progetti dei nostri religiosi, si è registrata l’unanimità dei voti mentre Gaspari ha motivato l’astensione dell’opposizione sul primo progetto sostenendone la scarsa rilevanza, visto che un’adozione a distanza può essere fatta da qualsiasi cittadino, mentre ad una pubblica Amministrazione si deve chiedere di più.

Gli auguri del presidente De Vecchis (che ha auspicato per il 2003 una maggiore partecipazione dei cittadini alla vita politico amministrativa), il ringraziamento del capogruppo Ds Gaspari al lavoro dei dipendenti comunali e l’invito del Sindaco a consiglieri, assessori e cittadini presenti a festeggiare l’arrivo del Natale con un buffet in Sala Giunta hanno concluso la seduta.