Che fine farà la Sentina? Se lo chiedono ormai da anni i cittadini sambenedettesi, che assistono impotenti al progressivo ed inesorabile degrado di quella che viene definita impietosamente l’oasi naturalistica del Piceno. Di ipotesi per il futuro dell’area verde ne sono state fatte tante, ma nessuna di queste è mai divenuta realtà. Ecco un piccolo campionario delle soluzioni prospettate nel corso del tempo da autorevoli esponenti della politica locale: zona di ripopolamento della fauna, area per l’esercizio di attività sportive (tiro con l’arco, golf, ippodromo), zona per addestramento dei cani (senza armi, è ovvio) o per l’insediamento di strutture turistiche a basso impatto ambientale. Può bastare?

Naturalmente lo sterminato campo di ipotesi ha acceso il confronto tra le avverse fazioni politiche: da un lato il centrosinistra ha sempre difeso strenuamente la vocazione naturalistica della Sentina, accusando l’Amministrazione di voler cementificare l’area, dall’altro il centrodestra, pur dicendosi sensibile ai principi ambientalisti, ha cercato soluzioni più ‘produttive’ in prospettiva economica per l’oasi verde. Inutile interrogarsi sui risultati di questo scontro politico: zero assoluto, la Sentina è rimasta terra di nessuno.

Sul destino dell’oasi naturalistica era lecito attendersi qualche indicazione utile dall’Atto di indirizzo per il nuovo Piano Regolatore, preparato dall’Assessore all’urbanistica Sestri, con la supervisione dell’ing.Bellagamba. In realtà, nulla è trapelato dal documento in questione; si è scoperto solo che l’area sarà vincolata e destinata ad ospitare un campo da golf o un ippodromo. Per il resto siamo nel campo delle indiscrezioni: si vocifera di una futura vocazione turistica del perimestro esterno della Sentina con l’intervento di privati. Davvero poco.

A quanto pare, di quest’oscuro progetto non farà parte il Protocollo d’Intesa del ’97 (sacrificato sull’altare delle alleanze politiche della Cdl) tra i comuni di Ascoli, S. Benedetto, Martinsicuro, le province di Ascoli e Teramo e le Regioni Marche ed Abruzzo, documento stilato contro il rischio di edificabilità dell’oasi verde e considerato fino ad oggi l’unico punto fermo nella complessa vicenda della Sentina. Si ricomincia da zero, insomma.