I cancelli del Riviera delle Palme aprono per lui alle 15:44, e lo aspettavamo già da un’ora e mezza, noi cronisti e anche molti tifosi. Questi ultimi, lo accolgono come meglio Gaucci non poteva immaginare: applausi, non caldissimi, ma pur sempre applausi. Però si sentono anche dei fischi, e diverse voci dissonanti. Uno striscione, appeso poco prima, ammonisce: «Sbagliare è umano, perseverare è diabolico». Sagge parole.
Luciano Gaucci è accompagnato dalla compagna Elisabetta Tulliani, presidentessa della Samb, e dal legale Bruno. Vuole parlare con i tifosi e cerca un posto dove poterli raggiungere meglio con la voce. Alla fine, d’obbligo, si mette nello stesso punto dove tre settimane fa un certo Francesco Agnello di Torre Annunziata aveva sciorinato i suoi proclami di una sola notte. Va bene, sono coincidenze.
«Io voglio che avvenga quello che ci siamo detti due anni fa quando sono salito sul muretto…» Stop. Cosa è successo? Parte un applauso nel silenzio. Signori e signore, chi l’ha detto che il calcio non ha più un cuore? Luciano Gaucci si commuove e piange davanti ai tifosi, che naturalmente sono spiazzati da tanta sincerità. Abbiamo contato tre interruzioni del discorso per…commozione.
Lacrime, ci si perdoni, postume? Qualcuno può averlo pensato, ma in questo calcio tutto artificiale e brutto (a partire dalle nuove assurde regole di prevendita, su cui ritorneremo), ci piace pensare che ci sia spazio anche per l’umanità. Domani, vedremo.
«Nella vita si può sbagliare e diciamo che io ho sbagliato. Pensavo che questa società potesse avere un degno successore», continua Gaucci, «ma invece questa persona ha una doppia personalità, una pulita e una no. Quando ci siamo accorti che la situazione era diversa da come l’abbiamo immaginata», dice, attento a non pronunciare il nome dell’Agnello di Torre Annunziata, «ci siamo fermati. Non posso mettere la squadra nelle mani di persone inaffidabili. Per la Samb stiamo facendo tanti sacrifici, mio figlio è all’estero, e allora lunedì ho convocato Colantuono, abbiamo parlato a quattr’occhi…» Secondo stop, Gaucci fatica a riprendere la parola, Elisabetta lo consola. «Gli ho detto» riprende il patron, «sei forte e coraggioso più di me. Dimmi, giurando su te stesso, se noi andiamo o no in Serie B. Mi ha detto di sì. Io non parlo per dire fesserie, in due anni ho ottenuto due promozioni e quest’anno sarà la terza. Ad una condizione: che voi tifosi ci stiate vicini».
Un tifoso si fa sentire: «Noi vogliamo solo rispetto!». Gaucci risponde che «devo chiedere scusa per l’errore ma dovete riconoscere le due promozioni consecutive che ho ottenuto. Quando salii sul muretto e voi ci stavate contestando, vi chiesi soltanto di stare vicini alla squadra».
Una ragazza gli dice che è disposta a perdonarlo, purché vada in tuta e sciarpe rossoblù in Curva. Gaucci risponde in parte. «Verrò a San Benedetto fra due domeniche. I rinforzi? Daremo all’allenatore quello che ci chiederà. Ci vuole la pazienza, non si può andare dai Dilettanti alla Serie A, ci sono dei gradini da superare».
Un pensiero è per la vicenda Indiveri, il portiere del Martina. «I tifosi devono essere vicini alla squadra ma non devono commettere intemperanze. Mi raccomando, se domenica avete intenzione di contestare Indiveri, fatelo civilmente».
«State tranquilli, io sarò sempre con voi e voi dovete stare con la Samb. Io starò qui finché non vi porto in Serie B», conclude. E i tifosi rispolverano un coro che da tempo non cantavano più: “Oh Gaucci portaci…», mentre altri accolgono calorosamente e senza remore i ragazzi della Samb, di ritorno dall’allenamento del giovedì.
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