«Presidente, ma com’è andata questa storia della tentata vendita ad Agnello?». «È una finestra, anzi un finestrino che ormai si è chiuso, definitivamente». «Sì, ma com’è che vi siete conosciuti?». «Mi è stato presentato da miei conoscenti che si dicevano anche suoi amici.. È venuto molte volte a trovarmi nei miei uffici, scendeva da auto lussuose e di grossa cilindrata, sempre diverse».
«Presidente, ci dica la verità, si è fatto ingannare dalle apparenze…». «No, gli chiesi e mi diede delle credenziali, facendomi credere chissà che…». «E lei ci cascò!». «Macché, verificai tutto, persino i dati personali, incredibile, ma coincideva tutto …». «Embé, presidente, allora come è potuto succedere…».
«È successo che alla fine mi sono accorto quell’Agnello Francesco che fisicamente mi si presentava davanti non era il Francesco Agnello che io credevo che fosse e che dalle mie verifiche risultava avesse tutte le carte in regola». «Presidente, vuol dire che si è trattato di un caso di omonimia?».
«Sì, proprio così, un maledetto caso di omonimia sul quale ha abilmente giocato l’Agnello Francesco che voleva comprare la Samb». E quasi per mettere a tacere la nostra perplessità e fugare le nostre preoccupazioni sul suo senso degli affari («scusi, ma ci sembra il copione di un film di Totò, stavamo per dire), Gaucci taglia corto deciso: «Però me ne sono accorto subito, ho fermato tutto e l’ho mandato a quel paese. La vendita non c’è mai stata, e da lì in poi quello vi ha sempre millantato un acquisto fittizio. Fine della storia».
«Fine della storia sì», concludiamo, «ma ora la Samb?». «Ora intanto domenica, col Martina, mi aspetto la terza vittoria consecutiva dopo quelle col Taranto e col Crotone, perché non ci deve essere un due senza tre. E poi avanti ancora così. Ora redini salde sulla Samb».
Se lo dice Luciano Gaucci in persona…
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