Agnello s’è fatto risentire. Senza passare dalla stampa locale, ovviamente, e sono tredici i giorni di ‘irreperibilità’ che gli abbiamo contato. Ieri Agnello si era recato a Napoli (un tour de force lavorativo molto pressante, evidentemente: nel giro di sei giorni è stato ad Ancona, Londra, Milano e Napoli…) dove oggi, affidandosi ai soliti lanci di agenzia, ha dichiarato di aver espresso a Colantuono «tutta la mia stima e fiducia».
«Sono certo», continua Agnello, «che dopo la vittoria contro il Taranto i nostri rapporti saranno rafforzati». Agnello inoltre afferma di aver parlato con Colantuono già martedì sera, nel corso di una ‘lunga’ discussione.
Ma perché quest’uomo che, a quanto testimoniatoci dal notaio incaricato di rendere valido il suo ingresso in società (non tramite la vendita della Samb ma attraverso un’Assemblea Straordinaria dei soci), non è stato presidente della Sambendettese neanche per un minuto, si ostina a ribadire di esserlo?
Continueremo l’inchiesta “Agnello chi?”, allargandola però ad un altro aspetto: perché il team Gaucci, che è stato sempre il gruppo proprietario della società, continua ad usare il futuro nelle sue dichiarazioni (“tutto s’aggiusterà nel giro di pochi giorni” e compagnia)? Quali e quanti sono i debiti da ripianare, come da ordine del giorno dell’Assemblea Straordinaria dello scorso 23 settembre, pena una procedura penale da affrontare?
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