Si tratta di uno sceneggiato in due puntate in onda domenica e lunedì, su Canale 5, che racconta la vita di San Francesco, il Poverello di Assisi. Nel ruolo del santo un intenso Raoul Bova diretto dal regista Michele Soavi.

La storia è ambientata ad Assisi verso la fine dell’anno 1100, ed una delle prime scene mostra il piccolo Francesco mentre gioca nella piazza del paese con l’amica Chiara. Figlio di un ricco commerciante, Francesco cresce nel benessere e trascorre la maggior parte del tempo in osteria e facendo corse a cavallo con gli amici a differenza di Chiara che si prende amorevolmente cura dei lebbrosi, turbando così l’amico di infanzia. Nel frattempo scoppia la rivolta durante la quale popolo e borghesia cacciano via i nobili: Francesco si schiera dalla parte di questi ultimi nel corso della battaglia tra l’esercito di Perugia e il popolo di Assisi. La crudeltà della guerra e l’orrore della morte si mostrano ai suoi occhi provocando in lui un grande disagio interiore che raggiunge il culmine quando, catturato dai nemici, viene chiuso in prigione. In quei giorni Francesco legge il Vangelo, fa un esame di coscienza e prende atto del suo cambiamento interiore al punto tale che, una volta libero, tutto avrà per lui un significato diverso. Infatti il giovane cambierà radicalmente genere di vita privandosi di ogni bene materiale e, una volta ritrovato l’amico Paolo in un villaggio di lebbrosi correrà ad abbracciarlo senza timore. Francesco ha fatto ormai la sua scelta e la strada da percorrere è senza ritorno.

Nella fiction di Michele Soavi troviamo nei panni – o meglio nel saio – di San Francesco l’attore italiano Raoul Bova, a cui va l’indubbio merito di aver vissuto la parte con grande impegno ed un’intensità emotiva tale da portarlo a digiunare sul serio dimagrendo di ben diciassette chili, leggere un’infinità di libri sulla vita del santo, rinchiudersi per un po’ di tempo in un convento di frati in Umbria. Entusiasta del ruolo, Bova ammette con trasporto che l’interpretazione del santo gli ha cambiato la vita e lo ricondotto ad una maggiore pace con se stesso, recuperando così la ricchezza del dialogo interiore a lungo trascurata per via della sua vita frenetica dovuta ai numerosi impegni di lavoro. Un segno del destino? Forse, non a caso il secondogenito dell’attore si chiama proprio Francesco ed è nato la notte del tre ottobre, giorno in cui è morto il santo. E che dire delle dieci colombe bianche che si sono posate sulla finestra della roulotte di Bova nei giorni delle riprese? Suggestioni, non c’è dubbio, ma resta il fatto che la parte “doveva? essere interpretata proprio da lui per una serie di circostanze diverse e per i benefici interiori che sono poi scaturiti nella vita di Raoul.

Altra particolarità del film è costituita dal regista, che per la prima volta si cimenta in una tematica mistica. Michele Soavi, infatti, è noto al pubblico per un genere cinematografico che spazia dall’horror al fantastico fino al poliziesco. Superate le prime perplessità e respirato il clima di Assisi, pervaso dal magnetismo delle reliquie del santo, Soavi si è dichiarato felice di aver portato a termine un compito complesso come quello di rendere sullo schermo la vita di un personaggio straordinario come San Francesco. Il tono usato è da fiaba e il santo appare nelle vesti di un uomo, Francesco appunto, che ripercorre gli episodi storici legati alla sua vita. Pertanto la fiction evita gli orpelli di stile per “smitizzare? la figura del santo senza, però, svilirne il valore. Semmai Francesco appare come una persona carismatica che avvicina l’animo a Dio facendo riscoprire allo spettatore i buoni sentimenti che, molto spesso, vengono compromessi dalla quotidianità. Non a caso Soavi ha recentemente dichiarato che se Francesco fosse vissuto ai nostri tempi molto probabilmente sarebbe stato un barbone. E non si tratta di una provocazione perché, secondo l’ottica del regista, “la povertà non è solo una condizione di umiliazione, ma anche una libera scelta?. Una scelta indubbiamente difficile. Una scelta che un uomo chiamato Francesco ha seguito fino alla fine dei suoi giorni con animo sereno.
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