Il futuro della sanità regionale stuzzica la fantasia dei politici marchigiani. Dopo le ‘chimere’ Trauma Center, Elisoccorso e Centrale operativa del 118, ecco l’ultima ‘bomba’ lanciata di recente dall’assessore provinciale all’ambiente, Marcaccio: un mega-ospedale tra Ascoli e San Benedetto, in grado di concentrare in un’unica struttura tutti i servizi e le alte specializzazioni richiesti dal territorio piceno. Senza dubbio un’ottima idea, ma sembra improbabile ipotizzare la nascita di una struttura così articolata quando ancora non è stato mosso il primo passo verso la riorganizzazione della sanità regionale.
L’ambizioso progetto dell’Ospedale unico del Piceno implicherebbe un impiego di risorse che la crisi finanziaria della sanità marchigiana non consente nemmeno di immaginare. Un’ipotesi ancor meno praticabile se si considera che la mega struttura ospedaliera richiederebbe un’autonomia finanziaria e decisionale che oggi l’Amministrazione provinciale non possiede.
Il destino della sanità marchigiana si ‘giocherà’ sul tavolo della Giunta D’Ambrosio, che si appresta a varare il nuovo Piano Sanitario regionale 2002-2005. Tutto ancora in ballo, insomma. Unico punto fermo per far decollare la nuova riforma sanitaria sarà l’ambizioso modello organizzativo della Asl unica, che sarà affiancata da quattro aziende ospedaliere, una per provincia. Per il resto, il nuovo piano sanitario dovrà provvedere ad avviare un serio progetto di razionalizzazione delle spese e, allo stesso tempo, potenziare i servizi sanitari, distribuendoli equamente sul territorio.
Quali aspettative sarà lecito attendersi per la nostra provincia dalla nuova riforma? Certo, non il ‘sogno’ ospedale unico, ma almeno un’azienda ospedaliera in grado di garantire servizi e specializzazioni adeguati alle necessità di un territorio vasto: il minimo indispensabile, per farla breve. Chiediamo troppo?
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