La Nigeria è un grande paese, ha una società civile vivacissima, il suo mondo culturale e universitario è fra i più attivi in Africa, un suo scrittore è stato insignito del Premio Nobel per la letteratura e un suo cardinale è fra i candidati più autorevoli al papato… Da quando è stato eletto un presidente che gode di consenso all’interno e di un notevole prestigio all’estero, la Nigeria è, con il Sud Africa, uno dei protagonisti più importanti della politica africana e del nuovo progetto di partenariato fra Africa e Europa.

Alla base della ricchezza e dei problemi della Nigeria c’è il petrolio. La Nigeria è il primo produttore di petrolio di tutta l’Africa a sud del Sahara. A partire dagli anni ’50, Shell Nigeria ha estratto una quantità enorme di petrolio dalla regione di insediamento della popolazione Ogoni, nell’area del Delta del Niger. La popolazione Ogoni non solo è stata privata dei profitti derivanti dalle risorse naturali delle sue terre, ma vive ancora in gran parte senza elettricità ed acqua corrente. Inoltre, per effetto dell’attività petrolifera, sia il terreno sia l’acqua sono stati inquinati da oleodotti aperti, fuoriuscite di petrolio e combustione di gas.

Guidato da uno scrittore candidato al Premio Nobel per la pace, Ken Saro-Wiwa, il Mosop (Movimento per la Sopravvivenza del Popolo Ogoni) iniziò a manifestare per ottenere delle riforme e chiese un risarcimento alla Shell. La repressione del governo, allora presieduto dal generale Sani Abacha, fu spietata in termini di uccisioni, arresti e torture soprattutto fra i militanti Ogoni. Il regime non voleva naturalmente mettere a repentaglio la lucrosa rendita petrolifera. Fra Abacha e la Shell esisteva di fatto una complicità che serviva a perpetuare da una parte un potere autoritario e dall’altra uno sfruttamento del territorio fuori dei normali criteri di salvaguardia dell’ambiente. Di fronte al crescere del movimento di protesta, nel 1993 la Shell decise di abbandonare i territori Ogoni, inducendo, per reazione, il regime nigeriano a inviare l’esercito a schiacciare definitivamente gli Ogoni.

Il 10 maggio 1994 Ken Saro-Wiwa dichiarò: “La situazione è grave. L’esercito nigeriano sta per arrestarci e giustiziarci. E tutto per colpa della Shell.” Dodici giorni dopo fu effettivamente arrestato e processato per omicidio: un caso oscuro di violenza all’interno di una convulsa disputa politica. Prima che gli venisse comunicata la sentenza, Saro-Wiwa si rivolse alla corte dicendo: “Io e i miei compagni non siamo i soli sotto processo. Anche la Shell è fra gli imputati. L’azienda è riuscita a sottrarsi a questo processo ma verrà di certo anche per lei il giorno del giudizio.” Il 10 novembre 1995 – nonostante le pressioni della comunità internazionale, inclusi i governi canadese e australiano e, in misura minore, Germania e Francia – il regime militare nigeriano procedette all’esecuzione di Ken Saro-Wiwa e di altri otto leader Ogoni che avevano animato il movimento di resistenza contro la Shell. L’atto provocò un vero e proprio incidente diplomatico mentre in Nigeria si ripetevano le agitazioni e le proteste boicottando i distributori di benzina della Shell. A San Francisco i sostenitori di Greenpeace inscenarono una lugubre rappresentazione dell’impiccagione di Ken Saro-Wiwa facendo penzolare un manifestante dalla torreggiante insegna di una pompa di benzina Shell.

La Shell, alle prese con l’affondamento di una piattaforma petrolifera al largo della costa scozzese, era invischiata contemporaneamente in uno scandalo per la violazione dei diritti umani in Nigeria, dove aveva proceduto anche a licenziare parte del personale che lavorava nei pozzi. Dato che Ken Saro-Wiwa era un poeta e un drammaturgo noto a livello internazionale, della sua tragica vicenda si occupò il Pen Club nel quadro delle sue iniziative a favore della libertà di informazione e dell’arte. Scrittori del calibro del grande commediografo inglese Harold Pinter e di Nadine Gordimer, scrittrice sudafricana vincitrice del Premio Nobel, hanno fatto propria la causa di Ken Saro-Wiwa e del suo diritto di esprimersi liberamente contro la Shell e hanno trasformato la sua persecuzione nel più importante caso di violazione della libertà di espressione dopo la scomunica di Salman Rushdie, dichiarato “infedele” dal governo iraniano che ha persino messo una taglia sulla sua testa. In un articolo sul “New York Times”, la Gordimer ha scritto che acquistare il petrolio nigeriano nell’attuale situazione equivale ad accettare di comprare petrolio in cambio di sangue, il sangue di altri esseri umani, una specie di riscossione della pena di morte a carico dei nigeriani perseguitati.

Ken Saro-Wiwa è stato ucciso perché combatteva per proteggere l’ambiente in cui viveva, un ambiente che racchiudeva in sé molto più del semplice paesaggio fisico saccheggiato e deturpato dall’invasione del delta del Niger da parte della Shell. La persecuzione degli Ogoni, ad opera della Shell con il sostegno del regime militare della Nigeria, è un problema sia di natura ambientale che sociale: è infatti risaputo che le aziende che sfruttano le risorse naturali ridimensionano in fretta i loro principi morali quando si tratta di trivellare e scavare nei paesi del Terzo Mondo.

Nella figura e nell’azione di Saro-Wiwa confluivano ideali quali libertà civile e lotta al razzismo, ambientalismo e lotta al capitalismo, ecologia e diritto al lavoro. Il tondeggiante marchio giallo canarino di Shell, una sorta di Golia contrapposto a Davide,divenne il nemico comune di molti movimenti sparsi per il mondo e di cittadini comuni, al punto che vari governi inserirono il problema nell’agenda della politica internazionale. Ma anche se non è riuscita a tornare nella terra degli Ogoni, la Shell continua le sue attività in altri punti del delta del Niger dando origine a nuove tensioni. I problemi sono quelli di sempre: inquinamento della terra, danni all’industria della pesca, combustione dei gas e delle esplosioni; le popolazioni sono stanche di vivere nella povertà e nel degrado mentre dalle viscere della loro terra ricca di petrolio vengono pompati e portati via profitti colossali.
E’ sempre attuale il monito nel quale Ken Saro-Wiwa ha sintetizzato l’ingiustizia di cui soffre il suo popolo: “Se vai a un distributore di benzina hai a disposizione le attrezzature e le strutture più moderne per fare il pieno della tua auto. Poi arrivi al villaggio più vicino e vedi che mancano cibo e acqua potabile. È da qui che nasce la protesta.”
(da “No Logo – Economia globale e nuova contestazione” di Naomi Klein)