C’erano una volta cinque ragazzi che nelle fredde serate invernali, durante il periodo natalizio, erano soliti riunirsi a casa di Settebello per giocare a carte, fumare, ridere e scrivere canzoni da adattare a basi musicali. Ma il freddo era tanto e con un goccio di vino buono i ragazzi si scaldavano, stimolando così il loro ingegno nel comporre brani sempre più ironici e divertenti. Sono passati circa quattro anni da allora e Stefano D’Angelo (Settebello), Massimo Catasta (Catasma), Gabriele Pica (Pica ’69), Sergio Bovara (Bove Vero), Romolo Talamonti (Rotolo), ovvero i cinque in questione, hanno fondato una band, i “Gran Peneretto del Tronco”, che si esibisce con il supporto musicale de “I Pupazzi”(Stefano Travaglini, Andrea Galosi, Marco Pulcini, Salvatore Palmisio). Con loro collaborano anche Silvia Trasatti, Erika Torzolini (per la cronaca consorte di Rotolo) mentre Fabrizio Puzielli suona il sax. Una realtà variegata ma ben definita che ha dato buoni frutti imponendo i “Gran Peneretto del Tronco” tra i gruppi locali più amati e conosciuti, fino al raggiungimento di un importante traguardo: la realizzazione di “Apprezzo il mio attrezzo”, il loro primo cd ufficiale in vendita dal mese di luglio 2001 a San Benedetto, e registrato presso l’MR Studio di Pedaso. Ricordiamo, inoltre, che i GPDT hanno un sito Internet molto divertente (www.gpdt.it): visitatelo e inviate e-mail, perché saranno gradite e riceverete risposte, ma soprattutto occhio…anzi orecchio agli effetti sonori!
“Gran Peneretto del Tronco”, un nome divertente ma dall’indubbio risvolto sessuale. Come mai?
Il nome è una parodia di San Benedetto del Tronto, ovviamente in senso ironico. E’ un modo per rendere omaggio alla nostra città: Ascoli ha già il suo gruppo demenziale, i “Nerkias”, Macerata ha i “Vincisgrassi”, mentre San Benedetto non aveva nulla nonostante i numerosi spunti umoristici. Ed è stata proprio questa la molla che ci ha spinti a scegliere un nome così insolito, oltre al fatto che il primo cd sperimentale targato GPDT ha avuto buoni risultati ed è stato diffuso persino a Bologna. Tanto valeva mantenere il nome.
E vi ha portato decisamente fortuna, visto che dal cd sperimentale siete passati a quello ufficiale…
E’ vero, infatti molte persone che non conoscevamo canticchiavano già i testi delle nostre canzoni. Quindi il cd sperimentale è andato bene, e dopo una piccola indagine di mercato dalla quale ci siamo resi conto che la spesa per registrare un cd ufficiale era sopportabile, ci siamo decisi. Sono situazioni che non capitano due volte nella vita, così abbiamo tentato. L’idea è partita soprattutto dalla serata finale della II Edizione del Big Match presso il Tara Brooch, che ha decretato la nostra vittoria. Cos’è cambiato? Prima eravamo un gruppo di amici che si divertiva poi, una volta deciso di realizzare un gruppo ufficiale in occasione del concorso, abbiamo fatto un discorso più serio perché si trattava di fare un piccolo investimento. Per mettere in pratica il progetto sono stati utilizzati i soldi della vincita, i nostri risparmi e in parte abbiamo contato sulla sponsorizzazione di Vittoriano, proprietario del Tara Brooch.
I testi delle vostre canzoni sono molto ironici e racchiudono spaccati di vita quotidiana conditi da alcune parole un po’ “forti” che tendono alla metafora piuttosto che alla volgarità. Qual è il messaggio?
E’ importante sottolineare quanto hai appena detto. I testi delle canzoni non sono volgari: se c’è qualche parolaccia è messa al posto giusto e non dà alcun fastidio. Del resto chi abusa delle parole non piace neanche a noi. Detto questo, il messaggio non è solo di matrice sessuale, in quanto i testi delle canzoni racchiudono tutte le esperienze che i ragazzi hanno fatto nel corso dell’adolescenza. Ci scherziamo un po’ su, con molta ironia. Il cavallo di battaglia del cd, ad esempio, è “La giuventò de mò” , un discorso tra persone anziane che commentano i costumi giovanili, quindi un’osservazione personale su come vivono attualmente i giovani. “La bbesctie” parla del tradizionale gioco a carte che è solito riunire molti sambenedettesi nel periodo natalizio, mentre “Il dramma del maiale” ricorda l’usanza del contadino che uccide il maiale tra il mese di dicembre e gennaio. In questo caso ci siamo immedesimati sia nella mente del contadino che del maiale. Trattiamo, quindi, esperienze comuni. Ci guardiamo intorno e raccontiamo a modo nostro.
Vi sentite un po’ i “fratelli minori” di “Elio le Storie Tese”?
Siamo suoi grandissimi estimatori, anche se non ci sentiamo a quell’altezza perché loro sono davvero geniali. Nel nostro piccolo, possiamo definirci gli “Elio le Storie Tese” sambenedettesi. Ma i grandi sono loro.
Come definireste il vostro genere musicale?
La definizione esatta è demenziale, anche se non ci piace tanto come termine. In fondo nei nostri testi non c’è poi così tanta demenza, anzi.
Un vostro parere sul panorama musicale sambenedettese. C’è possibilità di emergere?
Settebello: E’ un discorso serio. Suono da anni con diversi gruppi e in base alle esperienze musicali finora avute posso dire che a San Benedetto ci sono sempre meno possibilità. Il Comune organizza poco o niente e, fatta eccezione per il Rebel, ci sono pochi locali che consentono di suonare. Quindi il campo si restringe ed è un vero peccato. Con “I Pupazzi”, ad esempio, non suono a San Benedetto nemmeno d’estate perché gli chalet propongono il liscio, per cui andiamo a Pescara, Alba Adriatica e dintorni.
Presto però vi vedremo in giro per le Marche…
Sì. Arte Nomade, una società fondata dai “Vincisgrassi” di Macerata, ha realizzato una compilation (“Marca Demente”) che uscirà nei giorni di Pasqua e nella quale sono incluse due nostre canzoni. Per l’occasione Arte Nomade ha organizzato quattro date nei capoluoghi marchigiani durante il periodo estivo. Ci esibiremo nelle piazze dando vita ad uno scambio culturale di musica e dialetti.
Andreste a Sanremo?
Certo, purché non ci chiedano di cambiare nome. Sanremo è una buona vetrina e dà sempre spazio ad una canzone “diversa” dalle altre e a gruppi alternativi come “Elio” e i “Quintorigo”. Del resto c’è gente che partecipa seriamente e, a sua insaputa, propone una canzone demenziale. Quindi perché non andare? Se c’è stato spazio per “trottolino amoroso” ce ne sarà altrettanto per noi! Scherzi a parte, andremo avanti fino a quando ci divertiremo tra di noi. L’entusiasmo è fondamentale.
Un sogno nel cassetto.
Terminare tutti i cd e realizzarne un altro che venda il triplo! Ma soprattutto, restare così come siamo.
Progetti futuri?
Un cd che renda omaggio ai cittadini sambenedettesi. Ci stiamo già guardando intorno e abbiamo in mente alcuni personaggi, quindi occhio ai GPDT! Anche i monumenti ci ispirano parecchio. Lavorare, lavorare, lavorare? Meglio ascoltare la musica dei “Gran Peneretto del Tronco”.
(rositaspinozzi@tin.it)
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